sabato 1 febbraio 2014
​In mostra a  Bologna “La ragazza con l'orecchino di perla". Un incontro con il mito della Golden Age. Da Vermeer a Rembrandt con i capolavori dal Mauritshuis.
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Il mistero Vermeer. Intorno alla figura di Johannes, detto Jan, Vermeer (1632-1675) si addensa in effetti un alone di leggenda, una sorta di storia biografica mai completamente svelata, di vissuto negato e di vuoto cronologico mai del tutto colmato. Uno dei primi a rendersi conto dell’enigmatica e ammaliante bellezza delle opere del pittore olandese fu Marcel Proust. Verso la fine del 1902, l’autore della “Recherche” si reca a Bruges, dove visita la mostra sui primitivi fiamminghi; e, al termine di questo tour culturale, approda all’Aia per esaminare da vicino i quadri di Frans Hals, descritti poi nel racconto del pranzo a casa Guermantes. È qui che scorge per la prima volta “La veduta di Delft” di Vermeer. Da quel momento, confessa, sa “qual è il quadro più bello del mondo”. Quasi un ventennio dopo, all’Exposition hollandaise allestita a Parigi nel 1921, Proust – che ormai esce di rado e si spegnerà da lì a non molto – ritrova “La veduta di Delft” insieme ad altri due dipinti di Vermeer: “La lattaia” e “La ragazza con l’orecchino di perla”. La nitida meraviglia e l’amore incondizionato dello scrittore nei confronti di queste opere non viene meno, tant’è che Bergotte, altro personaggio della “Recherche”, recatosi a una mostra esalerà l’ultimo respiro proprio di fronte a “La veduta di Delft”. Era forse il desiderio recondito ma non troppo dello scrittore, quello di morire dinanzi al “quadro più bello del mondo”. Ma adesso è lei, “La ragazza con l’orecchino di perla” a guadagnarsi gli onori della cronaca, in quanto protagonista assoluta della rassegna “Il mito della Golden Age. Da Vermeer a Rembrandt” in programma dall’8 febbraio al 25 maggio a Bologna, Palazzo Fava. Si tratta di una delle tele più famose e riprodotte al mondo, alla quale è stato attribuito l’appellativo di Monna Lisa olandese per la rinomanza e l’espressione sibillina della ragazza, dallo sguardo vivo e le labbra appena schiuse. Eppure, malgrado la notorietà, anche questo ritratto contribuisce a rinfocolare la leggenda dell’autore. Basti pensare che non arrivano a quaranta le opere di Vermeer presenti nelle maggiori raccolte del pianeta; e che fino al 1866 il suo nome era pressoché sconosciuto. La “Ragazza con l’orecchino di perla” venne acquistata nel 1881 da Arnoldus Andries des Tombe per una cifra irrisoria; nel 1902, alla morte del collezionista, fu lasciata in eredità al museo dell’Aia, il Mauritshuis. Sulla tela aleggia la più classica delle domande: chi era la ragazza lì raffigurata? Altro mistero. C’è chi afferma fosse una seducente fantesca di casa Vermeer, con relativo innamoramento del pittore, come sostenuto nel romanzo best-seller di Tracy Chevalier. Altri ritengono che si tratti di una “tronie”, ossia di un genere pittorico a metà tra il ritratto dal vero e il quadro convenzionale di storia antica. Infatti il soggetto del dipinto realizzato nel 1665, il cui vero titolo è “Fanciulla col turbante”, appare abbigliato in maniera esotica o alla turca, come altre “tronien” eseguite nello stesso periodo. Risulta impossibile pensare però che questa ragazza che ci guarda, voltata di tre quarti verso di noi, non sia esistita davvero, nella sua piena realtà, per essere infine relegata in un mondo vacuo ed eternamente in bilico, composto da simboli e da particolari accesi dallo spiraglio di luce proveniente da una finestra. La mostra di Bologna si concentra sul “Secolo d’oro”, il “Gouden eeuw” olandese, corrispondente all’incirca al 1600: un’epoca testimone di una sorprendente vitalità nell’area dei Paesi Bassi, grazie all’intraprendenza della borghesia mercantile che contribuì allo sviluppo di scienze e arti, dove campeggiava – insieme a quello di Vermeer – il nome di Rembrandt (1606-1669). Che fa comprendere quanto la lezione di Caravaggio non sia passata inosservata neppure qui, al Nord. Presenti a Palazzo Fava, oltre alla “Ragazza”, trentasei opere, tra cui “Diana e le sue ninfe” sempre di Vermeer, quattro Rembrandt, dipinti di Frans Hals e altri. Il percorso espositivo si snoda tra paesaggi, nature morte, ritratti, interni con figure. E’ la prima volta che “La ragazza con l’orecchino di perla” lascia il Mauritshuis chiuso per restauri: e dopo Giappone e Stati Uniti, il capolavoro di Vermeer giunge – unica tappa in Europa – a Bologna. Molti siti web hanno documentato, proprio in questi giorni, l’arrivo del dipinto in terra emiliana. Abbiamo accennato al rapporto Proust e Vermeer; occorre ricordare anche il penetrante saggio di Giuseppe Ungaretti dedicato all’artista, la cui pittura secondo il poeta “si manifesta insolita ai suoi tempi e prima, insolita nei Paesi Bassi e altrove”. Una pittura che, per Ungaretti, trova soltanto un’opera e un nome accostabile: la “Madonna col bambino” di Piero della Francesca. “La ragazza con l'orecchino di perla. Il mito della Golden Age. Da Vermeer a Rembrandt capolavori dal Mauritshuis” Bologna, Palazzo Fava 8 febbraio - 25 maggio 2014 Orario: da lunedì a giovedì: ore 9-20 venerdì e domenica: ore 9-21 sabato: ore 9-22 Prenotazioni: Tel. +39 0422 429999 Fax +39 0422 308272
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