lunedì 20 maggio 2013
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Sulla mitica vetta alpina del Galibier e in mezzo a una nevicata arriva primo il siciliano - nato casualmente a Torino - Giovanni Visconti. Il messinese Vincenzo Nibali ci arriva in maglia rosa e il ragusano Damiano Caruso prova più volte a staccare il gruppo dei migliori per cercare di riagganciare il corregionale in fuga solitaria dalle rampe del Telegraphe. “Marinaio” – di Cesenatico - era anche Marco Pantani, il più forte scalatore degli ultimi cinquant’anni. E il “Pirata” è stato evocato in continuazione dai telecronisti, anche perché il traguardo, anticipato di 4 chilometri rispetto alla vetta a causa della neve, è posto proprio accanto alla stele che lo ricorda, eretta nel punto in cui nel 2008 al Tour de France, scattò per compiere una delle più grandi imprese della storia ciclistica.
Pantani è stato ricordato in continuazione. Troppo. Non perché il campione non lo meritasse, anzi. Marco è stato uno dei più forti corridori di sempre e anche uno dei più grandi, ma tante parole e tanti elogi tardivi sanno un po’ di ipocrisia dopo che era stato messo all’indice e allontanato come un appestato. Era stato lasciato solo come il capro espiatorio di tutti i mali del ciclismo di quell’epoca da dimenticare. Ora tutti a correre a rivalutarlo, opera meritoria e necessaria, ma prima occorrerebbe un mea culpa e spiegare come stavano davvero le cose in quel periodo.
Giovanni Visconti è nato lo stesso giorno di Pantani, lo ricorda lui stesso dopo aver tagliato il traguardo in lacrime. Per lui è l’uscita da un tunnel lungo un anno intero, da quando era stato costretto al ritiro dal Giro del 2012. Un anno di fatica e sacrifici mai ripagati dalla strada, ma lui non si è arreso e con caparbietà è riaffiorato in testa al gruppo. Un grande esempio per chi si lascia vincere dal pessimismo, una delle tante storie umane che la corsa narra lungo la strada.
Nella tappa disputata nonostante le difficoltà meteorologiche – organizzatori da dieci e lode - non si vedono le maglie nere della Sky in testa al gruppo. Il peso della corsa è sulle spalle della Astana, la squadra di Nibali, ma è un peso relativo perché le maglie celesti vanno in testa solo per dovere di firma, anche quando c’è via una fuga: al capoclassifica va bene così, se arrivano i fuggitivi si prendono anche gli abbuoni e li tolgono ai rivali, nel caso dovessero precederlo.
I sei fuggitivi arrivano a guadagnare quasi sette minuti, troppo, se si continua così non si potranno più raggiungere. Ed è qui che si può cogliere uno dei tanti aspetti di una grande corsa a tappe. In testa vanno i corridori della Lotto, imitati poco dopo da quelli della Ag2r, ma mentre questi ultimi hanno un paio di scalatori – Betancur e Pozzovivo - che possono puntare alla vittoria di tappa, i belgi non possono aspirare nemmeno a un piazzamento, allora per chi tirano? Per qualche altro leader che ha bisogno di un rincalzo ai suoi, ovvio. Sono le famose alleanze che si creano sulla strada, cambiali che saranno pagate anche a lunga scadenza.La scalata del Galibier è una lunga raffica di scatti. Partono quelli scivolati dietro in classifica, nel tentativo di recuperare un po’ di terreno, scattano anche quelli che sono ancora giovani e vogliono farsi una reputazione, ma non si muovono gli uomini di classifica. Nessuno ha la forza di attaccare Nibali, così è lui stesso a ribadire la sua superiorità accennando un allungo a 2 chilometri dal traguardo, poi si risiede e gli altri rientrano a fatica. Un vincitore per essere grande non deve infierire sugli sconfitti.
Visconti è davanti, ormai irraggiungibile, i big si affannano a tenere la ruota di Nibali, così la lotta si scatena per la maglia bianca, l’unica ancora incerta, almeno prima delle Dolomiti. Il colombiano Betancur si prende il secondo gradino del podio - per la terza volta - e il candido simbolo dei giovani togliendolo dalle spalle del polacco Majka. Betancur corre per un team francese ma fino a qualche mese fa gareggiava in Italia. Lo abbiamo svezzato e regalato ai francesi: possibile che nessuna delle nostre squadre, sempre alla ricerca di talenti, aveva un posto per lui? Eppure aveva dei grandi numeri e ampi margini di miglioramento. E lo sta confermando. Inoltre, considerando le tante salite che ci sono, può concretamente aspirare a podio già quest’anno.
Ora la carovana resterà sulle montagne francesi per il secondo giorno di riposo. I velocisti, però, sono chiamati a un sovraccarico di allenamento perché il prossimo traguardo è per loro. Gli uomini di classifica potranno rilassarsi fino a giovedì.
L’ordine d’arrivo1. Giovanni Visconti (Ita)2. Carlos Alberto Gomez Betancur (Col) a 42”3. Przemyslaw Niemiec4. Rafal Majka (Pol) 5. Fabio Arevaldo Duarte (Col) La classifica generale1. Vincenzo Nibali (Ita2. Cadel Evans (Aus) a 1'26"3. Rigoberto Uran Uran (Col) a 2'46"4. Mauro Santambrogio (Ita) a 2'47"5. Michele Scarponi (Ita) a 3'53"
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