martedì 9 agosto 2011
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La Serie A minaccia lo stop della 1ª giornata DI LUCA MAZZA È la classica “mina vagante” la mancata firma del contratto collettivo dei calciatori. Se fino a pochi giorni fa la minaccia più se­ria al puntuale inizio del campiona­to di Serie A era rappresentata dagli ef­fetti dello scandalo Calcioscommes­se, adesso la situazione è cambiata. Con un processo sportivo lampo, si prevede infatti che le sentenze defi­nitive possano arrivare entro un paio di settimane al massimo e senza par­ticolari stravolgimenti per i calenda­ri, già stilati, di A e B. Ma i vertici del pallone non avevano fatto i conti con i principali protagonisti del calcio. I giocatori, senza la ratifica dell’accor­do, si dicono pronti a non scendere in campo per la prima giornata del 27 e 28 agosto. Un’intesa di massima tra Lega di A e Aic (Associazione italiana calciatori) era già stata trovata il 30 maggio scor­so. Poi però, al momento della firma, qualcosa è cambiato e le due parti so­no entrate in contrasto. Alla presa di posizione unanime dei giocatori (tut­ti i capitani delle 20 squadre della massima serie hanno sottoscritto la lettera firmata dal presidente dell’Aic Damiano Tommasi) sono seguite le classiche polemiche sui giocatori ric­chi e privilegiati, che non dovrebbe­ro nemmeno pensare all’idea di scio­perare, soprattutto in considerazio­ne delle difficoltà economiche in cui versa attualmente il Paese. In realtà però, secondo quanto so­stengono i calciatori, non si tratta di una questione di soldi ma di diritti. Il pomo della discordia è rappresenta­to infatti dall’articolo 7, ovvero quel­lo sulla gestione dei fuori rosa: gli “in­desiderati” sotto contratto costretti ad allenarsi in disparte rispetto agli altri compagni di squadra. La Lega però non sembra voler cedere sotto questo aspetto, pressata da molte so­cietà, soprattutto di vertice, alle pre­se con un parco giocatori vastissimo e di difficile gestione. Nella loro battaglia gli atleti sembra­no aver trovato come alleati i tecnici. Il presidente dell’Assoallenatori, Ren­zo Ulivieri, comprende le ragioni di chi protesta: «Chi guadagna tanto non deve essere per questo motivo tratta­to come merce - ha detto Ulivieri in­tervenendo alla trasmissione “Non solo sport” sulla Radio Vaticana - . E poi non capisco perché sia stato mes­so tutto in discussione dopo che si e­ra trovato un accordo di massima». Il presidente dell’Assoallenatori la­menta inoltre il mancato coinvolgi­mento della categoria che rappre­senta: «Noi auspichiamo una con­clusione pacifica della questione - ha aggiunto - . Certo ci è dispiaciuto di non essere stati direttamente coin­volti al tavolo della trattativa, anche perché penso che in merito ai fuori rosa il parere dei tecnici abbia un pe­so specifico non indifferente». Dopo lo scontro di due giorni fa, con toni particolarmente accesi da en­trambe le parti, il clima di ieri era cer­tamente più disteso e ora le possibi­lità di arrivare ad un accordo sono au­mentate. Lo stesso Tommasi, pur ri­badendo che quella dei calciatori non è una casta, si è detto ottimista: «Cre­do ci sia tutto il tempo per chiudere il caso prima dell’inizio del campio­nato ». Anche il presidente della Lega di A, Maurizio Beretta, si è mostrato disponibile a un confronto sereno: «Possiamo firmare in qualsiasi mo­mento, lo sciopero non avrebbe sen­so e ci sono tutte le possibilità di evi­tarlo ». L’occasione giusta sembra es­sere l’assemblea in programma il 19 agosto. Nelle ultime ore si sta pen­sando anche di anticipare l’incontro di qualche giorno.

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