domenica 21 luglio 2019
«Un giorno – dissero – ci ringrazierai». Molti padri e madri svegliarono i loro piccoli in piena notte per farli assistere all’evento. Ci insegnarono così a non guardare il dito ma ciò che indica
Foto archivio Ansa

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«Un giorno – dissero – ci ringrazierai» Molti padri e madri svegliarono i loro piccoli in piena notte per farli assistere all’evento Ci insegnarono così a non guardare il dito ma ciò che indica Siamo i bambini della Luna, quelli nati a metà degli anni Sessanta, non prima e non dopo. Solo noi non eravamo ancora così grandi da poter sapere, ma non eravamo più così piccoli da non poter guardare. Per molti di noi la notte della Luna è il primo lucido ricordo della nostra esistenza.

Noi che all’alba del 21 luglio 1969 fummo buttati giù dal letto dai nostri genitori poco prima delle 4.57. Noi che ci trovammo piazzati davanti alla tivù in attesa di due strani individui vestiti di bianco e impacciati nei movimenti, forse due cartoni animati. Eppure capaci di far piangere i nostri genitori, di farli restare a lungo in silenzio (e noi che volevamo solo tornare a letto), infine di farli esplodere in un urlo antico come il mondo.

Un urlo che riassumeva l’attesa di milioni di anni, da quando i primi ominidi iniziarono a desiderare la Luna. Ci dispiace per i nati due o tre anni do- po di noi, che per un soffio hanno mancato l’appuntamento con la storia. Noi potremo sempre dire “c’eravamo” e spesso davanti al volto espressivo della Luna ripensiamo ancora alla frase che fu detta per tenerci svegli: «Un giorno ci ringrazierai». Così mi disse mia madre. Eravamo in Liguria (il profumo della Luna per me è sempre rimasto quello del cocco sulla battigia, della spiaggia ancora colma di bambini – siamo quelli del baby boom –, di Rose rosse per te, di padri al lavoro che arrivavano venerdì sera) e mio padre, che quel 21 luglio compiva gli anni, mi regalò la Luna.

Quella fu la notte in cui gli adulti puntarono l’indice verso il cielo e ci insegnarono a non guardare il dito ma a scrutare oltre. Se davvero su quella Luna che vedevamo nel vuoto gli uomini stavano passeggiando, fin dove saremmo arrivati poi? E se davvero da lassù a tramontare e a sorgere eravamo noi ( Terra crescente, Terra calante, notte di Terra piena...), dov’era la verità? Da quel momento fu lecito spaziare, imparammo a riconoscere Marte e Cassiopea, capimmo che la Via Lattea, apparentemente così lontana da sembrare polvere di stelle, era solo una spirale della nostra stessa galassia. Così scoprimmo l’infinito. «Un giorno ci ringrazierai». Mezzo secolo dopo siamo qui a farlo.

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