giovedì 13 giugno 2019
A 60 anni dalla morte e a 100 dall’appello "ai liberi e forti" la città di Caltagirone ricorda l’attualità del suo illustre concittadino. Parla il presidente Nicola Antonetti
Don Luigi Sturzo, sacerdote e politico (1871 - 1959)

Don Luigi Sturzo, sacerdote e politico (1871 - 1959)

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Questo fine settimana Caltagirone, in onore di don Luigi Sturzo, tornerà sotto i riflettori di tutta Italia. Studiosi, esperti, leader dell’associazionismo cattolico si riuniranno per ricercare dal suo insegnamento 'L’attualità di un impegno nuovo”, a 60 anni dalla sua morte ma soprattutto nel centenario dal suo appello ai liberi e forti. Un appello poco ascoltato al tempo, da un Paese che piomberà nel giro di pochi anni nel baratro della dittatura, della fine delle libertà civili, fino alle ignobili leggi razziali, e all’orrore della guerra. Don Sturzo, per il quale è stato aperto il processo di canonizzazione, pagò ben presto in prima persona, condannato all’esilio nell’ottobre del 1924. «Un esempio di carità politica» e di «corrispondenza tra fede e impegno politico, un modello da imitare, per i sacerdoti e per tutti i credenti», lo definisce monsignor Calogero Peri, che da vescovo di Caltagirone farà domani gli onori di casa. Si partirà dal messaggio di papa Francesco e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a testimoniare la gratitudine ai massimi livelli che la Chiesa e lo Stato italiano riservano alla memoria del grande sacerdote e politico siciliano. In tempi di populismo c’è ancora tanto bisogno del suo popolarismo. «Oggi, a distanza di cento anni, questo appello risuona nell’animo di quanti hanno a cuore le sorti del Paese, ancora una volta lacerato e diviso», ha detto il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, nel centenario dell’Appello ai liberi e forti lanciato il 18 gennaio 1919. Il presidente dell’Istituto Sturzo, Nicola Antonetti, è uno dei promotori dell’incontro: «Verranno discussi uno per uno i punti del programma del partito popolare. Un lavoro condotto da docenti ed esperti in dodici gruppi di studio, che verrà riportato a un uditorio composto soprattutto di giovani, amministratori e politici, convocati simbolicamente nella città natale del sacerdote e politico siciliano. Il nostro – spiega Antonetti – non vuole essere solo un approfondimento di natura storica, ma l’apertura di una riflessione con tanti riferimenti di attualità. Dal problema della pace, ai rapporti Stato-Chiesa, ai problemi dell’autonomia regionale. Sturzo fu un convinto federalista, ma l’autonomia non può essere un tema usato per fra saltare l’unità e l’uguaglianza che sono alla base della nostra costituzione. Alla fine ci sarà una seduta plenaria in cui questi temi saranno affrontati assieme per valutare una possibile praticabilità, oggi, delle indicazioni politiche di Sturzo. L’obiettivo è soprattutto quello di trarne qualche frutto formativo per le giovani generazioni».

Dal centenario del celebre appello a oggi c’è stato di mezzo un importante appuntamento elettorale che, si temeva, avrebbe potuto segnare anche una vera e propria implosione del progetto europeo. Così non è stato: le forze cosiddette 'sovraniste' sono ben lontane dal poter fare maggioranza a Strasburgo e anche una alleanza popolar-populista (immaginata ipotizzando uno snaturamento della formazione, il Ppe, che si richiama al partito popolare sturziano) è ben lontana dall’avere i numeri. Tuttavia, proprio dall’Italia arriva una spinta di segno opposto all’ideale di Sturzo, mentre pochi sono i rappresentanti italiani eletti che si richiamano esplicitamente a quel filone politico. Qualcosa di simile è avvenuto in Francia, dove Antonetti si è recato martedì per partecipare a un incontro promosso dall’Istituto italiano di cultura di Parigi, proprio per ricordare i rapporti di Sturzo, esule a Parigi (dopo esserlo stato a Londra, e prima di andare a New York) con l’antifascismo popolare di Francesco Luigi Ferrari, avvocato e giornalista modenese e Giuseppe Donati, fondatore del Popolo, morti entrambi in esilio nella capitale francese. Proprio a Parigi, ricorda Antonetti, Sturzo tenne da esule una conferenza, nell’ottobre del 1925, per tracciare una prima analisi sulle origini del fascismo. «Già dagli anni ’30 sostenne che solo gli Stati Uniti d’Europa avrebbero potuto evitare una linea di conflitto globale e la guerra fredda, che poi abbiamo avuto, fra Est e Ovest. Ma Sturzo soprattutto ci ricorda, oggi, che senza un’unificazione europea, l’Italia, soggetto economico piccolo e debole, rischia di scomparire di fronte alla grande rivoluzione commerciale e industriale in atto a livello mondiale». Il sovranismo, in questo quadro, guardando a Sturzo, si presenta come una politica senza prospettiva. «E se aggiungiamo, ora, l’invecchiamento in atto in Italia in confronto alle popolazioni africane e asiatiche, noi abbiamo il quadro di un Paese che se si chiude in sé stesso rischia di inabissarsi. Un rischio che chi fa politica - Sturzo o non Sturzo - dovrebbe aver presente». C’è semmai, sostiene Antonetti, «una tradizione culturale democratica, liberale, profondamente legata ai principi del cristianesimo, che non si può disperdere, ma è da esprimere per intero in una Europa rinnovata nelle sue istituzioni ».

Il primo insegnamento che ne deriva, è il realismo: «Col debito che abbiamo, e con la procedura di infrazione che abbiamo in corso, rischiamo di restare fuori dai giochi». Nel parallelismo con la Francia la situzione italiana è molto più preoccupante, «perché al di là dei consensi raggiunti dai nazionalisti, in Francia esiste un civismo europeo che in Italia si va smarrendo. Come diceva Samuel Johnson 'Il patriottismo è l’estremo rifugio delle canaglie', e noi ci stiamo rifugiando in esso». avverte Antonetti. «I nostri partiti di governo sono fuori dalle famiglie europee. Oggi, il vero problema è diventato l’Italia, e dobbiamo augurarci che nessuno se ne voglia liberare».

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