domenica 10 maggio 2009
Brian May e Roger Taylor a Milano per le audizioni del cast «Col vostro Paese c’è sempre stato un rapporto meraviglioso»
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Dopo sette anni di successi in quattordici Paesi e otto milioni di spettatori il mu­sical dei Queen, We will rock you, sbarca in Italia. Voci insistenti as­sicurano che è già pronto un se­condo capitolo ma finché gli in­cassi del primo saranno così co­piosi, ben difficilmente i Queen e la Tribeca Theatrical Produc­tion di Robert De Niro si decide­ranno a vararlo. Prova ne sia che tanto Brian May quanto Roger Taylor, di passaggio a Milano per verificare personalmente la pro­duzione italiana attesa al debut­to il 4 dicembre all’Allianz Teatro di Assago, si tengono a debita di­stanza dall’argomento, preferen­do spendersi in elogi per i loro partner italiani, vale a dire il re­gista Maurizio Colombi, e il pro­duttore Claudio Trotta. « Pochi paesi al mondo amano i Queen come l’Italia e questo ci rende fi­duciosi sul buon esito dello spet­tacolo, come indica la reazione esplosiva alle sedute di casting » spiega Brian May, parlando degli oltre mille candidati che si sono presentati alle selezioni di Mila­no e di Roma. « Alla scrematura finale abbiamo voluto assistere personalmente e ci siamo resi conto che questo paese è pieno di talenti » . Un discorso che va oltre la corni­ce milanese dell’evento che nei piani della produzione dovrebbe poi proseguire il suo cammino al Gran Teatro di Roma e poi nei pa­lasport. Il teatro musicale ha pe­scato a piene mani nei grandi re­pertori del rock, a cominciare da quelli di Billy Joel o Rod Stewart, ma nessuno ha incontrato il suc­cesso della produzione di May, Taylor e De Niro. «È dall’ormai lontanissimo ’ 86 che pensavamo di riunire i nostri successi in uno spettacolo teatrale, ma all’inizio la storia avrebbe dovuto riguar­dare la vita di Freddie e non fun­zionava » racconta May. « Quando Ben Elton invece ci ha proposto di sposare la nostra musica ad un suo soggetto originale consen­tendo così nelle canzoni di non guardare al passato ma al futuro tutto ci è sembrato quadrare » . E Taylor precisa: « La difficoltà più grossa è stato creare un musical che avesse i tempi e l’urgenza del rock. Con tutto il rispetto, non vo­levamo fosse una cosa stile My fair lady». Entrambi dicono di non aver mai pensato ad un ruo­lo d’interpreti. « Il mondo è già abbastanza pieno di rockstar che pretendono di recitare » sibila ta­gliente Taylor, mentre May assi­cura di carezzare altri progetti: intanto un libro sulla fotografia e poi un altro album dei Queen. Nato a Londra nel pieno dell’era Blair, il musical arriverà sulle sce­ne ( recitato in italiano ma canta­to in inglese) con alcuni aggior­namenti e qualche riferimento ad icone del rock’n’roll nostrano, prima fra tutte Adriano Celenta­no. Pure l’abbattimento dello sta­dio di Wembley che fa da sfondo alla vicenda potrebbe essere so­stituito con quello del Rolling Stone, il locale milanese che ieri ha chiuso i battenti ospitando proprio la conferenza stampa dei Queen e strappando a May un a­maro commento: « se ne va un lo­cale storico, ma sono convinto che il rock sopravviverà anche qui » .
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