venerdì 12 novembre 2010
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Gaza è uno di quei posti che all’opinione pubblica tendenzialmente sembra un buco nero di problemi irrisolvibili: con le sue guerre, i suoi estremismi, l’embargo, le fiammate di violenza che esplodono all’improvviso. Forse, però, per cambiare almeno un po’ il punto di vista, basterebbe partire da un dato che raramente si cita: nel milione e mezzo di suoi abitanti la metà sono minori, con un’età media che si aggira intorno ai diciassette anni.A offrire un’ottima occasione per guardare anche a questo volto di Gaza è l’Accademia dei Lincei che oggi a Roma – nella cornice solenne dell’inaugurazione dell’anno accademico – consegnerà il premio "Antonio Feltrinelli" al Remedial Education Center, un’Ong che in questo lembo di terra, così afflitto da gravi problemi, prova a stare accanto ai bambini. Soprattutto a quelli colpiti nel corpo e nella psiche dalle conseguenze della guerra. A ritirare il prestigioso riconoscimento - che comprende anche un assegno da duecentocinquantamila euro – oggi a Roma ci sarà il dottor Hussam Hamdouna, psichiatra, che è il direttore generale di questa realtà che opera con il sostegno di tante associazioni italiane e del dipartimento per la Cooperazione allo sviluppo del nostro ministero degli Esteri.Il Remedial Educational Center è una realtà nata nel 1993 e ha il suo epicentro a Jabalya, la cittadina del nord della Striscia sede di uno dei più grandi campi profughi gestiti dall’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi. La data è importante: come tante delle Ong palestinesi anche questa è nata durante gli anni degli Accordi di Oslo, quando sembrava iniziato il cammino verso la pace. Dare il via a un centro educativo sembrava un modo per rendere anche i ragazzi protagonisti di questa stagione nuova.Come tutti sappiamo, le cose, in realtà, sono andate in maniera opposta e l’Ong fondata dal dottor Hamdouna si è trovata a fare i conti con altri tipi di problemi: vivere da bambini in un teatro di guerra e – da qualche anno – anche con il dramma di un mondo ristretto entro i confini di un’area di trecentosessanta chilometri quadrati. In questo contesto il Remedial Educational Center promuove iniziative di sostegno scolastico (sono circa trecento i bambini con difficoltà di apprendimento seguiti), attività ricreative, campi estivi, laboratori musicali: tutto ciò che a ogni latitudine si fa per scommettere sul futuro dei ragazzi. «Per noi – ha raccontato in un’intervista Hamdouna – non è sufficiente dire che ogni bambino dovrebbe avere il diritto di andare a scuola. Noi pensiamo che per rispettare il diritto all’educazione occorra garantire una scuola di alta qualità, una scuola che rispetti le differenze e i differenti bisogni di ogni bambino, specialmente di quelli più svantaggiati».Non va però dimenticato che quella intorno ai minori a Gaza è una sfida che si colloca dentro un dramma. Di Hamdouna a molti sono rimaste impresse le parole pronunciate venti mesi fa, durante i giorni terribili dell’Operazione Piombo fuso: «Sarò franco e diretto – disse in quelle ore da Jabalya –: la violenza porta violenza, danni alla psiche difficili da gestire. Tutte le persone qui hanno traumi dovuti ai conflitti vissuti, ai bombardamenti, alla paura; parlo di bambini che seguiteranno a bagnare il letto per anni, che non riescono più a dormire da soli, che saranno pieni di odio e violenza, che non riescono ad andare bene a scuola». È proprio al superamento di questi traumi che – in una situazione politica tuttora problematica – il Remedial Educational Center continua a lavorare.
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