sabato 7 dicembre 2013
Una piazza blindata per ragioni di sicurezza fuori, dentro un parterre di autorità e vip. E poi la musica.
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Una piazza blindata per ragioni di sicurezza fuori, dentro un parterre di autorità e vip. E poi la musica. È andato di nuovo in scena a Milano il rito collettivo della prima del Teatro alla Scala, evento a sé per la capacità di attrarre un’attenzione fuori ogni misura. In cartellone, per la direzione di Daniele Gatti, è La Traviata, forse il titolo più popolare di Giuseppe Verdi, certamente il più eseguito in tutto il mondo. "Stasera cade un tabù – aveva in giornata detto il sovrintendente scaligero ormai uscente Stephane Lissner - per la prima volta si fa La Traviata per aprire la stagione”. Anche se poi i loggionisti non hanno perdonato al regista russo Dmitri Tcherniakov una regia fuori dagli schemi classici, ma capace di mettere a nudo lati più crudeli e insospettabili della storia. Intanto fuori non si è sfatato quello delle proteste, anche se quest’anno sono state decisamente più blande rispetto al solito. Già nelle prime ore del pomeriggio nella sottile striscia di spazio tra palazzo Marino e il monumento a Leonardo, l’unico accessibile dalla Galleria, il sindacato di base Cub ha allestito un palco per una “contro-opera” dal titolo “La Traviata Italia” mentre manifestanti del centro sociale Cantiere hanno attaccato decine di striscioni. All’interno, invece, un lungo applauso e un minuto di silenzio hanno accolto la scelta, annunciata da Gatti prima di suonare l’Inno di Mameli, di dedicare la serata a Nelson Mandela. Nel palco reale del teatro del Piermarini sono seduti il capo dello Stato Giorgio Napolitano, il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, il presidente del Senato Piero Grasso (mentre quello della Camera Laura Boldrini, ha annullato l'appuntamento nelle ultime ore) e il sindaco di Milano Giuliano Pisapia. In sala anche il ministro dei beni culturali, Massimo Bray, e quello della Difesa, Mario Mauro. Il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri è invece tra i detenuti del carcere di San Vittore. Sul palco c’erano il soprano Diana Damrau nei panni di Violetta, accolta all’uscita sul palco da una vera ovazione. Qualche dissenso per l’Alfredo Germont del tenore Piotr Beczala. Applausi e fiori per Daniele Gatti, mentre fischi e buu piovono su Tcherniakov, unica nota stonata negli undici minuti di applausi che hanno salutato al termine la rappresentazione. In programma ancora sei repliche, fino al 3 gennaio.
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