venerdì 16 dicembre 2011
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​Erano 44 anni che Gesù Bambino non nasceva più a Barbiana: esattamente da quando morì il parroco-maestro che della canonica sperduta tra i monti del Mugello fu l’ultimo abitante. Ma domenica un presepio tornerà ad essere allestito nei locali della scuoletta divenuta famosa nel mondo, e tuttora meta per migliaia di pellegrini riconoscenti all’autore di Lettera a una professoressa. Il presepio di don Milani: «Quest’anno Gesù bambino nasce anche a Barbiana, nell’officina dove il Priore formava i suoi ragazzi al lavoro», annuncia infatti il comunicato stampa della Fondazione intitolata al celeberrimo sacerdote ed educatore. E pare davvero che Michele Gesualdi – il quale di quei «ragazzi» è senz’altro tra i primi – abbia avuto un’altra idea giusta: non tanto mantenere come museo dei ricordi la remota località dove don Lorenzo visse un fecondissimo esilio tra il 1954 e la morte, nel 1967, ma lavorare perché da essa venga rilanciato verso il futuro e in modi nuovi il messaggio durevole del prete fiorentino. In base a questa filosofia, l’anno scorso si era inaugurato il percorso della Costituzione; quest’anno invece ecco il «presepe per il lavoro». Sì, perché la classica scena della Natività – la quale peraltro tanto tradizionale non sarà, visto che è stata affidata all’originalità di un’associazione del modenese – verrà allestita nella sala che fu l’officina della scuola di Barbiana (una delle caratteristiche della didattica milaniana era appunto un passaggio molto diretto dalla teoria alla pratica) e sarà circondata da pannelli illustrativi sul mondo del lavoro: dalla disoccupazione allo sfruttamento, dalle fabbriche in crisi sulla porta di casa nostra al lavoro minorile nel terzo mondo. Anzi, simbolicamente Gesualdi – che è stato sindacalista, prima di diventare presidente della Provincia di Firenze per parecchi anni – dedica il nuovo presepe a una vertenza concreta, quella che non farà passare un Natale tranquillo a 375 operai della ex Electrolux di Scandicci. Messo così, il messaggio sicuramente sarebbe stato caro al Priore, che sul lavoro ha scritto pagine bellissime e acute sia nelle sue lettere, sia in Esperienze pastorali. I pannelli introduttivi al presepe di Barbiana rincareranno poi la dose con la testimonianza di un’altra grande anima nella stagione d’oro del cattolicesimo fiorentino, Giorgio La Pira: il «sindaco santo» di cui si ricorda lo strenuo prodigarsi nella crisi della Nuova Pignone. Si incroceranno inoltre le voci «laiche» di sindacalisti come Di Vittorio e Pastore o presidenti quali Pertini ed Einaudi, insieme a brani tratti dalle encicliche sociali o dalle parabole del Vangelo. La scena della nascita, invece, vedrà all’intorno una folla di contadini illuminati dalla luce proveniente dalla mangiatoia; che non sarà posta in una grotta, bensì su un ponte – il famoso «ponte di Luciano», fatto costruire da don Milani per permettere a un ragazzo di frequentare la sua scuola, e recentemente restaurato. Allo stesso modo altri oggetti schiettamente «milaniani» – l’astrolabio realizzato dagli allievi di Barbiana con l’ausilio di un professore di astronomia per studiare le stelle; il «santo scolaro», singolare mosaico pure costruito nella scuola e piazzato poi nella chiesetta del Mugello – occhieggeranno qua e là tra pastori e re Magi, secondo il progetto elaborato dal cappuccino Antonello Ferretti, dai volontari della parrocchia Sant’Antonio di Sassuolo (Mo) e dall’associazione di promozione sociale «La Comune del parco di Braida». Un presepio «impegnato», dunque: come usava negli anni Sessanta e Settanta; e non a caso domenica sarà inaugurato alla presenza dei segretari fiorentini delle tre maggiori centrali sindacali italiani. Sarebbe piaciuto a don Milani? Chi lo conosce dagli scritti, direbbe a naso di sì. Parlando con un testimone come Gesualdi affiora per di più un inedito, e forse inatteso, amore del Priore per il presepio tout court. «I primi quattro anni – racconta Michele, che col fratello Francuccio venne praticamente "adottato" da don Milani proprio nei giorni intorno al Natale 1955 – facevamo il presepio vivente nel bosco alla luce delle candele, ispirandoci a quello di san Francesco a Greccio e usando come grotta una capanna che serviva da ricovero per gli animali; don Lorenzo, come al solito, sfruttava l’occasione per farci delle lezioni, in quel caso sulla storicità dei Vangeli». È documentata infatti una lettera del 1955 in cui il Priore scriveva: «Spero di riuscire a fare un bel presepio vivente in quella capannuccia vera che ti feci vedere». Poi invece la sacra rappresentazione venne trasferita nella chiesetta; lì, sotto un altare laterale, don Milani dirigeva la costruzione di un bel presepio, con un sacco di accorgimenti tecnici come le luci e l’acqua che scorreva. Il nuovo presepio attualizzato di Barbiana resterà aperto fino al 30 aprile 2012 e si concluderà con un convegno nazionale sempre sui problemi del lavoro. Ma per il prossimo Natale è già pronta una replica; a tema, questa volta, la selezione scolastica che colpisce tuttora i figli dei più deboli. La professoressa si prepari: riceverà posta da Gesù Bambino.
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