martedì 16 ottobre 2018
Un'iscrizione a carboncino ritrovata nella Regio V di Pompei supporta la teoria che la data dell'eruzione del 79 d.C. fosse a ottobre e non ad agosto
L'iscrizione a carboncino, trovata a Pompei, a supporto della teoria che la data dell'eruzione fosse ad ottobre e non ad agosto (Ansa/Ciro Fusco)

L'iscrizione a carboncino, trovata a Pompei, a supporto della teoria che la data dell'eruzione fosse ad ottobre e non ad agosto (Ansa/Ciro Fusco)

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L'eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei? Forse non fu nell'agosto del 79 d.C. ma nell'ottobre seguente. Gli storici avevano già qualche dubbio, ma un'iscrizione a carboncino ritrovata nella Regio V di Pompei sembra andare a supporto della teoria.

La scritta infatti porta la data del sedicesimo giorno prima delle calende di novembre, corrispondente al 17 ottobre. L'iscrizione appare in un ambiente di una casa che al momento della distruzione era in corso di ristrutturazione, a differenza del resto delle stanze già completamente rinnovate. L'anno non è indicato, ma trattandosi di un carboncino, pigmento fragile ed evanescente che non avrebbe potuto resistere a lungo nel tempo, appare logicamente probabile che si tratti dell'ottobre del 79 d.C., una settimana prima della grande catastrofe che sarebbe, secondo questa ipotesi, avvenuta il 24 ottobre.

Il direttore generale di Pompei Massimo Osanna osserva che molto probabilmente la frase sia di "un operaio buontempone" che ha vergato la scritta "sul muro di una stanza inristrutturazione", all'interno di una frase scherzosa". E aggiunge: "È un pezzo straordinario di Pompei datare finalmente in maniera sicura l'eruzione. Già nell'Ottocento un calco di un ramo che fa bacche in autunno aveva fatto riflettere, oltre al rinvenimento di melograni e di bracieri".

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