domenica 10 agosto 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
«Dare ali alle missioni». Don Paolo Gariglio in Piemonte lo conoscono in tanti, oltre che per la lunga vita (conta 84 primavere) anche per la multiforme attività pastorale: dalla parrocchia per lunghi anni a Nichelino alla scrittura di libri educativi per adolescenti, dalla fondazione di una rinomata scuola professionale alla sua grande passione per il pilotaggio aereo. Il «pastore che vola», lo hanno chiamato spesso: e in effetti don Paolo – che oggi è collaboratore parrocchiale a Nichelino ( To) – è stato forse il primo allievo pilota del dopoguerra a Torino, librandosi per quasi 60 anni ai comandi dei più svariati apparecchi. Ora però don Gariglio preferisce raccontare l’avventura di un altro «Lindbergh dei missionari», ovvero il generale Francesco Brach Papa: un pioniere della nostra aeronautica che dedicò la parte finale della sua straordinaria carriera proprio alla fondazione dell’Aviazione Missionaria Italiana. La storia di questa curiosa iniziativa è narrata in un libro scritto dal sacerdote-pilota a quattro mani con Marco Papa, un esperto di settore che delinea il curriculum militare e sportivo del generale, e arricchito dal materiale iconografico reperito da Massimiliano De Antoni; il tutto per l’editore LoGisma (pp. 166, euro 17).  Brach Papa era un’aquila nata: preso il brevetto a 21 anni nel 1912, neanche un decennio dopo il primo volo dei fratelli Wright, l’anno seguente aveva già conseguito il suo primo record aeronautico (tra altezza e velocità ne supererà ben 49 in carriera) e a 25 anni alla Malpensa era comandante della Difesa aerea di Milano. Istruttore, collaudatore, soldato: Brach Papa pilota il velivolo sul quale siede Gabriele D’Annunzio durante il bombardamento di Pola (1918), compie il primo raid Roma-Parigi senza scalo (1919), partecipa con Italo Balbo alla «Crociera delle capitali europee» nel 1928, vince la competizione aerea della Coppa Baracca... Insomma, un cursus honorum  eccezionale, in cui non sfigura certo la partecipazione alla nascita dell’Aviazione Missionaria. Don Gariglio spiega che l’idea di quest’ultima nacque nel luglio 1956: il sacerdote lo ricorda bene perché l’occasione fu una delle sue prime messe, celebrata proprio per la famiglia del comandante conosciuto tempo prima sui campi di volo di Torino. Nel convito successivo si discorreva anche delle missioni e – tra piloti – si immaginò di poter attrezzare quegli avamposti dell'evangelizzazione con piste d’atterraggio e piccoli aerei, in modo da raggiungere più facilmente luoghi altrimenti quasi inaccessibili. Brach Papa dimostrò subito entusiasmo per l’iniziativa e promise la sua collaborazione (all’epoca era già in congedo dall’aeronautica).  Forte di tale appoggio, don Paolo in effetti si dà da fare e grazie ai suoi contatti aviatorii riesce a radunare un gruppetto di piloti e istruttori interessati a costituire un’associazione avente due scopi: insegnare il volo ai missionari e trovare le risorse per fornirli di apparecchi adatti. All’inizio del 1958 il progetto è pronto, sotto il nome di Centro internazionale di aviazione e motorizzazione missionaria  (Ciamm); trova sede nel vecchio seminario di Torino, ma è sostenuto dall’Aeroclub locale e finanziato dalla Fiat. I primi allievi sono religiosi di vari istituti missionari italiani, comprese due suore piemontesi destinate al Pakistan. L’iniziativa ha successo: nel 1960 i brevettati sono addirittura 21, cui l’arcivescovo Maurilio Fossati in persona appunta l’aquila d’oro sulla tonaca d’ordinanza.  «Basta gettare uno sguardo su un qualsiasi mappamondo – scrive il generale Brach Papa in una lettera d’appoggio – per scoprire numerose e chilometricamente sterminate regioni le quali, se venissero costellate da una serie di piccole 'basi' aeree, dislocate in punti strategici, sarebbero facilmente coperte da una fitta 'maglia' di veloci e tempestive rotte di Missionari volanti... Gli attuali mezzi dell’Aviazione leggera sono di facile pilotaggio, di grande robustezza e di notevole economia d’esercizio... Se il problema verrà studiato a mente aperta, non si potrà non giungere a delle soluzioni positive, vantaggiose alla Chiesa e all’umanità che ancora ignora il messaggio evangelico». Peccato che l’avventura del Ciamm fosse destinata a durare pochi anni ancora, a causa di un’inopportuna decisione di trasferirlo a Roma, nell’illusione che la capitale della cristianità sarebbe stata più comoda per i sacerdoti aspiranti piloti; venne a mancare invece la passione di organizzatori come don Gariglio e Brach Papa... Tuttavia quei primi 25 missionari-piloti hanno poi davvero esercitato la pastorale volante, contagiando e istruendo a loro volta altri religiosi aviatori, costruendo decine di piccole piste soprattutto nei villaggi dell’Africa centrale e in Amazzonia, ma anche pilotando idrovolanti tra le isole della Polinesia. Qualcuno purtroppo è morto in volo, come padre Giuseppe Panizzo del Pime (precipitato nel 1994 durante un temporale in Brasile) e il saveriano fratel Tersilio Pirani, schiantatosi ad appena 35 anni contro una montagna dello Zaire nel 1970; di quest’ultimo i confratelli hanno scritto: «Pirani amava tanto i motori che sembrava li avesse inventati lui. Gli aerei poi sapeva riconoscerli a qualsiasi altezza»... Non a caso un virtuoso della cloche: e nel suo corso, a Torino, il generale Brach Papa l’aveva riconosciuto come allievo prediletto.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: