mercoledì 9 dicembre 2015
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Negli sport invernali nessuno atleta italiano ha vinto quanto lui in Coppa nel Mondo . Nemmeno Alberto Tomba, nemmeno il mito Armin Zöggeler. Patrick Pigneter, 28 anni, da Fiè allo Sciliar/Völs am Schlern (Bolzano), è numeri alla mano lo slittinista più vincente di sempre. Dieci Coppe del Mondo tra singolo e doppio (in coppia con Florian Clara), 74 gare conquistate e nove titoli iridati in bacheca. A dispetto del suo dominio però Patrick, fuori dall’Alto Adige, è quasi uno sconosciuto. Anche perché la sua disciplina, lo slittino su pista naturale («Gareggiamo su strade forestali che vengono chiuse e limitate con protezioni di legno»), non è incluso nel programma delle Olimpiadi invernali, a differenza suo “fratello” su impianti artificiali. Una disciplina che Pigneter ha nel sangue. Letteralmente. «Mio padre – racconta il ragazzo («Non parliamo in tedesco, usiamo l’italiano, voglio impararlo meglio», insiste) – era uno slittinista su pista naturale, ha gareggiato a livello internazionale [vinse nel doppio un titolo mondiale nel 1980 e uno europeo nel 1985, ndr] e io ho cominciato con lui da bambino». Il talento c’è e resiste anche alla (poca) tentazione di passare alla pista artificiale. «Avevo più o meno tredici anni – ricorda Patrick – e i tecnici federali mi avevano fatto fare un paio di discese su un tracciato artificiale, ma non mi piaceva e non ci ho mai riprovato ». Le ragioni dello scarso interesse verso l’altra metà del cielo dello slittino sono diverse. «Per allenarmi sarei dovuto andare lontano perché in Ita- lia non abbiamo grandi impianti – spiega – e poi su pista naturale mi posso allenare quando, come e quanto voglio ». Nel febbraio 2004, a diciassette anni, Patrick esordisce in Coppa del Mondo e neanche un anno dopo conquista alla quarta gara il primo successo. Da lì inizierà l’ascesa che nel 2006 lo porterà a vincere il primo trofeo iridato. Nel 2008 comincerà a farsi notare anche in doppio con il quasi coetaneo Florian Clara. «Abbiamo cominciato quasi per divertirci – racconta Patrick – le prime gare sono andate molto bene, c’era feeling e non abbiamo più smesso».  Tanti titoli, tante gare («Sono praticamente l’unico – dice lo slittinista – a fare due Coppe del Mondo, in singolo e in doppio») e molti sacrifici. «La mia preparazione è lunga – prosegue il ventottenne - d’estate mi tengo in forma con corsa in montagna e mountain bike insieme a tanta palestra. All’inizio dell’autunno cominciamo anche con le slitte a rotelle, poi circa a un mese dall’inizio della Coppa del Mondo facciamo le prime discese con gli slittini sul ghiaccio». Un lungo cammino che Pigneter ha percorso in pratica da dilettante. «Non sono in nessun gruppo sportivo militare – spiega –, la Federazione ci rimborsa quando andiamo in Nazionale, ma io mi mantengo soprattutto con i premi-gara e gli sponsor che mi trovo qui in Südtirol. Con questi soldi mi pago i materiali ma provo anche a guadagnare qualcosa. In estate poi arrotondo lavorando nell’amministrazione dell’impresa di idraulico di mio padre Raimund».  Una situazione particolare che non ha impedito al ragazzo non solo di vincere (e tanto) ma anche di diventare il simbolo di questo sport. Tanto che la Fil, la Federazione internazionale, l’ha scelto nell’estate 2015 come ambasciatore dello slittino su pista naturale. «Sono andato insieme a Matteo Clara [fratello di Florian, ndr] in alcuni Paesi, per esempio la Svezia: abbiamo parlato con chi pratica questo sport e abbiamo fatto lezione ai bambini ». Un’occasione per promuovere la disciplina soprattutto in vista di un possibile inserimento nel programma olimpico. Un’eventualità a cui lo slittinista pensa. Ma non troppo. «Non è una questione sportiva ma politica – conclude Pigneter, che fra pochi giorni inizierà la Coppa del Mondo –: se qualcuno volesse nelle prossime edizioni il nostro sport ci sarebbe. Ma la vedo difficile...».
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