martedì 16 ottobre 2012
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«La musica vera non è intrattenimento né esibizione: ma qualcosa che ha a che fare con la nostra vita. Il fatto che i nostri album del 1972 suonino oggi ancora veri è perché nascevano solo da idee artistiche. Ed è questo quello che possiamo permetterci di dire ai giovani: senza vivere la musica davvero non andrete da nessuna parte, i file Mp3 invecchiano prima dei dischi di quarant’anni fa. Dovete trovare il vostro suono, capire cosa volete raccontare e poi sfuggire dalle sirene dei talent per suonarlo dal vivo. Essere nella musica, non usare la musica per avere qualcosa. Come i jazzisti che non si fanno scrupoli nel partire da piccoli locali per esprimersi». Certo quanto avete appena letto è un virgolettato molto lungo, però è l’unica sintesi completa del pensiero di tre musicisti di 65 anni, Franz Di Cioccio, Franco Mussida e Patrick Djivas, ovvero la Premiata Forneria Marconi. Band che con queste parole presenta, oltre il puro orgoglio, il senso del cofanetto Celebration 1972-2012 in uscita anche in vinile. Il cofanetto ripropone due storici Lp editi esattamente quarant’anni fa, Storia di un minuto (con La carrozza di Hans e Impressioni di Settembre) e Per un amico: cui si aggiungono un cd di inedite incisioni live dal 1985 a oggi («Tra arrangiamenti in evoluzione e la chicca del suonare con Ian Anderson») e un bel libro di Sandro Neri (progetto grafico e copertina di Guido Harari) con fotografie e racconti inediti sulla Pfm nel tempo.I due dischi del ’72 sono pura storia, e di lì non si scappa: «Nel primo coglievamo stilemi classici e li mescolavamo con la tradizione popolare andando oltre le convenzioni della canzone, nel secondo abbiamo provato ad andare anche fuori dai confini: arrivando alle classifiche di Billboard». Ma è quanto si racconta nel libro (e i tre ribadiscono a voce) che rende il progetto testimonianza che merita. Perché «Noi non siamo mai andati incontro al pubblico, solo incontro a noi stessi»: motivo vero per cui suoni e storie di ieri risultano d’esempio per l’oggi ben oltre la musica. Come sottolinea Di Cioccio, infatti, «Noi non abbiamo mai avuto la canzone "giusta", non eravamo carini, ma suonavamo. E la sfida era quella, essere musicisti contro chi voleva solo canzoni normali. Arrivando al primo posto delle classifiche. Quella creatività c’è ancora: i ragazzi devono solo osarla».Un altro valore che dà peso alla storia della Pfm, che non ha remixato gli Lp «per rispetto» (sono rimasterizzati, però) e non li risuonerà live «perché oggi siamo solo in tre» («Ma faremo un "Celebration Day" prima di Natale») è stato il gruppo stesso, come dice Mussida. «Io non avrei mai potuto esprimermi davvero senza la nostra libertà reciproca di poter andare ognuno a fondo delle sue esigenze artistiche. Una libertà lontana dall’individualismo che domina oggi: ma che ci fa essere ancora qui a 65 anni». E Djivas rivela, spiazzando, un ultimo "segreto". «La fortuna nostra fu… non avere un successo continuo in Usa! Perché quando arrivi ai milioni di dollari, non pensi più alla musica: mentre un musicista deve far solo quello. Tanto che la nostra prossima sfida, già in tour, sarà dar fastidio… a Mozart. Per vedere se e quanto un’orchestra possa interagire con il rock».
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