mercoledì 13 luglio 2011
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Ma sarà davvero finita? Così dicono. Eppure pensando all’epilogo della serie cinematografica che ricalca fedelmente quello della saga letteraria, viene da pensare che siamo solo all’inizio. Certo, ci vorrebbe un altro libro. O forse no. Harry Potter e i doni della morte - Parte II che ha solennemente inaugurato ieri il Festival di Giffoni dopo la lunga maratona (ben 18 ore!) delle puntate precedenti e che oggi arriva nelle sale di tutta Italia, è l’ultima avventura del maghetto di Hogwarts e dei suoi amici Ron ed Hermione che in undici anni di sortilegi e incantesimi, a cominciare da La pietra filosofale, abbiamo visto crescere e diventare adulti sul grande schermo. Pronti però ad attraversare ancora una volta quel muro che conduce al misterioso binario 9, non senza inciampi e difficoltà nella vita fuori dal set: Daniel Radcliffe, che dal 2001 agita la bacchetta magica dell’astuto e tormentato Potter, ha confessato di aver avuto problemi con l’alcol, perché insieme alle gioie della celebrità arrivano anche le pressioni psicologiche, spesso insostenibili per attori così giovani. Sempre più cupa, adulta e venata di horror, la pellicola diretta da David Yates, alla sua quarta regia potteriana, limita al minimo l’umorismo che permeava soprattutto le prime avventure dei piccoli maghi e mette in scena come in un film di guerra l’ultima decisiva e dolorosa battaglia di Harry contro Volemort e gli horcrux, che si conclude in maniera epica tra combattimenti con draghi e serpenti, ragni e giganti. Ma scopriremo verità che gettano una luce nuova su fatti accaduti in precedenza e personaggi ancora intrappolati nell’ambiguità, come Albus Silente, ma soprattutto l’inquietante Severus Piton, uno dei grandi eroi della saga. E tra polvere, sangue e lacrime spuntano anche i baci. Luce e tenebre si fronteggiano dunque per l’ultima volta tra le macerie della scuola divenuta campo di battaglia, forse perché è proprio lì che i ragazzi abbandonano l’innocenza dell’infanzia per entrare in una diversa fase della vita, matura e responsabile. Professori e alunni uniti contro il male che arriva dall’esterno, ma anche quello che si nasconde tra le rassicuranti mura dell’istituto di magia. Chi ha ricevuto amore sarà sempre in grado di affrontare le avversità, chi è stato odiato sin da piccolo vivrà nel rancore. Perché il successo della saga (sette libri che hanno venduto 450 milioni di copie e otto film che, per incassi – 7 miliardi di dollari –, hanno superato James Bond) si basa in fondo su elementi forti e semplici: personaggi ben delineati, temi universali come l’eterna lotta tra bene e male, l’amicizia, l’amore, la famiglia, la crescita, la ricerca della propria identità, la perdita, il bisogno di eventi straordinari, la dolcezza delle piccole cose quotidiane. Il tutto mescolato dalla Rowling, autrice dei romanzi, in un mondo capace di essere reale e credibile sin dalla prima immagine e che i fan della saga, compagna di un’intera generazione, non vorranno abbandonare. Non sarà facile però neppure per i giovani protagonisti che, dopo il grande addio, dovranno dimostrare di non essere solo temporanee baby star e di potersi liberare di personaggi tanto fortunati quanto pericolosamente ingombranti. Ancora una volta dobbiamo però sottolineare quanto inutile sia (tranne che per il botteghino, ovviamente) il 3D, in un film pensato e girato con tecniche bidimensionali. Ma questo è tutta un’altra storia.
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