martedì 23 febbraio 2021
Pluralità e complessità sono gli elogi che Francesco Rutelli fa alla sua città in "Tutte le strade partono da Roma". La presentazione con Zuppi e Barbagallo
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Roma è un iperspazio. Quando ci muoviamo attraverso le sue strade attraversiamo ben più delle tre canoniche dimensioni: la vertigine dei secoli qui è la condizione del quotidiano. Sopra e sotto il suolo coesistono e si sovrappongono mondi molteplici. Pluralità e complessità sono gli elogi che Francesco Rutelli fa alla sua città in Tutte le strade partono da Roma (Laterza, pagine 248, euro 16,00), quasi un romanzo d’amore tra storia, arte e ricordi personali, una “guida” che muovendo dal chilometro zero del Marco Aurelio sul Campidoglio si incammina per 28 secoli di attualità.

Il volume è stato oggetto ieri di un dibattito online all’interno dei “Sentieri letterari nella contemporaneità” promossi dagli Ust di Sondrio e Cremona, con gli interventi dell’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi, Sandro Barbagallo (storico dell’arte e responsabile delle Collezioni Storiche dei Musei Vaticani) e lo stesso Rutelli. «È davvero significativo – ha esordito l’ex sindaco capitolino – come “Tutte le strade portano a Roma” sia un motto diffuso in tutte le lingue. Io però non desidero spiegare la cittàmeta, sacra o culturale, ma come dall’esperienza di Roma si possa arrivare in tutti gli angoli del mondo. Gli antichi romani erano pratici: le strade consolari si diramavano per tutta la terra. Che la si ami o si detesti, Roma continua ancora a cambiare il mondo».

Per il cardinale Zuppi, già parroco di Santa Maria in Trastevere, Tutte le strade partono da Roma «è un titolo giustissimo. Vi ho ritrovato tanti luoghi e tante persone. Rutelli è un testimone innamorato di Roma. La scopre e la riscopre continuamente, nelle varie stagioni, sue e della città, senza perdere l’occhio capace di unire pietre e umanità, storia e presente. Un libro che aiuta gli stessi romani a capire Roma, i quali sono i primi a rischiare di viverla da passanti». Un invito dunque «a esercitare la virtù della curiosità» come ricorda Barbagallo. Ad alzare lo sguardo, ma anche ad abbassarlo: «Un buon modo per capire le stratificazioni di Roma è prendere la metro – osserva Rutelli – .A San Giovanni possiamo provare l’esperienza di scendere attraverso tutti i livelli, fino al più antico. Si trovano sculture, argenti ma soprattutto i residui dell’attività produttiva: qui c’erano gli orti di Roma. Su cosa camminiamo? Attraverso cosa camminiamo? Non dobbiamo mai fermarci all’apparenza. Dietro ogni nome, di una via, su una lapide, c’è una storia e con essa la coscienza della dimensione civile, del vivere comune. Questo libro è un parallelo della Scuola di Servizio Civico per i giovani, una scuola di formazione politica senza bandiere, per la collettività».

La città come un libro, la storia maestra di vita? «Sì, ma bisogna andare a scuola e studiare – commenta Zuppi –. Nel libro Rutelli scrive che spesso abbiamo messo le epidemie come note a piè di pagina. La storia ci insegna a contare i nostri giorni e capirli, come dice il salmo. Usciremo migliori da questa pandemia? Se resterà soltanto una nota, no». La cultura e l’arte possono essere un ottimo promemoria: «L’arcangelo Michele in cima Castel Sant’Angelo ricorda la fine miracolosa della peste nel 590 – osserva Barbagallo – una pandemia è associabile al buio della notte. Tutto sembra perduto ma poi c’è una nuova alba. I capolavori nelle chiese di Roma spesso sono testimonianze della speranza di chi ha vissuto la notte della storia e poi ha potuto gioire».

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