sabato 20 dicembre 2008
Il 22 l'anniversario del musicista, ma la tv lo penalizza: niente diretta per l'atteso «Puccini day». Intanto al Covent Garden di Londra andrà in scena «Turandot». Martinez: «Meritava di più: era un genio».
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Se fosse nato in Inghilterra, la tv pubblica gli avrebbe dedicato l'intera programmazione di lunedì 22 dicembre: la Rai lo relega in seconda serata. Se fosse nato in Austria un festival avrebbe messo in scena, nel giro di un mese, tutte le sue opere. Se fosse nato in Germania il più famoso teatro lirico del Paese avrebbe aperto la stagione con un suo melodramma: la Scala ha alzato il sipario su un titolo verdiano. Giacomo Puccini, però, è nato in Italia, verrebbe da commentare con un po' di amaro in bocca. E, per il suo 150° compleanno, che si celebra, appunto, lunedì, deve accontentarsi. Non sembra esserci un gran fermento intorno all'anniversario del musicista che su Internet vanta quasi due milioni di pagine e che ieri, con la sua Bohème, è stato protagonista della singolare protesta dei lavoratori del Regio di Torino che con una prova dell'opera in piazza Castello hanno voluto protestare contro i tagli dei fondi statali alla lirica. Certo, guardando le locandine dei vari Concerti di Natale, il nome di Puccini compare: qualche aria, nel migliore dei casi l'Intermezzo di Manon Lescaut, ma non una pagina che risulterebbe appropriata al periodo come la Messa di Gloria. Eppure il Comitato nazionale celebrazioni pucciniane ha fatto un grande lavoro. Quattro anni di preparazione con concerti della Filarmonica della Scala, mostre, convegni. E poi la festa di lunedì, il Puccini day, come è stato definito, che culminerà alle 21 in un concerto al Teatro del Giglio di Lucca (in platea, però, non ci saranno né Napolitano, né Berlusconi, né il ministro Bondi) con la Royal philharmonic orchestra diretta da Miguel Angel Gomez Martinez. Un modo, spiegano dal Comitato, per sottolineare l'internazionalità di Puccini (tanto più che la Filarmonica della Scala è impegnata a Milano con opere e concerti), ancora oggi celebrato in tutto il mondo. Lunedì al Covent garden di Londra Nicola Luisotti dirigerà la Turandot, capolavoro incompiuto del maestro. E sempre lunedì Woody Allen riceverà a Firenze (prima del concerto con il suo gruppo jazz) il Puccini d'oro per l'allestimento del Gianni Schicchi trasformato dal regista cinematografico, al suo debutto nella lirica a Los Angeles, in un boss mafioso. La festa di Lucca, però, non è riuscita a sbarcare sul servizio radiotelevisivo pubblico: niente diretta, fanno sapere ancora dal Comitato, per una questione di diritti e di palinsesti già occupati. La Rai, però, lunedì alle 23.10 ricorda il compositore con la riproposta di Tosca nei luoghi e nelle ore di Tosca, il film in diretta realizzato nel 1992 da Giuseppe Patroni Griffi (canta Placido Domingo, dirige Zubin Mehta). Domani, invece, alle 23, uno Speciale Tg1 firmato dal regista francese Henri Poulain proporrà un inedito dietro le quinte dell'opera, un viaggio sui luoghi della vita del compositore e un'intervista a Simonetta Puccini, nipote del musicista toscano.IL DIRETTORE MARTINEZ: «MERITAVA DI PIU', ERA UN GENIO»«Ascoltate una qualsiasi opera di Puccini e concentratevi sulle note: capirete che la sua musica è in grado di raccontare tutto ciò che accade sul palcoscenico alla perfezione, ogni sfumatura, ogni dettaglio, tanto che, per assurdo, si potrebbe fare a meno delle parole del libretto». Sta qui secondo Miguel Angel Gomez Martinez la genialità di Giacomo Puccini, «capace di renderlo ancora oggi uno dei musicisti più frequentati e più apprezzati dal pubblico». Il direttore d’orchestra spagnolo lunedì sera sarà sul podio del Teatro del Giglio di Lucca alla guida della Royal philharmonic orchestra di Londra per il concerto che celebra i 150 anni dalla nascita del compositore toscano. Arie d’opera  con le voci di Amarilli Nizza, Maria Luigia Borsi, Marcello Giordani e Giovanni Guagliardo. «Abbiamo voluto ripercorrere tutta la produzione pucciniana, da Le Villi a Turandot».Puccini, maestro Gomez Martinez, ha scritto anche pagine sinfoniche, ma il suo nome è legato quasi esclusivamente all’opera. Come se lo spiega?Perché Puccini è riuscito a fare dell’opera lirica un arte assolutamente completa: note che diventano teatro raccontando la gioia, il dolore, l’amore e la morte. Bohéme e Tosca funzionano ancora oggi perché il compositore ha avuto la capacità di fare le cose nella giusta misura. Un aspetto che ad altri, compresi i musicisti contemporanei, è mancato.Scusi, ma Puccini non fu immune da insuccessi: pensiamo al tonfo alla Scala di «Butterfly». E poi le sue opere giovanili oggi non sono poi così eseguite.E questo è un peccato perché tanto ne Le Villi quanto in Edgar, certo non all’altezza dei capolavori della maturità, si può indovinare la grandezza e il genio che troveremo in Tosca e Turandot.Puccini ha lasciato eredi?Il nome che mi verrebbe da fare è quello di Giancarlo Menotti: aveva uno stile completamente diverso, ma lo stesso modo del musicista toscano di lavorare, di far passare una storia attraverso la musica.Anche le celebrazioni pucciniane sembrano un po’ in tono minore vista la crisi che sta investendo il mondo.Questo, invece, dovrebbe essere un’occasione per ripartire. È proprio in momenti come questi che, accanto alla giusta attenzione ai bisogni materiali, è utile alimentare lo spirito: Puccini e la sua musica possono essere molto utili.
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