mercoledì 31 luglio 2013
Doveva essere il mondiale del divertimento. E invece è diventato quello della rinascita per la campionessa azzurra che, a Barcellona, conquista la seconda medaglia.
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Doveva essere il Mondiale del divertimento. E invece è diventato quello della rinascita per Federica Pellegrini che ha conquistato la medaglia d'argento nei 200 metri stile libero. Da Barcellona a Barcellona, dieci anni in vasca tra trionfi, qualche delusione e attacchi di panico per quei “maledetti” 400 stile libero. Discese e risalite, ardite entrambe, di Federica Pellegrini, una campionessa che sin da bambina aveva scelto il suo simbolo: l'araba fenice, tatuata sul collo a ricordare le eterne rinascite. L'ultima oggi, nella finale dei 200 stile: non doveva neanche gareggiare, è arrivata fino a un argento inatteso e senza allenamento.Cuore, grinta e talento griffati Pellegrini, il talento capace di passare da momenti di esaltazioni pura per le sue epiche vittorie a periodi di sconforto per ko inattesi. Di cambiare quattro allenatori in tre anni, dopo la morte di Castagnetti. Un mix di emozioni che hanno contrassegnato la storia della stella del nuoto azzurro abituata a stupire tutti non solo dentro ma anche fuori dall'acqua, a suon di gossip e tacco “dodici”.Una sali e scendi apparentemente infinito, tra medaglie vinte e perse, amori finiti e ricominciati, per l'atleta veneta, prima italiana ad aver portato a casa una medaglia d'oro nel nuoto ai Giochi olimpici, quella dei 200 stile a Pechino. Campionessa di razza capace di mettersi in luce giovanissima fin dal 2003 quando sbarcò proprio a Barcellona con la nazionale di nuoto maggiore come staffettista e alla fine di quell'anno partecipòagli Europei in vasca corta di Dublino anche nelle gare individuali.   Un carriera passata tra alti e bassi anche con i suoi allenatori tra i quali Alberto Castagnetti era e resta l'uomo capace di domare e guidare la Pellegrini ai suoi più grandi successi. Tecnico con il quale trionfa alle Olimpiadi di Pechino e domina in lungo e in largo i Mondiali di Roma tra ori e primati da mettere nel cassetto dei sogni. Dalle luci della ribalta alla profonda tristezza per la morte nell'ottobre del 2009. Pellegrini ne esce devastata, ma riesce a rialzare la testa continuando la sua striscia di vittorie fino alla rassegna iridata di Shanghai 2011 dove diventa la prima atleta nella storia a conquistare il titolo di 200 e 400 in due diversi Mondiali.  Arriva il maggio 2012, e agli Europei di Budapest è ancora oro nella 4x200 stile libero, bissato due giorni dopo da quello dei 200. Ma c'è anche la delusione dei 400, esclusa dalla finale. Si arriva così alle Olimpiadi di Londra dove sembrano contare più gli spruzzi di gossip che quelli della piscina: è l'ora della più profonda delusione per la campionessa veneta che non va oltre due quinti posti nelle finali dei 200 e 400 stile libero facendosi piovere addosso un mare di critiche. Dopo un tira e molla con la federnuoto la Pellegrini torna adallenarsi con il tecnico francese Philippe Lucas che l'aveva portata ai fasti di Shanghai. Poi, a poche settimane dal Barcellona, la rottura anche con il fidanzato Filippo Magnini.
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