sabato 15 ottobre 2022
L’ex fantasista granata: «Crisi bianconera? Sarei bugiardo a dire che mi spiace Ma sono sempre i giocatori i primi responsabili»
L'ex fantasista del Torino, Eraldo Pecci

L'ex fantasista del Torino, Eraldo Pecci - Ansa/Matteo Bazzi

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«Non ero ancora del Toro e avevo già le corna», scrive Eraldo Pecci nel suo esilarante Il Toro non può perdere (Rizzoli), ricordando di quella sera che, di ritorno dalla licenza militare, trovò la fidanzata in discoteca con un altro. E così, la felicità per la cessione dal Bologna al Torino svanì in un lampo. Ma Pecci, da allora ha fatto spalle grosse e muscoli tenaci, unita a un’ironia rara per il mondo un po’ sgrammaticato del pallone (da ascoltare tutti i venerdì a Atuttocalcio su Rai 2, dopo le 23, con Jacopo Volpi e Sebino Nela). L’Eraldo in campo può vantare anche di essere stato un giovane protagonista del Torino che fece l’ultima impresa tricolore, stagione 1975’76. Perciò, come non domandare a chi è rimasto sempre un cuore Toro, che a quelli della Juventus dava dei “rigatini” – «ma poi con Zoff, Scirea e Cuccureddu si cenava assieme e si giocava a scopone, a casa di Bruno, il macellaio » – , le sue impressioni di ottobre sul campionato giunto alla decima giornata.
Partendo ovviamente dal derby della Mole di oggi (ore 18): da granata doc cosa prova dinanzi al momento nero con poco bianco della Juve?
Beh se dicessi che mi dispiace sarei bugiardo, ma è la legge dello sport. La Juventus da noi ha dominato gli ultimi dieci anni, adesso c’è un problema di ricambio. Ce l’ha il Barcellona, non può avercelo la Juve?
Se però Max Allegri perde anche il derby la maggioranza dei tifosi bianconeri ne chiede l’esonero immediato. È d’accordo?
Non ricordo una Juve che esonera un allenatore in corsa, e poi con un meno 600 milioni a bilancio non penso che al presidente Andrea Agnelli convenga buttarne via altri 50-60 per cambiare un allenatore che tra l’altro è una sua scelta. Comunque Allegri non è “il problema”. Io non conosco un allenatore capace di fare gol, in campo ricordo sempre che vanno i giocatori.
Ma quelli però li schiera il tecnico...
Allegri in estate ha visto che il problema della Juve era il centrocampo, quindi dentro Di Maria e ritorno di Pogba: il primo ha giocato poco poi si è fatto male, il secondo si è fermato subito per infortunio e non si è visto proprio. In difesa ha salutato Chiellini, Bonucci ha un anno in più e Bremer si deve ancora inserire. Se a questo aggiungiamo che i “vecchi” (Cuadrado, Alex Sandro e compagnia...) sono un po’ logori, ecco spiegati i risultati negativi.
Il Toro ha ceduto Belotti e Bremer, eppure arriva all’appuntamento del derby a solo -2 dalla Juve.
Sembra un derby tra “orbi” che proveranno a colpirsi... Il Toro è partito bene, ma adesso si è involuto, non fa gol manco ad “ammazzarlo”. In fase di impostazione fa fatica e io avrei tenuto uno come Mandragora. Juric è bravo? Sta facendo benino, a Verona pareva avesse fatto miracoli, poi quando hanno esonerato Di Francesco ed è arrivato Tudor il suo Verona ha fatto più punti di quello di Juric. Sugli allenatori a me sembra che si vada un po’ per mode, ma la differenza, ripeto, la fanno i giocatori, e chi ha i migliori vince sempre.
I tifosi del Toro stanno ancora aspettando di vincere qualcosa sotto la gestione di Urbano Cairo, intanto sono fermi al suo Toro, quello del presidente Orfeo Pianelli...
Pianelli era prima di tutto un tifoso del Torino, e gli ultimi “presidenti tifosi” in Italia sono stati Moratti e Berlusconi. Adesso esistono solo le proprietà e sono sempre di più quelle straniere, le quali, mettono il business in cima alla loro classifica. Il resto è puro contorno.
Gli americani di Bologna hanno esonerato Sinisa Mihajlovic che lotta contro la leucemia: da ex golden boy rossoblù come ha vissuto la vicenda?
Dispiaciutissimo, ma è anche molto difficile dare un giudizio e non me la sento di essere critico, perché credo che alla fine sia stata una decisione sofferta da entrambe le parti.
Scendiamo a Napoli dove Pecci ha giocato al fianco di Maradona. Secondo Antonio Cassano “El Pibe de Oro” vinceva da solo e al suo fianco aveva una banda di «scarsi, degli scappati di casa» (cito il nobile Cassano).
Purtroppo l’anno del primo scudetto io ero appena “scappato a casa”, tornai al Bologna e non facevo più parte di quella squadra che, la stagione precedente, era già matura per arrivare al traguardo storico. Oltre che ottimi giocatori, quel Napoli era composto da ragazzi con un bagaglio morale e professionale che poi infatti li ha portati a vincere, con Maradona certo, un altro scudetto e una Coppa Uefa.
Il Napoli di Spalletti venticinque anni dopo potrebbe emulare il gruppo maradoniano?
Potrebbe. Ha una squadra ancora più quadrata e più sicura dei propri mezzi e si sono inserite delle individualità notevoli come Kvaratskhelia (scrivilo tu!) e Raspadori. È il nuovo Paolo Rossi? Un po’ ci assomiglia.
Nonostante i Raspadori la Nazionale di Roberto Mancini è fuori dal Mondiale 2022. Che futuro ci dobbiamo aspettare dal calcio azzurro?
Essere usciti per mano, anzi per i piedi della Macedonia del Nord non trova una spiegazione logica. La speranza da qui in avanti è che si possa vedere qualche italiano in più. Domenica scorsa il Toro è partito dal primo minuto con 11 stranieri... Alla Roma di Mourinho va dato atto che con i vari Mancini, Spinazzola, Cristante, Pellegrini, Zaniolo e Belotti bilanciano il gap dell’esterofilia che un po’ ci penalizza. Comunque il “Mancio” può contare su una ventina di azzurri di livello, e quelli forse basteranno per ripartire.

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