venerdì 8 maggio 2020
40 anni fa sulle “Dolomiti del Molise” venne aperto il centro per ricordare le guerre mondiali. «Qui naque il Corpo Italiano di Liberazione: affiancò gli alleati», spiega lo storico M. L. Napolitano
Un gruppo di studenti di diverse nazionalità in visita al Museo di Rocchetta a Volturno

Un gruppo di studenti di diverse nazionalità in visita al Museo di Rocchetta a Volturno - -

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Un laboratorio di Pubblic History che negli anni è diventato il Museo Internazionale delle Guerre Mondiali meta di studiosi, ricercatori e turisti da tutto il mondo. Accade a Rocchetta a Volturno, paese di circa mille abitanti, in provincia di Isernia, in Molise, dove dal 1980 la passione per la storia di Johnny Capone e di Filippo Sparacino si è trasformata in un progetto culturale e scientifico collocato geograficamente lungo i monti delle Mainarde considerate le “Dolomiti del Molise”, per via dei 967 metri del Monte della Rocchetta e degli oltre 1.800 del Monte Marrone. Un luogo da cui partì la controffensiva italiana per respingere le forze d’occupazione nazista nel settore strategico delle Linee “Barbara”, “Victor” e “Bernard”, e della più nota e importante Linea “Gustav”, tutte progettate dai tedeschi per bloccare l’avanzata degli Alleati. «È’ significativo ricordare l’anniversario della fine del Seconda guerra mondiale da questo museo – spiega lo storico Matteo Luigi Napolitano, direttore del Museo, professore all’Università degli Studi del Molise e delegato internazionale del Pontificio istituto di scienze storiche –. Qui ci troviamo nei luoghi in cui nacque il Cil, il Corpo Italiano di Liberazione, che affiancò gli Alleati nella lotta contro i tedeschi. Si deve proprio al Cil il contributo a episodi cruciali della lotta di liberazione in Italia. Chi visita il museo non solo ha la possibilità di toccare con mano documenti e cimeli che hanno scritto la storia del secondo conflitto mondiale, ma comprende immediatamente che in ogni epoca l’umanità è stata vittima di armi sempre più efficienti, in grado di moltiplicare le vittime a ogni nuovo conflitto. L’insegnamento che vogliamo trasmettere è semplicemente quello della nostra Costituzione: il ripudio della guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali. Il 7 maggio del 1945 resta una data storica che richiama alla memoria collettiva la tragicità di quei giorni, ma anche le numerose azioni tese ad aiutare l’Italia ad uscire dal conflitto».

Il museo, che gode il patrocinio dell’Università degli Studi del Molise e della Società Italiana di Storia Militare, è ente socio del-l’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano e collabora inoltre con gli Uffici Storici dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, dell’Aeronautica Militare e della Marina Militare. È ricco di reperti unici e originali «a partire da una porta in legno massello trovata all’ex Comando Militare del Corpo Italiano di Liberazione, impegnato sul fronte delle Mainarde nel 1944 – aggiunge Napolitano –. La porta separava le camerate, e i soldati italiani vi apposero decorazioni, segno del loro passaggio. Ma, sul lato opposto, la porta reca un ritratto di donna realizzato a matita da un artista all’epoca trentenne: era Renato Guttuso, in quegli anni al seguito del Corpo Italiano di Liberazione». Un’opera, quella del pittore siciliano nato a Bagheria che aveva svolto il servizio militare nel 1935 a Milano, che richiama il suo impegno accanto al Cil. «Al disegno di Guttuso si aggiunge un patrimonio inestimabile di opere in gesso, in bronzo e in terracotta del maestroLuigi Venturini, autore de La Musa, esposta al Palazzo della Civiltà Italiana a Roma, del monumento a Gabriele D’Annunzio a Pescara, delle decorazioni per la Basilica di San Giovanni Bosco a Roma, della porta in bronzo della Cattedrale di Reggio Calabria e delle opere per il Palazzo di Giustizia di Palermo – ricorda Napolitano –. Ma ci sono anche dei pezzi d’interesse storico come la Motobomba FFF, nome in codice MB FFF 360, di cui l’Oss, cioè i servizi segreti americani cercarono d’impossessarsi dopo l’8 settembre del ‘43. Ne esistono solo quattro esemplari ma il nostro Museo è attualmente l’unico a esporla, dopo un accuratissimo restauro eseguito dall’Aeronautica Militare».

Un luogo della memoria non solo per i cultori di storia, ma anche per gli studiosi che si fermano nella “sala tecnica” dello spazio museale, l’armeria, in cui si conservano preziosi pezzi che nel mondo detengono solo istituzioni come il Musée de l’Armée aux Invalides a Parigi. Nell’area esterna dedicata all’aviazione è stato collocato un aereo da addestramento Phoenix del 1942, restaurato dal 311° Gruppo del Reparto Sperimentale Volo di Pratica di Mare. «Fra i nostri progetti vi è inoltre l’acquisizione di importanti fondi archivistici, biblioteche ed emeroteche private, oltre che la costituzione di un Centro studi e l’avvio di laboratori di ricerca dedicati soprattutto alle giovani generazioni non solo per far riscoprire la storia della Seconda guerra mondiale, ma anche per approfondirne le numerose sfaccettature – sottolinea Napolitano –. Siamo infatti in procinto di dedicare un padiglione alla Shoah, alla Deportazione e alla Resistenza e abbiamo avviato progetti anche sul periodo della Guerra fredda. A ciò si aggiunge la valorizzazione del territorio con un percorso denominato I sentieri della storia, che coinvolge vari Comuni della provincia d’Isernia al fine di allestire musei civici e percorsi tematici: vi partecipano al momento i comuni d’Isernia, Fornelli, Colli a Volturno, Rocchetta a Volturno, Castel San Vincenzo, Pizzone, Filignano e Cerro a Volturno». Tutti luoghi collegati da un percorso culturale dedicato alla storia italiana e in particolare alla Seconda guerra mondiale e al secondo dopoguerra. Con questi Comuni e con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è stato infatti siglato un un protocollo d’intesa con l’obiettivo di creare un progetto culturale attorno alla “Linea Gustav”.

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