martedì 25 febbraio 2014
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Un pennuto bianco con becco giallo e piedi palmati che ragiona e si comporta come un uomo. È imbranato, iroso, testardo e scansafatiche. Però anche sincero e anticonformista. Veste giubba e berretto alla marinara, ma alle navi preferisce l’amaca o il divano di casa. Dal suo ronf-ronf lo distoglie solo l’avido e tiranno zio Paperone con la solita minaccia: «Vieni con me o ti diseredo, sgrunt!». Allora i due partono con i nipotini per una nuova avventura in mondi lontani alla ricerca di un tesoro, mettendosi – sob sob – regolarmente nei guai. Alla fine saranno proprio i saputelli Qui Quo Qua, seguendo il Manuale delle Giovani Marmotte, a salvare gli scriteriati ziastri da una fine ingloriosa.Paperino compie 80 anni ma non mostra né rughe né acciacchi. Anzi, in questi tempi di crisi planetaria il "papero ribelle" potrebbe diventare addirittura una figura di riferimento per la middle-low class che non vuole essere schiacciata dalla prepotenza dei nuovi ricchi: un anti-eroe capace di scombinare, spesso non volendo, i fondamenti del pur tollerato capitalismo imperante. Una specie di pacifica rivoluzione, la sua – da cittadino senza lavoro e perennemente afflitto dai debiti – che avrebbe come armi (gulp gulp!) solo coraggio, passione per la vita, amore per la famiglia, rispetto per la natura e quella dose di testardaggine necessaria a tirare avanti.E chi non vorrebbe essere oggi, in qualche modo, un Paperinik (l’alter ego di Paperino creato nel 1969 in Italia da Guido Martina, Elisa Penna e Giovan Battista Carpi) che – con le sue scorribande alla Robin Hood – restituisce dignità agli oppressi e alle vittime dell’ingiustizia? Donald Fauntleroy Duck, questo il suo nome americano (Paolino Paperino nella versione made in Italy), fu partorito dalla fantasia di Walt Disney il 13 marzo 1934 e apparve per la prima volta al cinema tre mesi dopo in un cartoon diretto da Wilfred Jackson e intitolato «I due fannulloni». A tratteggiarlo (ma era ancora vagamente antropomorfo, senza parenti e «in bianco e nero») furono le matite del grande Carl Barks, lo stesso cartoonist di Topolino, e Albert Hurter.Nel settembre dello stesso anno, visto il successo del cartone animato, eccolo protagonista della medesima storia (denominata stavolta «Paperino e la gallinella saggia») in una daily strip con Mickey Mouse, a fianco dell’allora più celebre topo scaltro e nemico dei cattivi. Una coppia di eroi destinata, però, subito a sciogliersi. In questa prima avventura lo disegna, insieme con Barks, l’italo-americano Al Taliaferro il quale in seguito, basandosi sulle divertenti sceneggiature di Ted Osborne, gli regalerà un altro tocco di «umanità» mettendone a punto carattere, sentimenti e aspetto fisico. Gli stessi che ci sono stati proposti dagli ottimi traduttori italiani in storie originali spesso ispirate a quelle di marca statunitense.Così, il simpatico arruffone Paperino e il puntiglioso e saccente Topolino si fanno presto simboli dell’America del riscatto, rappresentanti "autorevoli" del popolo a stelle e strisce: durante la Seconda guerra mondiale le vignette settimanali della Disney, ben diverse da quelle degli anni successivi (perché questi fumetti, anche negli Usa, hanno sempre seguito i fatti d’attualità), diventano uno strumento di propaganda anti-nazista e anti-fascista, poi i due personaggi vengono esportati nell’Europa liberata e presentati come una bandiera della cultura americana: oltre a Ombre rosse in pellicola «arrivano i nostri» anche su carta disegnata. In Italia intere generazioni, dal primo dopoguerra agli anni ’90, si sono nutrite dei giornaletti con il papero superstar, Topolini e Albi d’Oro che hanno fatto la gioia di milioni di adolescenti: dalla traduzione del primo "capolavoro" di Barks, «Paperino e l’oro del pirata», a «Paperino nel tempo che fu!», il primo fumetto dove il nostro e i tre nipotini vengono sbalzati nel passato, fino al fantascientificio «Paperobot contro i Paperoidi».Le avventure dei comics toccano di volta in volta l’Egitto dei faraoni, l’antica Grecia, l’Africa nera, il Far West, la misteriosa civiltà degli Incas. Si incontrano i grandi della Storia e si arricchisce il cast: ecco la fidanzata Paperina, Paperon de’ Paperoni con i suoi multiplurimilioni di dollari (è nato nel 1947), Nonna Papera con le torte, il fortunato cugino Gastone, Rockerduck il nemico di Paperone, il geniale Archimede Pitagorico, l’onnisciente professor Pico de Paperis e persino il sanbernardo Bolivar, un cane tra i paperi... Tra gli sceneggiatori eccellenti, Nino Pedrocchi e Cesare Zavattini. Da noi come nel resto del mondo, Paperino appare in Tv, torna più volte sul grande schermo e, ultimamente, diventa un avatar nei videogiochi. È ormai fenomeno di costume. Se non leggenda. Sfortunato, certo, ma vincente. E non poco.
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