martedì 27 ottobre 2009
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Il titolo è, a dir poco, curioso. Lo spettacolo che Marco Paolini propone su La7 lunedì 9 novembre (in prima serata, in diretta dal porto di Taranto) si chiama Miserabili. Io e Margareth Thatcher ed è una ballata (con monologhi, canzoni e brevi narrazioni) che racconta la metamorfosi della società, italiana e non solo, a partire dagli anni ’80 fino ad oggi.Paolini, perché questo titolo? Iniziamo dalla prima parola: miserabili. Sono partito da cinque righe del romanzo di Victor Hugo che fanno gelare il sangue per dare voce al disagio che avevo intorno ma che non riuscivo a definire, dal concetto di miseria non come povertà ma come mancanza di prospettive.In che senso mancanza di prospettive?Non si esce dalla miseria senza qualcosa che la contrasti. Cioè, la speranza. Ma la politica e, soprattutto, l’economia, che si è messa come una specie di pellicola trasparente sulle cose e sulle nostre vite, mancano di speranza perché la traducono in attese e previsioni. Insomma, rispetto al passato, oggi abbiamo più soldi ma non siamo più in grado di coltivare una speranza.Suona molto come il vecchio adagio «Si stava meglio quando si stava peggio»…Non voglio fare il guru, per carità. Con questo spettacolo provo solo a ragionare sulla presunzione nel voler salvare il mondo da parte degli economisti, tralasciando quella parte di noi che non ha a che fare con l’economia. E, ripeto, togliendoci la speranza. Per chi crede c’è la religione, per chi non crede c’è anche la cultura. La paura, l’omofobia, sono tutti sintomi di una miseria culturale che politica ed economia, da sole, non possono affrontare né, tanto meno, risolvere. Le faccio un esempio: gli Americani, eleggendo il presidente Obama, hanno dimostrato di avere la capacità di impegnarsi dietro ad un sogno. E il valore del Nobel per la pace sta proprio in questo: aiutare chi prova a coltivare questa speranza.In tutto questo, cosa c’entra Margareth Thatcher?La Thatcher è l’originale. Il resto sono copie, e parlo, naturalmente, più a livello economico che politico. Lei non è l’autrice di ricette economiche ma un potente amplificatore di teorie economiche che, con lei, sono diventate moda. Se esistesse un’Alta Moda nell’economia, lei sarebbe la stilista più potente. La Thatcher disse: «Non esiste la società. Esistono solo uomini, donne e famiglie». Io dico: stiamo attenti a che le famiglie, da sole, non diventino un ghetto in cui crescere separatamente da tutti gli altri.Perché ha scelto di andare in onda dal porto di Taranto?Perché è un luogo simbolo dei temi affrontati dallo spettacolo. È la porta d’Oriente per lo scambio di merci tra il mercato asiatico e l’Europa.
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