Dalla generazione dei fenomeni ai giovani fenomeni. L’Italvolley maschile si accomoda per la quarta volta sul trono iridato, alzando la coppa del mondo sotto il tetto della Spodek Arena di Katowice. Fefé De Giorgi ha fatto bingo, puntando su un gruppo di ragazzi senza esperienza, ma negli occhi nei quali aveva intravisto la giusta cattiveria e determinazione. Partiti dal fallimento olimpico di Tokyo gli azzurri nel giro di dodici mesi hanno vinto prima l’Europeo (sempre a Katowice) e poi il Mondiale da imbattuti. Sette partite tra Slovenia e Polonia, altrettante vittorie, disintegrando nella fase a eliminazione diretta prima Cuba, poi gli olimpionici della Francia, quindi la Slovenia infine i polacchi nella sfida conclusiva: 3-1, dopo aver perso il set iniziale.
Gli azzurri battono la Polonia per 3-1 nella finale dei Mondiali
I biancorossi puntavano a vincere il terzo titolo di fila, ma sono stati fermati in casa loro, nella bolgia di un palazzetto a forma di astronave eretto ai tempi del Comunismo, da una squadra trascinata in maniera magistrale da Simone Giannelli, il palleggiatore nominato miglior giocatore del torneo. L’altoatesino era uno dei due del gruppo (insieme al centrale Anzani) ad aver già giocato un Mondiale: gli altri dodici erano esordienti. L’alzatore si è preso sulle spalle la responsabilità del sestetto e ha condotto la nave vittoriosamente in porto. A fine agosto il team tricolore era partito silenziosamente in autobus da Milano alla volta di Lubiana, stamani tornerà a bordo di un volo charter della Polonia e sarà ricevuto al Quirinale dal Presidente Mattarella. Ma a dare la dimensione dell’impresa è anche il fatto che la finale sia stata trasmessa su Rai Uno in prima serata e che al momento della premiazione la diretta sia stata in contemporanea anche all’interno della Domenica Sportiva su Rai Due.
Dopo due settimane di silenzio, di colpo i pallavolisti hanno catturato la giusta attenzione, facendo passare in secondo piano anche il calcio. Se lo sono meritato perché in finale sono stati capaci di espugnare il fortino polacco, firmando un’impresa paragonabile a una vittoria dell’Italia pallonara contro il Brasile al Maracanà. Proprio a Rio nel 1990 l’Italia di Velasco aveva conquistato il primo oro iridato battendo Cuba, per poi ripetersi quattro anni più tardi ad Atene contro l’Olanda e nel 1998 a Tokyo contro la Jugoslavia. Erano seguiti ventiquattro anni senza medaglie, spazzati via di colpo in una notte magica. Doveva accomodarsi sulla panchina Ferdinando De Giorgi da Squinzano, palleggiatore di riserva in tutti e tre i trionfi iridati, magistrale vate dei pupilli tricolori nell’avventura attuale.
Da educatore il tecnico pugliese ha messo insieme un gruppo di atleti rampanti, capaci di trasformarsi indossando la casacca della Nazionale. L’opposto Yuri Romanò ha giocato più partite in azzurro che col suo club, a dimostrazione della scommessa vinta da De Giorgi che ha tenuto fuori, anche tra le polemiche, Zaytsev. “Abbiamo fatto qualcosa di incredibile, vicino all’eccezionale, la crescita di questo gruppo è stata davvero notevole, sono contento perché ho avuto una conferma importante delle scelte fatte già due anni fa; spero che questi ragazzi rimangano sempre così e continuino ad avere voglia di fare del loro meglio e di non accontentarsi mai; nello sport è importante voler sempre migliorarsi”, ha commentato De Giorgi, chiamato ora il prossimo anno a difendere l’oro europeo in casa per poi dare l’assalto all’unico titolo che manca nella bacheca azzurra: l’oro a cinque cerchi.
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