sabato 21 dicembre 2013
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C’erano una volta gli stadi di cal­cio stracolmi di tifosi, ammas­sati sulle gradinate in cemento in barba a ogni misura di sicu­rezza. Oggi, invece, l’emorragia degli spettatori è diventata un lento stillicidio. Non bastasse la concorrenza della tv, ad ampliare il vuoto sugli spal­ti ci si mettono anche gli ultrà e le conseguenti de­cisioni del giudice sportivo che chiude una curva dietro l’altra. Atmosfera ben diversa nei palasport dove il nume­ro dei tifosi del basket e del volley continua a cre­scere registrando sempre più spesso il tutto esau­rito. E il tifo da quelle parti è ancora genuino, so­prattutto nella pallavolo. La rivalità, al massimo, si esprime sul campanilismo sempre sul filo dell’iro­nia e i supporter non hanno timore a sedersi uno accanto all’altro a dispetto dei diversi colori delle sciarpe. Certo non mancano le eccezioni, ma sono davvero tali e il popolo dei palasport riesce a tro­vare gli anticorpi al suo interno. Come a Varese, do­ve c’è la tifoseria più intemperante del basket, cre­sciuta sull’esempio degli ultrà del calcio: meno di un mese fa la maggioranza degli spettatori dell’im­pianto di Masnago ha zittito la becera contestazio­ne della 'curva'. Probabilmente è una questione antropologica, de­ve essere diverso veder giocare la palla con le ma­ni anziché con i piedi. Le tribune sono piene di bam­bini e non per riempire degli spazi vuotati dal Giu­dice sportivo. Qui si vedono le famiglie, quelle che il calcio continua a inseguire, ma solo a parole. E i numeri sono davvero importanti, soprattutto se si tiene conto che, a parte qualche eccezione, si gio­ca in provincia e in piccoli impianti, talvolta persi­no incapaci di soddisfare la richiesta di biglietti.È il caso della Lube Macerata, prima e ancora imbat­tuta nel campionato di pallavolo, che al Palasco­della non riesce a far entrare più di 2.200 spettato­ri, molti meno delle richieste, tanto che ha deciso di costruirsi un nuovo impianto a Civitanova, di 4.500 posti, pronto per la prossima stagione, scate­nando pure una 'guerra' di campanile fra le due città che culminerà, sicuramente, con il cambio del­la denominazione geografica. Per avere il pienone qualche volta non occorre nem­meno giocare nella massima categoria. È il caso del­la Fortitudo Bologna, davvero esemplare: anche se la squadra gioca nel campionato di basket di quar­ta serie alla domenica riesce a portare al PalaDoz­za 4mila fan, dei quali poco più di 3mila sono ab­bonati.  È vero che il club ha un passato prestigio­so, anche a livello internazionale, ma la 'caduta', con transito anche in tribunale, non è riuscita a in­taccare la passione dei tifosi che sognano di nuovo il derby con la Virtus, l’altra squadra bolognese che in Serie A è capace richiamare quasi 8mila perso­ne. Una passione che fa della città la basket-city d’I­talia. Anche Torino gioca tra i dilettanti, in Lnp Gold, l’e­quivalente della serie B, ma non gli impedisce di raggiungere i 4mila spettatori, segno evidente che in città c’è ancora tanta voglia di pallacanestro no­nostante i tanti anni di assenza dal grande palco­scenico. Sempre in Piemonte e nella stessa catego- ria si attesta oltre i 3mila spettatori anche Biella, nonostante la drammatica retrocessione. E gli ulti­mi anni di 'legnate' rimediate dall’Armani non ha scalfito nemmeno la passione dei milanesi che in occasione del recente match di Eurolega con il Real Madrid ha registrato il tutto esaurito riempiendo il Forum con la bellezza di 12.500 persone. Siena è riuscita a mantenere 4mila abbonamenti nonostante il forte ridimensionamento della squa­dra. E sulla stessa cifra di abbonati viaggia anche Ve­nezia. Poco sotto si colloca Sassari, altra cittadina con l’impianto insufficiente a soddisfare tutte le ri­chieste. L’unica piazza che perde spettatori è Pesa­ro, club storico del basket nostrano, squassata da u­na forte crisi societaria e fanalino di coda in classi­fica, che nonostante tutto riesce a mantenere oltre 3mila 'aficionados'. Il volley è ancora alla fase iniziale del campionato, ma le prime partite hanno già conferma­to il trend positivo attestandosi sulle ci­fre medie dello scorso anno, che ave­va già surclassato quello precedente: un dato più che incoraggiante visto che l’impennata dei biglietti si regi­stra alla fine della regolar season e, soprattutto, durante i playoff. Verona è la città che attrae più spettatori sot­torete: qualche settimana fa ha sfiorato quota 5mila, in pratica il 'sold out'. E la città scaligera può contare un folto pubblico di fedelissimi anche nel basket, dove la squadra che milita in Lnp Gold tocca quota 3mila. Il Piacenza volley viaggia a una media superiore ai 3.300 spettatori, ai quali vanno aggiunti quelli del­la squadra femminile che in occasione della recen­te Supercoppa ha superato il tetto dei 2.500. Sfio­rano la media dei 3mila anche Trento, Latina e Mo­dena, quest’ultima con una delle società più pre­stigiose della pallavolo, che raggiunge anche il tet­to dei 5mila in occasione dei match di vertice. Tal­volta non importa nemmeno se la squadra del cuo­re è poco competitiva, la vera passione, come nel caso di Ravenna, non conta i punti. 

 Ad attirare gli spettatori non sono solo gli uomini. In forte crescita anche i numeri del volley femmi­nile che registra saldi in attivo stagione dopo sta­gione: la media si attesta oltre i 2mila durante la stagione regolare e si impenna nei playoff, tanto che nell’ultima partita della finale scudetto dello scorso anno, le ragazze di Conegliano sono riusci­te a portare al PalaVerde di Treviso ben 5.800 spet­tatori. Un numero che facevano fatica a raggiunge­re perfino gli uomini della Sysley 'mangiatutto' dei tempi andati.

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