sabato 4 aprile 2015
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«Napule è mille culure» e quelli che brillano sui campi di calcio di questa città, almeno il tempo di una partita, riescono ad oscurare l’altro lato triste di «Napule è mille paure». Nel ventre e nella periferia di un messico napoletano cantato magistralmente da Pino Daniele, nasce e cresce, il meglio della gioventù del pallone nazionale. I calciatori napoletani sono i piccoli “brasiliani d’Italia”, capaci ancora di inscenare, rabone e dribbling sulle stradine dei bassi del centro storico o nelle piazzette più sgarrupate dei quartieri ai margini della città. A San Giovanni a Teduccio - periferia orientale -, c’è una squadra d’oratorio nata da una “rosa selvatica” composta da molti «ragazzi difficili», e non è un caso che l’hanno battezzata la Mangrovia. «Come la pianta che sopravvive in acqua anche nelle condizioni peggiori», spiega la laica consacrata Carmela Manco, la “presidentessa” onoraria della Onlus “Figli in famiglia” della parrocchia Maria Immacolata. Il Materdei è una delle scuole calcio emergenti e i suoi piccoli calciatori in erba si allenano al “Campo Scugnizzi” di Piazzetta San Gennaro.Il santo patrono un “miracolo” l’ha fatto nella terra di Gomorra quando nel 1986 è sorta la Scuola Calcio Arci Uisp Scampia. Il “papà” dei 500 allievi di Scampia, a due passi dall’altro avamposto di sport e legalità che è la Palestra (la “Judo Star”) di Gianni Maddaloni, è Antonio Piccolo. Ex dipendente Enel ora in pensione, accoglie i “novizi” e i loro ambiziosi genitori ricordando la prima regola del suo codice etico: «Noi tutti, abbiamo il dovere di farli divertire, ma nel rispetto delle regole». Una missione quella di Piccolo e dei 40 volontari dello staff tecnico-dirigenziale, irta di sacrifici. «Abbiamo spese di gestione per 50mila euro l’anno e le rette dei ragazzi le paga solo chi può. L’anno prossimo festeggeremo i trent’anni d’attività e mi sembra un sogno quello che abbiamo realizzato: siamo partiti da un campetto polveroso, fantozziano, per diventare un punto di riferimento nel territorio». Il modello è quello oratoriale, ma con una particolare attenzione al costante miglioramento dei valori tecnici. «Mai dimenticare che il calcio è di tutti, come la vita. Ognuno ha il diritto di giocare e anche quello di non essere necessariamente un campione».Eppure, in questi trent’anni numerosi sono stati i talenti che da Scampia hanno guadagnato le luci della ribalta e nella stagione in corso è arrivato il primo debutto in Serie A: il 22enne difensore centrale del Genoa, Armando Izzo. Un figlio di Scampia, («è cresciuto nel Lotto G»), come l’altro genoano Rolando Mandragora, classe ’97, «che però non è passato da noi – dice Piccolo –. Di giocatori bravi ne sforniamo in continuazione, ma appena li vede il Napoli ce li porta via. Andiamo fieri dei tanti talenti, ma siamo ancora più orgogliosi degli altri nostri “campioni” che si sono realizzati nella società». Uno di questi è Luca Bifulco autore del libro “Maradona sociologia di un mito globale”. L’ex bomber dell’Arci Scampia, Rosario Esposito La Rossa, a 18 anni mentre doveva scegliere tra un futuro da professionista (è passato per il Napoli e il Pescara) pubblicò il suo primo libro, “Al di là della neve” per la Marotta&Cafiero. La storica casa editrice napoletana che Rosario dirige e che tra i vari titoli ha mandato alle stampe “Sotto le ali dell’Airone”, storia dei 25 anni dell’Arci Scampia.Una storia fatta di incontri decisivi, come quello con la Fondazione Ciro Ferrara e Fabio Cannavaro con cui è stato realizzato il progetto “Campioni nella vita”, inaugurando il campo di calciotto «che ha i colori della pace». Qui si esibiscono quasi tutte le formazioni che arrivano fino agli Allievi. Dopo quell’età, tanti dei ragazzi di Piccolo entrano a far parte della juniores e della prima squadra della società “gemellata”, l’Oratorio Don Guanella. È il club di Scampia (in Promozione) - fondato da don Aniello Manganiello - che spesso allo stadio Hugo Pratt è costretto a giocare a porte chiuse, per via di quello sponsor scomodo stampato sulle maglie: «Gesù è più forte della camorra». È lo stesso spirito civile che muove un’altra società modello: la Scuola calcio Usd San Nicola Castello di Cisterna (comune di 4mila abitanti alle porte di Napoli). È nata nel 1981, in oratorio: «Il primo tifoso e cassiere, era l’ex parroco don Cosimo», spiega l’anima del San Nicola, Lorenzo D’Amato. Trecento ragazzi, 14 squadre in campo, «su un sintetico che ci invidiano tutti».Qui hanno mosso i primi passi e poi spiccato il volo verso il grande calcio campioni del calibro di Vincenzo Montella, Totò Di Natale, Nicola Caccia e Francesco Lodi. Tutti e quattro finiti nell’inesauribile serbatoio dell’Empoli. «Con il club toscano il dialogo non si è mai interrotto, anzi ora con il responsabile del loro settore giovanile, Marco Bertelli, stiamo lavorando forte come ai vecchi tempi», dice entusiasta D’Amato, fiero dei suoi gioielli spediti nelle società professionistiche di mezza Italia. Ma solo due della scuola di Cisterna, il portiere Di Maiolo (97’) e il centrocampista Prezioso (’96), militano nel Napoli (Primavera). «De Laurentiis non ha ancora capito che in Campania, e al Sud, c’è la più grande miniera del calcio italiano – avverte D’Amato –. Basterebbe pochissimo per costruire a Napoli una “cantera” superiore a quella del Barcellona...». In attesa che De Laurentiis comprenda il vero oro di Napoli, piccoli campioni crescono, specie in quei rioni più a rischio dove il San Nicola va a “strappare” alla criminalità la manovalanza, per guidarla nello sport, nella legalità, nella vita. «Proprio l’altro giorno – racconta D’Amato – ero andato a prendere degli scugnizzi che chiedevano di allenarsi con noi, ma nel luogo dell’appuntamento non si sono fatti trovare... Dopo un po’ mi chiamano al cellulare e mi dicono che stavano lì, ma si erano nascosti: “Perché mister – mi fanno ancora impauriti – pensavamo che eravate della polizia”...». È così, Napule è.
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