mercoledì 16 aprile 2014
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L’onestà è una cosa troppo seria per lasciarla in mano ai politici. Il concetto di onestà non si limita al significato economico che definisce onesto chi non ruba, non froda e non corrompe, ma è molto più articolato. Lo dimostra, nel saggio che esce oggi da Cortina Onestà (pagine 166, euro 12) la filosofa Francesca Rigotti. Obiettivo del libro – del quale anticipiamo alcune pagine che prendono spunto dal romanzo di Cormac McCarthy, Non è un paese per vecchi – è restituire un po’ di spessore al sostantivo "onestà", all’aggettivo "onesto" e all’avverbio "onestamente". È rilevante che una persona sia onesta? Non sarebbe meglio piuttosto se fosse compassionevole o generosa. Che cos’è l’onestà? Una virtù? L’onestà delle donne è diversa da quella degli uomini? A tali domande tenta di rispondere questo libro.
 
CICERONEOK.jpgNel libro di Cormac Mc­ Carthy del 2005, No Country for Old Men, tradotto in italiano nel 2006 col titolo Non è un paese per vecchi  ed ela­borato in versione cine­matografica dai fratelli Coen nel 2007, il protagonista, Llewelyn Moss, è un operaio, un saldatore con l’hobby del­la caccia. All’inizio del romanzo Moss si imbatte, in una zona desertica dal­le parti del Rio Grande al confine tra Stati Uniti e Messico, dove si era reca­to a caccia di antilopi, in un camion­cino abbandonato, in mezzo a cada­veri di uomini a terra e fuoristrada sfondati e con le gomme forate.
 
AMBROGHIOK.jpgIl ca­rico della vettura è costituito da pac­chi di eroina e da una valigetta piena di denaro, più di due milioni di dolla­ri. Moss è cittadino americano, lavora e ha una giovane moglie; è un reduce del Vietnam e tutto sommato una bra­va persona ma quel denaro lo tenta troppo. Così si impadronisce della bor­sa di banconote dando il via a una rea­zione a catena che lo porterà a fuggi­re da un misterioso inseguitore, una persona priva invece di qualunque senso etico. «Tre settimane fa – rac­conta di sé il protagonista riferen­dosi al periodo immediatamen­te precedente al ritrovamento fortunoso – ero un cittadino onesto e perbene. Avevo un lavoro dalle nove alle cinque. O meglio, dalle otto alle quat­tro. Poi le cose capitano come capitano. Non te lo chiedono prima. Non ti chiedono il permes­so»).
 
 
MONTAIGNEOK.jpgIl protagonista della storia, ruvida e ta­gliente come tutti i romanzi di Mc-Carthy, è presentato dall’autore quale erede dei valori di dignità e onore dei cowboy. Benché incarni dunque questo tipo di moralità, Moss approfitta dell’occasione assai allettante, cede al­la tentazione del denaro e infrange il Comandamento dell’onestà. O alme­no lo infrange nel senso che noi oggi attribuiamo prevalentemente all’one­stà, che coincide con l’aspetto com­merciale: non imbrogliare, non impa­dronirti del denaro altrui. Onesto, pensiamo infatti noi di un uo­mo politico, di un professionista, di un commerciante, di un banchiere o di una guardia di finanza, come di mol­ti altri rappresentanti di svariati me­stieri, professioni e ruoli sociali, è “chi non ruba”; onesto è chi non corrom­pe e non si lascia corrompere nel­l’ambito della politica, delle transa­zioni commerciali e della guerra, co­me pure della medicina e della pub­blicità. Onestà è astenersi dalla sottra­zione indebita di denaro, dalla frode e dalla corruzione: l’onestà è per noi og­gi una virtù morale – crediamo di po­ter continuare a definirla così – legata al mondo del denaro.
 
 MANZONIOK.jpgIn realtà, limitare i sensi di onestà e di onesto a questo ambito è far torto a un concetto polisemico e sfaccettato quanto ricco di significati. E tuttavia è vero che gran parte di tali significati si sono persi per strada, spogliando il concetto stesso della sua ricchezza e riducendolo a un nocciolo di senso e­sclusivamente economico; anche al­l’onestà è toccata infatti la sorte che accompagna molti aspetti della vita contemporanea, dominati idealmen­te e anche linguisticamente dall’idea del mondo-come-mercato, a partire dall’esperienza dei viaggiatori in fer­rovia o dei pazienti di strutture medi­che trasformati indifferenziatamente in “clienti”, o da quella degli studenti, universitari e non, alle prese con de­biti e crediti che suggeriscono l’equi­valenza tra sapere e denaro, per arri­vare ai direttori dei dipartimenti acca­demici alle prese con output  e impact per valutare il lavoro scientifico dei do­centi.
 
 
PIRANDELLOOK.jpgNon stupisce quindi che in questo mondo guasto, per riprendere il titolo di un fortunato libro di Tony Judt, an­che il concetto di onestà abbia visto il suo significato spostarsi sempre più verso la sfera economica. Come è suc­cesso per esempio al concetto di feli­cità, che è nato nella sfera etica, col pensiero greco che ne conosceva i due aspetti del piacere e della virtù; è passato in quella politica, so­prattutto col pensiero cresciuto intorno alla Rivoluzione france­se e trascinato dall’entusiasmo per i diritti dell’uomo; si è infine, ai nostri giorni, incistato nella sfera economica, seguendo la corrente dell’utilitarismo.
Non lasciamoci condizionare dal­l’uso comune odierno: l’onestà non è un concetto soltanto econo­mico, non lo è stato di certo in passa­to, non lo è nemmeno oggi.
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