martedì 19 luglio 2022
Il giallista greco racconta ala Milanesiana la sua esperienza con cinema, teatro e traduzioni: «I dettagli ossessionano gli scrittori. Così sono prolissi e tolgono spazio all’immaginazione»
Petros Markaris

Petros Markaris - La Milanesiana

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Stasera a Milano (Palazzo del Cinema Anteo di piazza XXV aprile, 8) Petros Markaris sarà ospite della Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, dove leggerà il testo qui presentato in anteprima. Insieme a lui ci saranno anche John Coetzee, Sandro Veronesi e Edoardo Nesi, interviene Riccardo Illy. A seguire concerto di Giuseppe Gibboni e Carlotta Dalia.

Le omissioni sono come dei pugili e la nostra mente è il loro ring. Tra le omissioni, si distinguono i pesi leggeri dai pesi massimi, proprio come tra i pugili. Quelle che rientrano nella tipologia dei pesi leggeri sono fenomeno quotidiano, comune a tutti noi, e hanno perlopiù conseguenze trascurabili. (...) Tuttavia, le omissioni che rientrano nella tipologia dei pesi massimi potrebbero succedere a chiunque e avere gravi conseguenze. (...) Ho mosso i miei primi passi in ambito letterario come traduttore. Nella prima versione delle mie traduzioni, comparivano omissioni abbastanza frequenti di alcune parole o di una frase, benché non fossero né gravi né fondamentali. Vi rimediavo apportando piccole correzioni al testo greco. Le omissioni cominciarono a rivelarsi un grosso problema con la traduzione del Faust di Goethe, che perfezionò il mio lavoro come traduttore. La tragedia del Faust è scritta quasi interamente in versi. I testi in prosa sono delle eccezioni tra i versi. Mentre traducevo, ero costantemente terrorizzato di tralasciare alcuni versi. Di tanto in tanto, interrompevo il mio lavoro e rileggevo la traduzione per assicurarmi di non aver omesso nulla. Dopo un po’, diventò una tortura. Ero tormentato non solo dal procedere a rilento del lavoro, ma anche dal timore che, se avessi tralasciato di tradurre anche una sola parola, per non parlare di un verso intero, tutta la parte in versi e in rima avrebbe avuto bisogno di essere tradotta nuovamente. Mi ci volle quasi un anno per arrivare a una soluzione. Decisi che la traduzione avrebbe dovuto avere lo stesso numero di versi del testo originale. Era l’unica alternativa per ritrovare la tranquillità e il controllo sulla mia traduzione, sebbene non fosse assolutamente una soluzione facile. (...) Impiegai cinque anni per terminare la traduzione, ma alla fine il testo originale e la traduzione greca avevano lo stesso numero di versi: 12.111. (...) Ho cercato di spiegare nel dettaglio il mio terrore per le omissioni mentre traducevo il Faust perché volevo sottolineare il fatto che le omissioni sono piuttosto comuni nell’arte e nella letteratura. Gli artisti e gli scrittori devono spesso fare i conti con esse e con le conseguenze che ne derivano. Cominciamo dai film. (...) Prima di cominciare la carriera di scrittore di libri gialli, ho lavorato per molti anni come sceneggiatore, e ho avuto modo di affrontare personalmente questo problema. Vi farò un esempio. Il terzo film del famoso regista greco Theo Angelopoulos, La recita, venne girato nel 1973 durante il periodo della dittatura militare in Grecia. Facevamo lunghe discussioni sulla sceneggiatura, solo che non c’era alcuna sceneggiatura. Il film ha un contesto politico ben definito, basato sulla storia recente della Grecia, e Angelopoulos temeva che, se avessimo scritto una sceneggiatura, lui sarebbe andato incontro alla censura e il film sarebbe stato bloccato. Aveva l’abitudine di prendere molti appunti durante le nostre discussioni, però concepiva ogni scena e i relativi dialoghi durante le riprese. Come si può ben immaginare, molte cose vennero omesse durante le riprese. C’erano diverse lacune significative nel film che Angelopoulos dovette riempire girando sequenze aggiuntive. Il problema delle omissioni si presenta anche a teatro. Può capitare che sul palco un attore o un’attrice tralascino una o più battute della loro parte, o perché sono alle prese con qualche difficoltà personale o perché le confondono con battute di un’altra parte dell’opera. Omissioni di questo genere possono diventare molto frustranti per le altri attrici e gli altri attori sul palcoscenico che provano a far riprendere all’attrice o all’attore il filo del dialogo. Mi è capitato di vivere da vicino il problema delle omissioni sul palco. Accadde a una famosa attrice greca, Katina Paxinou, nota anche in Italia per aver recitato nel film di Luchino Visconti Rocco e i suoi fratelli. L’ultima parte interpretata a teatro dall’attrice fu il ruolo principale nell’opera del drammaturgo tedesco Bertolt Brecht, Madre Courage e i suoi figli. Avevo curato la traduzione greca dell’opera, pertanto mi capitava spesso di essere a teatro durante le prove e gli spettacoli. Un po’ di tempo dopo l’inizio delle esibizioni, Katina Paxinou cominciò improvvisamente a tralasciare alcune battute o passaggi della sua parte. Era disperata, e ogni volta che scendeva dal palcoscenico si rifugiava in camerino a piangere. (...) Sulle prime, tutti pensavano che fosse un problema temporaneo. Poiché perdurava, i suoi colleghi attribuirono quelle omissioni all’età, ma si sbagliavano ancora. La ragione era che la donna era gravemente malata, benché all’epoca non avesse alcun sintomo. Per molti scrittori, le omissioni in letteratura sono come un film dell’orrore. La paura di tralasciare qualche dettaglio, che renderebbe il racconto o i personaggi del romanzo più chiari e il libro più comprensibile, tormenta gli autori durante la scrittura. Spesso quel terrore costringe alcuni scrittori ad arricchire il racconto di spiegazioni e descrizioni superflue solo per accertarsi che tutto quanto è stato detto e nulla è stato omesso. L’effetto negativo di quel terrore è che il testo letterario finisce per diventare inutilmente lungo ed esplicativo. L’effetto più grave, tuttavia, è quello sul lettore. Gli scrittori soffocano il suo desiderio di farsi domande sullo sviluppo dell’intreccio e di cercare di immaginarsi il finale della storia. In breve, rappresentano un duro colpo all’immaginazione del lettore. Le omissioni fanno parte della nostra vita quotidiana. Tuttavia, nell’arte e nella letteratura possono causare gravi conseguenze se cerchiamo di evitarle.

Traduzione di Licia Vighi

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