mercoledì 28 dicembre 2011
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«Non butteremo via i valori di quarantotto anni di storia. Anzi, sono fiducioso nel futuro: il percorso dei Nomadi è un crescendo». Beppe Carletti, leader della band più longeva d’Italia, chiude il 2011 senza timori né rimorsi: malgrado la vicenda dei Nomadi abbia vissuto negli ultimi mesi tappe impreviste. Una positiva, che però ha fatto pensare a qualcuno che Carletti in primis volesse smarcarsi dalla band: quand’ha pubblicato da solista L’altra metà dell’anima, 13 inediti strumentali per tastiera in un cofanetto a tiratura limitata. Ma Beppe elimina ogni equivoco: «Non ho aspirazioni soliste. Voglio solo farmi conoscere meglio, con cose che da anni tenevo nel cassetto». Diversa la vicenda della tappa negativa nella storia dei Nomadi, ovvero l’addio del cantante Danilo Sacco dopo 18 anni. Un addio dato via Internet, proprio alla vigilia del ventennale della morte del predecessore Augusto Daolio. E qui il rischio che qualcosa si rompesse davvero c’era: ma Carletti ribadisce che si prosegue. «Sì, rispettiamo la sua scelta ma lavoriamo per sostituirlo. E da parte mia si chiude con un abbraccio a Danilo».Carletti, ma perché Sacco vi ha detto addio?Era qualche anno che si vociferava volesse farlo, poi lui a noi smentiva. Diceva che voleva festeggiare i 50 anni (nel 2013, nda). Invece una mattina ci siamo trovati questa lettera aperta in cui annuncia di voler intraprendere una strada da solista… Be’, ha 46 anni… Giusto farlo ora, se se la sente. Noi tutti abbiamo chiuso il tour con lui senza problemi, senza discussioni, rispettando la sua scelta.Ma non condividendola…Questo è certo.E non è stato brutto sentirsi lasciare via Internet?Forse gli è mancato il coraggio di dircelo in faccia… Non so, non lo condanno, in fondo i Nomadi sono anche il loro pubblico.C’entrano qualcosa i suoi problemi di salute?No, dopo l’infarto abbiamo ridotto le date per venirgli incontro. Direi proprio di no.Cosa lascia Sacco nella storia dei Nomadi?Ha dato tanto. Anche se non posso paragonarlo ad Augusto, Augusto era proprio un’altra cosa.Quando l’annuncio del successore?Il 25 e 26 febbraio, al Tributo ad Augusto a Novellara. Visiono venti cantanti al giorno, vedo entusiasmo, sono fiducioso. Sceglieremo un giovane: e lo presenteremo ai fan in quei giorni, sul palco.Intanto lei ha fatto un disco, una chicca, certo, ma agendo da solo dopo 48 anni in gruppo. Perché?Scrivo strumentali da un po’, su emozioni private: però li mettevo da parte. Chi li conosceva mi ha detto di provare a sentire cosa ne dice la gente.Da quali emozioni partono le sue composizioni?Diverse. Il vedere in Madagascar bambini con l’età dei miei nipoti che non hanno da mangiare, la mia fede… Sono sfoghi e riflessioni: episodi ulteriori in cui la musica mi ha aiutato ad andare avanti.Perché non sono diventate canzoni dei Nomadi?È un caso, in certi brani ci sono atmosfere simili. Solo che qui non avevo mai pensato di mettere testi sulle note: l’unica eccezione è stata la poesia che mia figlia Elena ha scritto per Miles away. Ma quella fu una sorpresa, un suo regalo per me.E oggi non pensa che questo cd possa allarmare i fan, far pensare che ogni Nomade stia per far da sé?No perché è un disco dichiaratamente senza seguito. Non ne farò i pezzi neanche dal vivo: sono cose per chi mi segue e mi vuole bene, ma i Nomadi viaggiano su altre vie. E non ci fermiamo, sia ben chiaro.
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