domenica 4 giugno 2023
«Nella complessità dei nuovi media resta un modello che funziona. E che guarda a un modo di produrre non consumistico ma aperto alla radicalità evangelica»
Noi missionari, voce originale

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Da più di quindici anni sono attore-osservatore attento, spero, dell’editoria missionaria partecipando alla vita dell’Editrice missionaria italiana (Emi) in una società che sembra, in questi ultimi anni, segnata dal rischio del riflusso, dall’aumento delle contrapposizioni culturali e sociali, una ridefinizione dei suoi orizzonti e una incapacità della società civile e a volte anche di quella ecclesiale di operare in reti coordinate, aperte e generative. A partire dalla mia esperienza mi sembra di poter affermare, nonostante la naturale difficoltà di riposizionarsi in un contesto sempre più schiacciato da logiche gerarchizzanti ed economiciste, l’editoria missionaria continua a funzionare, nonostante tutto, come un modello originale.

Questa sua resilienza emerge in relazione alla novità dei percorsi che è capace di intraprendere nella società italiana che è cambiata, in una Chiesa che è cambiata, che sta cambiando e cambierà sempre più velocemente di come solitamente si era abituati. Papa Francesco ha modificato l’idea di missione e la collocazione della Chiesa nel mondo con Evangelii gaudium, Laudato si’ e Fratelli tutti e la forza dirompente dei suoi “gesti”. È nato un atteggiamento nuovo di fronte alle sfide socio-cultural- religiose di oggi. Lasciatemi sottolineare, sperando di non peccare di fatuo orgoglio, parte di questo era stato anticipato, a volte in una maniera, forse, troppo provocatorie e pertanto non sempre ben compresa, dall’editoria missionaria nei decenni precedenti.

L’editoria missionaria è chiamata a dare, ancora una volta, un contributo notevole nello spronare tutti a ritrovare una certa radicalità sul fronte del messaggio evangelico, che la ha caratterizzata nella sua storia, soprattutto dal Concilio Vaticano II; una nuova attenzione alle tante frontiere del variegato fronte dei diritti umani, non solo di cultura e di “razza” ma anche di genere; una risposta alla sfida nel dialogo tra fedi e culture in un tempo dove si rialzano pericolosi steccati che sembravano superati; una capacità di riassumere il punto di vista dei Sud – geografici e culturali - e delle periferie della storia superando una globalizzazione che nega la convivialità delle differenze; nell’aiutare l’umanità a fare propri i nuovi stili di vita generati dal sogno di un pianeta più equo e salubre.

Un tale ambizioso progetto editoriale non può che essere fondato in una spiritualità aperta all’azione dello Spirito, che rende la produzione editoriale più ricca di significato per il nostro tempo perché ampia ma non generica, inclusiva e assolutamente non pietistica. Tutto questo sforzo è possibile, nonostante oggi ci troviamo a fare i conti con le sfide epocali lanciate da una contemporaneità complessa: penuria sempre più forte di risorse economiche, la sfida dei nuovi media, che stanno forgiando uno scenario comunicativo inedito, nel quale non sono cambiate non solo le modalità di trasmissione dell’informazione ma anche molti aspetti, non trascurabili, della formazione umana a tutti livelli. Nonostante «dal 2019 al 2021, il settore religioso ha perso 5 milioni di euro e 700mila copie e che, se si risale al 2012, si ha ancor di più la misura complessiva dell’arretramento – dai 39 milioni di allora ai 20,8 milioni del 2021».

A mio modo di vedere, deve rimanere un approccio alla produzione che sia non consumistico, che cerca di essere più aderente possibile alla verità e più approfondito nelle sue analisi e riflessioni. L’editoria missionaria ha ancora una parola “diversa” da dire alla Chiesa e al mondo. È indispensabile mantenere un buon livello culturale in tanta paccottiglia religiosa che sempre più viene prodotta, stimolando un impegno nell’ambiente ecclesiale che sia di frontiera non di sopravvivenza, facendosi porta bandiera dei movimenti di solidarietà, non avendo paura di affrontate spinose riflessioni su tematiche ecclesiali scottanti e sapere rischiare nell’affrontare le problematiche della pace, giustizia e della vita del pianeta.

La scelta di un taglio più “laico” e professionale dovrebbe consentire a questo tipo editoria di entrare in contatto con una fascia di lettori non sono necessariamente inseriti nella vita ecclesiale dandole una dimensione missionaria anche nella “platea” dei suoi lettori. In questo quadro si comprende la scelta, di queste ultime settimane della Emi, di entrare in una alleanza virtuosa con il Portico. È un generoso tentativo di provare a unire forze e competenze diverse e complementari.

*Presidente Editrice missionaria italiana

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