lunedì 28 febbraio 2022
l curatore e gli artisti del padiglione della Federazione Russa hanno rassegnato le dimissioni per protesta contro l'invasione. Ma è a rischio anche il padiglione ucraino
Il padiglione della Russia alla Biennale

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Il curatore e gli artisti del Padiglione della Federazione Russa hanno rassegnato le dimissioni annullando così la partecipazione alla cinquantanovesima Esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia. Pertanto, alla mostra che si aprirà il 23 aprile, il padiglione russo resterà chiuso. La decisione è stata presa per protestare contro l’invasione dell’Ucrania. Il lituano Raimundas Malasauskas, curatore del padiglione, ha annunciato su Instagram: «Non posso lavorare alla luce dell’invasione militare russa. Questa guerra è politicamente ed emotivamente insopportabile». Anche i due artisti protagonisti dell’esposizione, i russi Kirill Savchenkov e Alexandra Sukhareva, hanno rinunciato a presentare le loro opere e in un post congiunto sui social media hanno dichiarato che non c’è posto per l’arte quando i civili muoiono sotto i missili, quando i cittadini dell’Ucraina si nascondono nei rifugi, quando i manifestanti russi vengono messi a tacere». La Biennale di Venezia ha ribadito che la manifestazione è luogo di incontro di popoli attraverso le arti e la cultura, quindi ha espresso «solidarietà per questo atto coraggioso e nobile e condivide le motivazioni che hanno portato a una scelta, che drammaticamente raffigura la tragedia in cui si trova la popolazione dell’Ucraina». La chiusura del padiglione russo arriva quando sembra a rischio anche il padiglione ucraino. Già la scorsa settimana l’artista Pavlo Makov e i curatori Lizaveta German, Maira Lanko e Borys Filonenko hanno spiegato che pur sperando di poterlo allestire «non siamo in grado di continuare a lavorare sul progetto a causa del pericolo per le nostre vite».

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