sabato 12 ottobre 2019
"Tradizione e tradimento" è il titolo dell'ultimo disco del cantautore romano: nove pezzi che come sempre riflettono i grandi temi dell'esistenza, lontani dalla retorica e dal politicamente corretto
Il cantautore romano Niccolò Fabi (foto di Chiara Mirelli)

Il cantautore romano Niccolò Fabi (foto di Chiara Mirelli)

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Diceva un artista come William Congdon che «se una canzone non è una finestra aperta sul Mistero, è solo il rumore del nulla». Parole tanto più vere oggi in un panorama musicale in cui è sempre più difficile trovare cantautori che non si limitano a fotografare la realtà, ma si lasciano interpellare da essa alla ricerca del significato profondo di ciò che ci sta intorno. Una sensibilità sempre più rara che invece Niccolò Fabi ha dimostrato di avere già da tempo. E la conferma arriva anche dal suo ultimo lavoro appena uscito: Tradizione e tradimento. Un disco che giunge a tre anni e mezzo dal successo del precedente Una somma di piccole cose. «Quell’album mi ha dato così tanto che mi sembrava si fosse chiuso un cerchio», racconta il 51enne cantautore romano. Poi però il bisogno di tornare a scrivere si è fatto sempre più impellente. Anche se l’intenzione questa volta era di speri- mentare uno stile diverso, più puntato sulle sonorità elettroniche. Ma ha dovuto ricredersi: «Ho provato ad allontanarmi dalle mie canzoni - spiega Fabi - provando a fare un disco diverso, ma non ero io. Ho deciso quindi di ricominciare da capo e alla fine sono uscite le canzoni di questo album».

Tradizione e tradimento è un viaggio in nove tappe, nove brani che meritano come tutti i suoi pezzi un ascolto meditato perché intessuti di immagini e parole mai banali che si sposano con melodie sognanti. A cominciare dalla prima canzone, Scotta, con il pianoforte a ripetere lo stesso arpeggio dell’anima che brucia per qualcosa di grande: «La potenza dell’eterno dentro al quotidiano». Ci sono come sempre i grandi interrogativi dell’uomo, il tempo che passa, la presenza del male, la fine di questa vita. Ma sempre con quello stupore di essere un ingranaggio di un universo più grande che va avanti A prescindere da me, un altro brano dell’album che mantiene il suo sguardo positivo sul futuro: «Non è finita non è finita nonostante tutto il male non è finita… Basta avere una memoria ed una prospettiva». Chiedersi da dove veniamo e quale sia il nostro destino è ancora una volta l’invito ad alzare lo sguardo. Se poi c’è qualcosa da cui Fabi si guarda bene sono la retorica e il politicamente corretto. Anche il singolo Io sono l’altro «esprime - chiarisce lui - il desiderio di capire il punto di vista degli altri. Di tutti gli altri non solo di chi è su un barcone o vive situazioni difficili. Credo che l’arte debba svincolarsi dalla cronaca e elevarsi al di sopra della querelle politica». Così come non può essere confuso il suo taglio intimista: «Non parlo dei fatti miei… Ma anzi, più vado nel profondo più parlo di tutti».

Già, perché tutti alla fine abbiamo dentro le stesse ferite. Chi ricorda le sue vecchie canzoni ritroverà questa consapevolezza accanto al bisogno di ricominciare ogni volta, senza perdere la speranza. Riecheggiano brani come Costruire o La bellezza in cui si dice: «Eppure ci manca sempre qualcosa La vita è una corsa meravigliosa». Non a caso il movimento è anche il filo conduttore del nuovo album che si chiude con la vibrante traccia che dà anche il titolo al disco, una canzone sulla responsabilità delle scelte che facciamo. Ancora un messaggio forte ma non gridato: «Continuano a piacermi le canzoni sussurrate perché spesso i messaggi più forti non sono quelli che vengono urlati, ma quelli che necessitano di essere ascoltati da vicino, detti all’orecchio». C’è la consapevolezza dell’uomo e del papà maturo, che si stupisce per la gioia del bambino che gioca a pallone e che ha conosciuto la sofferenza, ma sa che la migliore medicina è l’amore. Sempre. Anche oggi che viviamo I giorni dello smarrimento, altro pezzo del disco: «Dov’è la strada per tornare? Dov’è la stella da seguire?... I tempi stanno cambiando ma l’unica cosa che conta è amare quello che ho intorno e sentire in faccia il vento».

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