giovedì 11 febbraio 2016
Com’erano neri gli anni d’oro di Hollywood
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C’era una volta Hollywood. La vecchia Hollywood fatta di cerone e lustrini, splendori e miserie, charme e follie. Una “Babilonia di cartapesta”, nutrita da leggende e scossa dagli scandali, che dagli anni Trenta ai Cinquanta alimentò il culto di star iconiche, volubili e capricciose, che insegnavano al pubblico come vestirsi e pettinarsi, ballare e baciare, fumare e persino votare. E la Hollywood di ieri torna sul grande schermo grazie a due film che rievocano da dietro le quinte l’età dell’oro dell’industria del cinema americano, quella dei kolossal epici e musicali, dei peplum e dei sandaloni.A 25 anni da Barton Fink, dove John Turturro era un commediografo newyorkese chiamato nella Los Angeles degli anni Quaranta per scrivere un film sulla lotta libera, i fratelli Coen inaugurano oggi la 66esima edizione del Festival di Berlino tornando a quel momento magico e glorioso della settima arte con Ave, Cesare!, storia della giornata di un “fixer”, un uomo cioè pagato dagli studios per tirare attori e registi fuori dai guai, mantenendo la loro immagine immacolata dalle macchie del sesso, della droga e dell’alcol. In questa nuova “commedia degli idioti” che chiude la Numskull Trilogy dei registi newyorkesi, George Clooney è il grande Baird Whitlock, rapito durante la lavorazione di un film sugli antichi romani dal titolo Ave, Cesare, appunto. Josh Brolin è invece l’“aggiusta tutto” Eddie Mannix  (ispirato al vero Eddie Mannix, dirigente della MGM) che indaga sullo spinoso caso per la Capitol Film, major fittizia che già compariva in Barton Fink. E se Clooney è una sintesi di Richard Burton e Tony Curtis, Marlon Brando e Robert Taylor, Tilda Swinton indossa gli eccentrici cappellini della temutissima giornalista di gossip Hedda Hopper, Scarlett Johansson rimanda alla sfolgorante Ester Williams nei suoi costumi luccicanti di paillettes, Frances McDormand sembrerebbe la montatrice Blanche Sewell e Channing Tatum, plasmato su Gene Kelly, balla vestito da marinaio e interpreta uno dei personaggi più stravaganti del film, pronto a sfidare le liste nere della Commissione per le Attività Antiamericane e fuggire in Unione Sovietica, spinto dal fascino dei comunisti e delle loro uniformi, soprattutto quella di un comandante di sottomarini.Inizialmente la storia doveva svolgersi negli anni Venti e aveva per protagonisti un gruppo di attori impegnati a mettere in scena un’opera teatrale ambientata nell’antica Roma. Ma nel 2013 i Coen ci hanno rimesso le mani, concedendosi delle pause da dedicare alla giuria di Cannes, di cui sono stati presidenti lo scorso maggio, e alle sceneggiature di Unbrocken di Angelina Jolie e de Il ponte delle spie di Steven Spielberg, per il quale hanno ricevuto quest’anno una candidatura all’Oscar. Lo scenario si è dunque sposato negli anni Cinquanta, alla fine della cosiddetta golden age degli studios. Nel cast anche Ralph Fiennes, Jonah Hill, Christopher Lambert, Alden Ehrenreihche, David Krumholtz.Nel medesimo giorno in cui i Coen porteranno vecchie star hollywoodiane sugli schermi di Berlino, nelle sale italiane arriverà L’ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo diretto da Jay Roach a partire dall’omonimo romanzo di Bruce Cook. Ma chi è Dalton Trumbo? Pochi lo sanno, eppure tutti conoscono Vacanze romane, che lui aveva scritto sotto falsa identità vincendo persino un Oscar. E tutti hanno visto Spartacus, Exodus, Papillon, E Johnny prese il fucile, Come eravamo, Always - Per sempre di Steven Spielberg che portrebbe portare sullo schermo anche l’ultimo lavoro dello sceneggiatore scomparso nel 1976, Montezuma, scritto oltre cinquant’anni fa e centrato sul confronto tra l’imperatore azteco e l’esploratore Hernán Cortés.Trumbo era infatti un prolifico e geniale sceneggiatore, tra i più pagati al mondo negli anni Quaranta, ma all’epoca delle liste nere del maccartismo e dei processi della Commissione per le Attività Antiamericane, ossessionata dalla “minaccia rossa”, fu imprigionato a causa della sua attività politica per il riconoscimento dei diritti civili e per la parità di retribuzione, oltre che per aver esercitato il diritto a non “confessare” le proprie preferenze di voto, oltraggiando in questo modo il Congresso. Divenne uno dei “dieci di Hollywood”, il più famoso, che rivendicarono il diritto alle proprie opinioni politiche. Tormentato dalla potente giornalista Hedda Hopper (in questo film interpretata da Helen Mirren), emarginato da colleghi, amici e vicini, Trumbo fu bandito per tredici anni dagli stessi studios che lo avevano reso ricco e famoso. Ma da quegli studios non si allontanò mai veramente perché l’uomo dalla penna d’oro era sinonimo di incassi favolosi e a Hollywood più che la paura del comunismo poté la passione per il danaro. D’altra parte anche a Trumbo, “comunista da piscina”, come lo definivano, i soldi piacevano, e parecchio. Il film di Roach, interpretato da Bryan Cranston, candidato all’Oscar, racconta proprio l’attività dello sceneggiatore dopo la condanna, decine e decine di script tra film che hanno fatto la storia del cinema e b-movie a basso costo dimenticati o mai girati, tensioni e gioie familiari, le delusioni per il tradimento di amici e colleghi (tra cui Edward G. Robinson) che avevano fatto il suo nome alla famigerata Commissione per paura di perdere il lavoro, il bellissimo rapporto con la moglie Cleo (Diane Lane) e con i figli Chris, Niki, e Mitzi (queste ultime hanno collaborato alla sceneggiatura del film). Fino alla riabilitazione grazie alla star Kirk Douglas e al regista Otto Preminger i quali pretesero che il nome dello sceneggiatore dei rispettivi film, Spartacus, kolossal epico diretto da Stanley Kubrick, ed Exodus figurasse sullo schermo nei crediti, chiudendo di fatto il triste periodo delle liste nere.Il film di Roach non dipinge un santino dello sceneggiatore ingiustamente proscritto, ma ricostruendo accuratamente una pagina nera e imbarazzante della recente storia americana che tanta sofferenza provocò non solo in ambiente artistico, traccia il ritratto appassionante di un uomo determinato, coraggioso e fiero, onesto ma non privo contraddizioni, che vinse la sua battaglia grazie al sostegno della sua famiglia. Lo vediamo spedire i figli come corrieri per consegnare clandestinamente i copioni, scrivere immerso nella vasca da bagno, seguire da lontano i successi delle sue “creature” al botteghino, soffrire, combattere, trionfare. E sorridere di nuovo dopo la tempesta, al fianco di Cleo nel buio della sala dove il suo nome era tornato a brillare sullo schermo, tra gli dei dell’Olimpo di Hollywood.
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