venerdì 13 giugno 2014
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Parla ancora, a noi gente del Terzo Millennio, Eduardo De Filippo benché la sua voce si sia spenta trent’anni fa, il 31 ottobre 1984. La cifra tonda dell’anniversario spinge, in particolare a Napoli, a celebrazioni ufficiali, a riprese e riletture, ad annunci e proposte, a ricostruzioni e a tentativi di diffondere l’eredità morale del grande drammaturgo, dell’uomo di cultura attento ai problemi sociali e ai giovani. A partire dal Teatro Napoli Festival che in questi giorni gli dedica due spettacoli. Occasione, osserva Giulio Baffi, discepolo di Eduardo che lo scelse come direttore artistico del Teatro San Ferdinando, il «suo» teatro, «per valutare la sua presenza nel teatro e nell’immaginario, forse più oggi che negli ultimi dieci anni della sua vita».La figura del grande drammaturgo, riconosciuto rappresentante del teatro europeo, si manifesta soprattutto attraverso la sua opera, riflessione sull’uomo e sul mondo, riflesso di sentimenti e di realtà, lo comprendiamo adesso, di situazioni umane ed emotive senza luogo e senza tempo, ovunque replicabili. Rivive oggi nella basilica di san Giovanni Maggiore, in un vicolo del centro storico di Napoli, dove è stato riallestito il camerino di Eduardo al Teatro San Ferdinando. Tra foto di scena inedite, gli oggetti, le locandine, i programmi, i manoscritti, le rare pubblicazioni del Teatro, i video delle sue commedie, risaltano il suo baule-armadio e i materiali per il trucco disposti con ordine sulla bianca tovaglia ricamata che la sarta della compagnia stirava e custodiva con cura e che stendeva ad ogni tappa delle tournée. Ricostruzione fedele – la mostra «Eduardo, luoghi, vita, opere» è visitabile fino al 29 giugno – ma lontano dal luogo originario dove il restauro poco accorto del teatro ha lasciato una ferita proprio al secondo piano, dove si trovava il camerino di Eduardo. Ferita che sarà rimarginata, probabilmente entro il 31 ottobre prossimo, dall’Ordine degli Ingegneri di Napoli, omaggio alla memoria, rimedio dovuto ad un inutile e doloroso scempio. Il San Ferdinando è stato donato al Comune e alla città di Napoli da Luca De Filippo, figlio di Eduardo, che ha messo a disposizione i bauli che conservano i preziosi oggetti paterni e che costituiranno una mostra permanente, un viaggio nel tempo e nell’arte di Eduardo e di una parte considerevole del teatro e della cultura del Novecento italiano. Il trentennale potrebbe dare anche la sede alla Fondazione Eduardo De Filippo, attesa da tempo e ostacolata da lentezze burocratiche. Così la completezza del materiale eduardiano, ora sparso in vari luoghi compresa la Biblioteca Nazionale di Napoli, avrebbe spazi e visibilità adeguati. Oltre a consentire alla Fondazione di diffondere il patrimonio di valori dell’opera anche umana e civile di Eduardo. «Non si risparmiava verso i giovani» ricorda Giulio Baffi. Prodigo di consigli verso i giovani attori, era altrettanto generoso con i ragazzi di Nisida e del Filangieri, carceri minorili, cui dedicò gran parte del suo impegno in Senato. «Era la cattiva coscienza di chi poteva fare e non faceva, della politica disattenta». A raccogliere il messaggio di Eduardo è il Teatro San Carlo che collega l’intenso rapporto tra Eduardo e il Lirico a quello che l’artista ebbe con i ragazzi più disagiati della città, culminato  con  la creazione nel 1982 del "villaggio artigiano" di Nisida per i mestieri del teatro. A questa straordinaria eredità sarà dedicato lo spettacolo I mille pagliacci di Eduardo di Mariano Bauduin, che nascerà nel polo formativo di Vigliena presso i Nuovi laboratori artistici del Teatro di San Carlo negli ex  stabilimenti Cirio, nella zona industriale di Napoli Est. Protagonista sarà il Coro dei Sancarlini, primo coro giovanile amatoriale del lirico napoletano, frutto di un progetto laboratoriale diretto da Carlo Morelli (artista del Coro stabile e direttore) e Stefania Rinaldi (direttore del Coro di Voci Bianche). Il coro è aperto a studenti, allievi strumentisti, cantanti dei conservatori o giovani cantanti di talento, dai 18 ai 35 anni.Da Nisida a Vigliena: Eduardo, osserva il commissario straordinario del San Carlo Michele Lignola, «aveva avuto la grande intuizione, frutto di tutto il suo lavoro artistico, di recuperare quel serbatoio di gioventù vittima del disagio, restituendole una dignità sociale e culturale. Mai come oggi in un momento di crisi e di disorientamento, il primo ente culturale del Mezzogiorno ha il dovere di raccogliere il messaggio di uno dei grandi maestri del Novecento e di portarlo avanti con azioni concrete». Il progetto a Vigliena, per Luca De Filippo, «ricorda l’impegno di Eduardo verso gli adolescenti a rischio. Quando è stato nominato senatore ha cercato in tutti i modi di riportare l’attenzione dell’opinione pubblica su questo problema difficile e complesso. È stato l’ultimo suo pensiero».
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