domenica 10 luglio 2011
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Nairobi è una città dove la gen­te per strada ti fissa negli oc­chi. Impietosa. «I’m hungry». Ho fame, ti dice mentre tende la ma­no mettendoti in crisi. Pensi che qui occorrano soldi. Cose materiali. Cibo. Non le note di Giuseppe Verdi. Poi a­scolti i cinquemila dell’Uhuru park cantare tutti insieme il Va’ pensiero. I duecento bambini delle missioni ita­liane di Amani e dell’Avsi, di padre Re­nato Kizito Sesana, del ravennate Ni­no Valerio e del medico piacentino Francesca Lipeti. Gente che il cibo lo porta, insieme a una Speranza. E gli italiani, giunti solo poche ore prima con un volo che da Ravenna li ha ca­tapultati nel cuore dell’Africa. E capi­sci che forse per aiutare un popolo oc­corre anche altro. Riccardo Muti lo dice dal podio, le ma­ni senza bacchetta ancora levate in a­ria sulle note verdiane che ieri hanno chiuso la tappa 2011 de Le vie dell’a­micizia del Ravenna festival (l’even­to andrà su Raiuno il 28 luglio, giorno del settantesimo compleanno di Mu­ti). «La vera musica ci rende sempre più uniti». Joseph, invece, lo dice con il suo cono gelato che mette pronta­mente da parte quando si levano le note dell’Inno del Kenya e il papà Ju­lius lo fa alzare in piedi.Gli suggeri­sce le parole. «Perché è il canto della nostra terra». Che celebra la libertà di un popolo. Libertà che in swahili si dice Uhuru, come il nome del parco. Joseph ha il volto nerissimo. E lo stes­so sorriso di tanti suoi coetanei. Co­me quello velato di nostalgia di Lina, 13 anni, nata e cresciuta nella barac­copoli di Kibera, la più povera e la più vasta della capitale. O come quello solare di Francis, sul­l’erba dell’Uhuru park con u­na macchina fotografica per immortalare i suoi amici che studiano al Conservatorio di Nairobi e che Muti ha voluto si unissero per il concerto ai colleghi italiani dell’Orche­stra Cherubini e dell’Orche­stra giovanile italiana. In tut­to sono 106. Più 80 coristi del Municipale di Piacenza e del­la Stagione armonica, a cui se ne ag­giungono 140 di due cori locali. In­sieme suonano e cantano pagine che hanno contribuito a unire l’Italia, quelle di Verdi e Bellini. Nabucco e Tro­vatore, Norma e Puritani che i picco­li delle missioni, per ingannare il tem­po in attesa del loro turno col Va’ pen­siero, dirigono facendo simpatica­mente il verso a Muti. Il pubblico ascolta concentratissimo. Josephine, 58 anni, sulla collina con i suoi figli, sorride e sgrana gli occhi perché per la prima volta sente un’or­chestra suonare dal vivo. Paola con Verdi si sente un po’ a casa. «Sono di Pordenone, ma da nove anni vivo qui con mio marito, un indiano, e il pic­colo Manu» dice lasciandosi poi pren­dere dal ritmo delle percussioni dei giovani acrobati del Koinonia team che strappano applausi con le loro pi­ramidi umane. Muti li guarda. A qual­cuno «dà il cinque». Risponde così al­la chiamata arrivata un anno fa da Francesca Lipeti a volare con la mu­sica in Kenya. Il medico piacentino è in prima fila con dieci donne masai del suo dispensario di Lenkisem. Dall’Italia ci sono 100mila euro per lei, per padre Kizito, che ogni anno salva 200 ragazzi tra i 120mila bambini di strada di Nairobi, e per la famiglia di George Munyua Gathuru il 15enne morto sabato scorso nell’Adriatico in­sieme al volontario italiano Marco Co­lombaioni. Per loro un minuto di si­lenzio chiesto dal vicepresidente del Kenya, Kalonzo Musyoka. «Look at me». Guardatemi, dice Mu­ti ai piccoli prima di 'dare il la' al Va’ pensiero. Poi li abbraccia. Joseph, da lontano, lo saluta con la sua mano sporca di gelato.
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