domenica 21 novembre 2010
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La foto che correda questo articolo non inganni: non è stata scattata in occasione di una rimpatriata fra vecchie glorie del blues, bensì per promuovere un nuovo album – e di gran classe – che vede come autori e interpreti principali proprio i due signori ritratti nell’immagine. Ovvero Joe Willie Perkins, detto Pinetop Perkins perché si fece conoscere ribaltando lo stile di un celebre boogie woogie del pianista Pinetop Smith, e Willie Smith, detto «Big Eyes», grandi occhi. Pinetop Perkins ha appena compiuto 97 anni, iniziò la sua carriera da chitarrista ma un infortunio lo dirottò al pianoforte; Willie Smith di anni ne ha "appena" 74, e debuttò alla batteria diciassettenne al seguito del grande Muddy Waters. Fu proprio nella band di Waters che i due si conobbero, continuando a collaborare dagli anni Sessanta sino ad oggi: tra un gruppo formato per mostrare ai giovani cosa fosse il Blues con la maiuscola (ed ospitato in tour da Dylan, Stones, Clapton) e dischi inediti. Fra cui questo Joined at the hip, Perkins piano e voce e Smith (non più batterista per l’età, lo sostituisce il figlio Kenny) voce ed armonica.È un viaggio nel blues che porta in dote anche emozioni gospel, è l’occasione per incontrare i nonni terribili di una musica che fu definita «musica del diavolo». Anche se loro non sono molto d’accordo, anzi: Smith su questo punto è chiarissimo. «Tutta la musica è un dono di Dio. Lui ha creato ogni cosa e l’ha messa a disposizione dell’uomo. Dunque sta all’uomo usarla in modo da non farne veicolo di negatività. Per noi due, la musica deve comunicare valori».Sarà per questo che Perkins, oltre a continuare a suonare il piano («È l’unica cosa che so fare, e prego Dio ogni giorno di poter andare avanti a farlo») ha creato anche una Fondazione, aperta a tutti, per dare delle Master Class di piano. «Io non ho avuto una vita fortunata – dice il 97enne –, mio padre andò via di casa che avevo solo sei anni, mia sorella morì giovane, e quando se ne andò la mamma ero in Europa a suonare: non potei neppure salutarla. Non ho neanche potuto fare le scuole come si deve: però metto a disposizione il talento che ho per gli altri». E Smith, parlando anche dei giovani che suonano con loro nel disco, segnala: «La cosa più importante è che i ragazzi si pongano degli obiettivi e ci credano davvero. Senza però lasciare gli studi cercando il successo, è folle! L’educazione è la base di tutto».Dei contenuti del nuovo disco parla poi soprattutto lui, "Big Eyes". «È volutamente un album tradizionale. Pensato perché il blues non dimentichi le sue radici: del resto tutto nasce da lì, c’è un detto per cui il rock è figlio del blues… Io e Perkins abbiamo visto il blues dei primi decenni del Novecento e fu lì che capimmo che quella era la strada per dire qualcosa in musica. Oggi continuiamo a farne per dire quello che conta per noi, la spiritualità su tutto. La musica mi ha aiutato in tanti momenti difficili, le devo molto: ed è bello che questa gioia di farla e l’amicizia tra me e Perkins arrivino alla gente e la contagino». Pinetop Perkins e Willie Smith, 171 anni in due ma uno sguardo sempre al domani. «Amo suonare e voglio farlo finché vivo», dice Smith; mentre Perkins si schermisce, sussurra ancora «So fare solo questo» e ritorna al suo pianoforte.
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