domenica 3 aprile 2016
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In epoca moderna forse mai come in questi anni la Guardia Svizzera Pontificia ha goduto di tanta notorietà. Ed è quasi paradossale che accada durante il pontificato di Francesco: il corpo militare più formale di tutti e il Papa meno formale di sempre. Fatto sta che dopo il film-documentario presentato lo scorso anno al Festival di Venezia col titoloL’esercito più piccolo del mondo, ecco che da oggi i Musei Vaticani ospitano una singolare mostra fotografica dedicata alla vita quotidiana dei 110 militari rigorosamente di nazionalità svizzera che si occupano della difesa della persona del Ponteficie. Si chiamaThe life of a Swiss Guard. A private view, curata da Romina Cometti, propone 86 scatti (150 nel catalogo) del fotografo Fabio Mantegna. Ieri è stata presentata nel Salone di Raffaello della Pinacoteca dei Musei Vaticani dal direttore Antonio Paolucci e dal comandante della Guardia Christoph Graf. Entrambi hanno sottolineato l’estemporaneità dell’iniziativa che non celebra anniversari o eventi particolari, ma che intende solo mostrare la vita di questi giovani al servizio del Papa. Paolucci ha parlato di «dedizione che assomiglia molto a una testimonianza di fede». Graf ha precisato che «essere Guardia Svizzera è una vocazione per la quale occorrono fede profonda e convinzione. Notte e giorno siamo vicini al Santo Padre per consentirgli di svolgere il ministero di successore di Pietro». Fondata nel 1506 da Giulio II, spiega il sergente Urs Breitenmoser, portavoce della Guardia, è attualmente composta da 110 militari di cui 6 ufficiali. La ferma minima è biennale. Ogni anno, 35 nuove reclute, selezionate fra 150 ventenni da tutti i cantoni svizzeri, giurano nella loro lingua il 6 maggio, La data ricorda il giorno del 1527 in cui l’intera Guardia, 147 uomini, perì nell’attacco di 14 mila lanzichenecchi al Palazzo apostolico, consentendo a Clemente VII di riparare nell’inespugnabile Castel Sant’Angelo. Una parte di questi ragazzi prosegue la ferma per un altro anno. Alcuni, se l’organico lo consente, scelgono di fare carriera. E che a monte ci sia una solida scelta di fede lo prova il fatto che in media ogni anno, finita la leva uno di loro sceglie il seminario. E il rapporto con Francesco? «È molto bello. Lui rompe il protocollo, guarda alla persona al di là della divisa... Anche alcuni degli aneddoti che si raccontano su suoi gesti di cortesia nei confronti dei militari di guardia a Santa Marta non sono lontani dal vero». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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