martedì 30 maggio 2017
Bocciata la «sospensiva urgente»: «Non opportuno». La sentenza del Tar aveva bloccato cinque direzioni. Intanto spunta un emendamento alla manovra. Franceschini: «Dare certezze»
Il Palazzo Ducale di Mantova

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Nel fissare per il 15 giugno la camera di consiglio per la trattazione della vicenda relativa all'annullamento da parte del Tar del Lazio della nomina dei direttori dei musei, il presidente della sesta sezione del Consiglio di Stato Luigi Maruotti ha respinto l'istanza del ministero per i Beni culturali che chiedeva una sospensiva urgente, sia perché «non risulta opportuna la modifica della situazione attuale (il che condurrebbe ad un incongruo alternarsi degli organi titolari di funzioni pubbliche)», sia perché «le delicate questioni oggetto del giudizio esigono il dovuto esame nell'ordinaria sede collegiale, nel rispetto del principio del contraddittorio».

Intanto il governo si è mosso per via politica e ieri in Commissione Bilancio, fra gli emendamenti per la Manovra, è spuntato ed è stato approvato un testo del relatore (Mauro Guerra) secondo cui «nella procedure di selezione pubblica internazionale» non si applichino i limiti previsti per il lavoro alle dipendenze della Pa che impediscono ai cittadini Ue di accedere a posti che implichino esercizio diretto o indiretto dei poteri ovvero non attengono alla tutela dell’interesse nazionale». Il ministro Franceschini intervenendo in commissione ha evidenziato la necessità di «una norma interpretativa con cuidare una garanzia anche per il futuro». Questo probabilmente non basterà a "fermare" la sentenza del Tar: per i giudici del Lazio le procedure erano infatti viziatein più punti. Per questo sarà necessario attendere il pronunciamento del Consiglio di Stato, il 15 giugno.

Il Tar, lo scorso 24 maggio, aveva annullato le nomine dei superdirettori di Palazzo Ducale a Mantova, della Galleria Estense a Modena, degli archeologici di Taranto, Napoli e Reggio Calabria (in primo momento era stato annunciato anche Paestum, poismentito), mettendo di fatto in discussione la riforma dei musei lanciata due anni fa dal ministro Franceschini.

Il bando, secondo il Tar del Lazio che si appoggia all'articolo 38 del decreto legislativo 165/2001, «non poteva ammettere la partecipazione al concorso di cittadini non italiani» per posti dirigenziali della pubblica amministrazione. Non solo: lo scarto dei punteggi tra i candidati meritava «una più puntuale e più incisiva manifestazione di giudizio da parte della Commissione», mentre viene contestata la scelta di svolgere le prove orali a porte chiuse in assenza quindi dei «principi di trasparenza e parità di trattamento dei candidati».

I direttori inquestione sono già decaduti e, annuncia il Mibact, saranno sostituiti ad interim. In realtà solo uno è straniero: Peter Assmann, a Mantova. Ma altri ricorsi, ad esempio contro Schmidt agli Uffizi o Zuchtriegel a Paestum, sono stati respinti per vizi di forma. «Non ho parole aveva detto a caldo il ministro dei Beni culturali -. Non do letture politiche e rispetto le sentenze. Ma registro con grande dolore ciò che questo comporta praticamente e per l'immagine dell'Italia nel mondo». Anche perché il Tar parla di procedura «poco chiara e magmatica» di selezione, che invece per Franceschini «è stata fatta da una commissione assolutamente imparziale» composta da personalità internazionali. Il Mibact ha quindi ricorso in appello al Consiglio di Stato richiedendo la sospensiva delle sentenze. Ieri il primo pronunciamento, che ha bocciato proprio la sospensiva urgente. Il 15 giugno la camera di consiglio sul resto.

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