martedì 12 aprile 2016
​Lo spettacolo, in prima assoluta, ha aperto le celebrazioni per i 225 anni della scomparsa del Salisburghese: sul palco ci sono tutti gli amori delle sue opere.
Mozart alla Scala: una danza d'amore
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Diciamolo subito. L’operazione è riuscita. Il termometro sono certo gli applausi del pubblico. Lunghi e ripetuti. Anche a scena aperta. Tanto che dopo il passo a due, cuore della serata, la musica è costretta a fermarsi per più di due minuti. Ma la riuscita dell’operazione messa in campo dal Teatro alla Scala con Il giardino degli amanti, nuovissimo balletto che il coreografo Massimiliano Volpini ha cucito addosso a Roberto Bolle sulle note di Wolfgang Amadeus Mozart, lo avverti uscendo da teatro. E ributtandoti nella vita di tutti i giorni. Con quell’allegria venata di malinconia che solo le note del genio di Salisburgo sanno lasciarti addosso. Note che già sulla partitura sono danza. Perché trasudano gioia. Perché si fanno palpitanti d’amore. Perché si tingono di malinconia. E perché non hanno paura di diventare anche dolore. Perché si fanno vita.  Sul palco un Uomo e una Donna nostri contemporanei. Si amano. Si perdono di notte in un giardino di siepi. Incontrano altri uomini e altre donne, che sono quelli che Mozart ha raccontato nelle sue opere: Figaro e Susanna, il Conte d’Almaviva e Rosina, Don Giovanni e Leporello, le due coppie di amanti del Così fan tutte e la Regina della Notte. Sognano. O forse no. Danzano in abiti del Settecento. Scrivono la loro storia sulle note di Mozart. Si trovano. E si ritrovano poi nella realtà. Abbracciati. Cambiati dopo essersi sporcati con le mani con la vita raccontata dalla musica. Che ha più di duecento anni. Perché Il giardino degli amanti è il primo spettacolo che la Scala mette in campo per celebrare i 225 anni dalla scomparsa di Mozart, che si ricorderanno il 5 dicembre. Ottimo inizio perché in ottanta minuti offre un ripasso efficace delle più belle opere del musicista.  Sabato prima mondiale per la coreografia che il teatro ha affidato a Volpini, ballerino scaligero sino a due stagioni fa e ora coreografo a tempo pieno. Con un curriculum ricco, tra spettacoli classici e videoclip. Stili che si vedono nel nuovo lavoro che sarà in scena a Milano sino al 19 aprile e che sarà trasmesso nei cinema di tutto il mondo. Il merito di Volpini è quello di aver creato uno spettacolo dove si danza. E tanto. Cosa non scontata nei lavori contemporanei. Non c’è nota che non sia stata rivestita di danza: il Quartetto per flauto e archi in re maggiore che, spezzato in due incornicia la vicenda, il Quartetto per oboe e archi in fa maggiore e il Quartetto per clarinetto e archi. Tutti affidati alle prime parti dell’orchestra della Scala guidate dal primo violino Francesco Manara. Pagine che evocano i personaggi. Così Figaro e Don Giovanni si materializzano tra le piante del giardino. Chiedono all’uomo e alla donna di raccontare la loro storia. Che Mozart forse ha già messo in musica. Forse non sono così innovativi i passi creati da Volpini in lunghe settimane di lavoro in prova con il Corpo di ballo della Scala. Ma guardano alla tradizione classica, la richiamano, la contaminano con il gusto che la tv e i suoi programmi, la Rete e i suoi social vogliono secco, veloce e netto. Il racconto scorre fluido, intercettando i gusti dei tanti giovani seduti in platea che, in qualche modo, quel linguaggio un po’ lo conoscono già. Roberto Bolle e Nicoletta Manni sono l’Uomo e la Donna che ci rappresentano. E che ci guidano nel suggestivo giardino disegnato, così come i costumi, da Erika Carretta. Lui mette la sua tecnica impeccabile a servizio di un personaggio che, come tanti uomini, è sempre in bilico tra sentimento e sorriso scanzonato. Lei disegna una Donna determinata, capace di agire per amore. Con loro la Regina della Notte alla quale Marta Romagna regala le sue linee eleganti e una struggente malinconia di chi guarda la vita con la saggezza data proprio dall’aver vissuto. Una trentina i ballerini in scena guidati dai sempre eccellenti primi ballerini Mick Zeni (Almaviva) e Claudio Coviello (Don Giovanni), affiancati, tra gli altri, dai giovani e intensi Marta Gerani (Dorabella), Vittoria Valerio (Fiordiligi), Angelo Greco (Ferrando) e Valerio Lunadei (Guglielmo). 
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