venerdì 18 ottobre 2019
Il film di Edward Norton che ieri ha aperto la Festa di Roma, è un noir ambientato nella New York degli anni Cinquanta, prossima a Gotham City, ma che parla dell’America di oggi
Edward Norton regista e protagonista di "Motherless Brooklyn"

Edward Norton regista e protagonista di "Motherless Brooklyn"

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Giochi di potere e corruzione, luridi bassifondi e salotti dorati, Jazz club, speculazioni edilizie e diritti civili calpestati. A vent’anni da Fight Club che lo ha trasformato in un attore di culto e dal suo esordio alla regia con la commedia romantica Tentazioni d’amore, Edward Norton torna dietro la macchina da presa con un noir ambientato nella New York degli anni Cinquanta per parlare dell’America di oggi.

Motherless Brooklyn - I segreti di una città, film di apertura della 14ª Festa di Roma, distribuito da Warner, in sala dal 7 novembre e tratto con molta libertà dal romanzo di Jonathan Lethem, ha per protagonista un detective assai speciale, fragile ed emarginato, Lionel Essrog (interpretato dallo stesso Norton), affetto dalla sindrome di Tourette - che allora non aveva ancora un nome - e da disturbi ossessivo-compulsivi, ma dotato di una mente brillantissima e impegnato indagare sulla morte del suo mentore e unico amico, Frank Minna (Bruce Willis). Sul suo cammino incontrerà Laura Rose (Gugu Mbatha-Raw), una giovane donna che si batte contro la discriminazione razziale negli alloggi, e Moses Randolph (Alec Baldwin), urbanista avido e arrogante destinato a distruggere interi quartieri di abitazioni a prezzo accessibile a famiglie con basso reddito. Un personaggio imbevuto dell’etica dei power-Broker di New York degli anni Cinquanta e ispirato al famigerato Robert Moses, che ha contribuito a plasmare la città di New York moderna così come la conosciamo oggi gestendo un governo ombra non eletto.

La Grande Mela diventa dunque uno dei principali protagonisti del film così come la musica jazz, che oltre a essere la colonna sonora di quegli anni diventa, con il suo linguaggio improvvisato, anche l’espressione della vita interiore di Lionel, che trova lì trova una corrispondenza al caos e all’anarchia che regnano nella sua mente. Mentre proseguono le indagini sulla morte di Minna, va avanti anche il percorso umano di Lionel, la cui vulnerabilità sarà destinata a trasformarsi in un punto di forza. A salvarlo dalla paura delle proprie debolezze sarà proprio Laura Rose, lontana dalle iconiche dark ladies del genere noir, capace di intravedere una luce in un uomo che si è sempre sentito respinto a causa delle sue condizioni.

In una New York che assomiglia a Gotham City, Lionel in fondo assomiglia all’uomo che sarebbe potuto diventare Arthur Fleck se la totale mancanza di amore e compassione non lo avesse trasformato nel sanguinario Joker. «Non ci sono molti buoni ruoli in giro – dice sorridendo Norton – e il personaggio di Lionel nel romanzo è davvero memorabile. Ho tradito parecchio il libro, ambientato negli anni Novanta, ma coinvolgendo l’autore, grande cinefilo e come me appassionato di New York, dove entrambi viviamo da trent’anni. Ho scelto di dare alla storia una dimensione politica più profonda, abbiamo pensato a Raymond Chandler e al suo Philip Marlowe, ed è come se avessimo dato al suo detective una nuova vita».

Tra le novità c’è proprio l’incontro con Laura Rose, afroamericana che lotta contro le ingiustizie. «Il mio personaggio – commenta Gugu Mbatha-Raw, attrice inglese di origine sudafricana – sfida a cliché delle donne nere di quell’epoca perché non è né una casalinga, né una cantante jazz, né una femme fatale. È una donna istruita, un’attivista contro la discriminazione razziale, e quello con Lionel è un incontro speciale fra due emarginati. All’inizio credono di poter fare qualcosa l’uno per l’altra rispetto alle proprie cause ma poi nascerà qualcosa di molto più profondo».

Si dichiara soddisfatto Norton se il pubblico vedrà nella New York di quel periodo lo specchio dei tempi moderni. «Quello che stiamo vivendo in questo momento storico riguarda gli Stati Uniti, ma anche l’Europa. Abbiamo creduto nell’idea che sia il popolo ad avere il potere, il nostro contratto sociale è basato su questo concetto, ma in realtà la minaccia è sempre in agguato. In tanti Paesi e in tanti momenti storici abbiamo assistito le società si sono innamorate di personaggi oscuri e potenti, una questione interessante che ci deve farci stare sempre all’erta».

E a proposito del legame tra Lionel e Laura Rose, Norton aggiunge: «Mi piaceva idea che fosse una donna così a dare una svolta alla vita di Lionel, che ha bisogno di relazionarsi e che unisce dolore e frustrazione e umorismo e tenacia, un mix che mi ha sempre commosso. Io trovo che i film noir siano generalmente molto cinici, ma questo non è proprio il momento di seguire questa strada. Preferisco decisamente raccontare i sentimenti».

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