sabato 27 settembre 2014
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​Quando l'uomo va contro se stesso dimenticando Dio il disastro è inevitabile. Dal 1997 ai giorni nostri: sedici anni di guerre, disastri ecologici, nuove schiavitù raccontati dal fotoreporter friulano Pierpaolo Mittica in una mostra dal titolo “Ashes/Ceneri”, alla Galleria Harry Bertola di Pordenone (l'esposizione è aperta al pubblico fino all'11 gennaio 2015). Centocinqua scatti, immagini crude, toccanti, storie di distruzioni, violenze, abbandoni, povertà, malattie provocate dall'egoismo più bieco e, spesso, nell'indifferenza più generale del resto del mondo.

Una testimonianza – e una denuncia – di quanto l'uomo con il suo potere è stato capace di fare attraverso ciniche scelte di politica e di economia. Dal conflitto nei Balcani al terremoto di Fukushima, fino all'incidente nucleare "dimenticato" di Mayak, negli Urali, a 1500 km da Mosca, che nel 2013 ha causato una contaminazione radioattiva pari a 20 volte quella di Chernobyl. Mittica è andato sul posto, ha indagato e realizzato reportage fotografando l'umanità afflitta, la natura dilaniata, ma anche la speranza di una vita meno dolorosa che traspare dai volti degli involontari protagonisti di queste tragedie.

Come le vittime dei fumi tossici nella città russa di Karabash, emessi dalle ciminiere di una enorme fonderia di rame, o i disperati che chiedono l'elemosina sulle strede delle principali città dell'India. La mostra "parla" in chiaroscuro di Chernobyl e della sua gente colpita dalla più grande catastrofe tecnologica dell'era moderna, degli abitanti delle baraccopoli di Dharavi, nel Mumbai, costretti a vivere tra i rifiuti, racconta dell'inferno che devono affrontare ogni giorno per sopravvivere i cercatori di zolfo sulla cresta del vulcano Ijen, nell'isola di Giava, fa vedere i bambini di strada del Bangladesh, sfruttati e abusati.

Le fotografie di Pierpaolo Muttica, un allievo del grande fotoreporter svizzero Charles-Henri Favrod, sono state pubblicate da riviste e quotidiani italiani e stranieri (tra cui il The Guardian, The Telegraph, il Japan Days International) esposte negli Stati Uniti e in diversi Paesi europei e, nel 2011, alla Biennale dell'Arte di Venezia. Il catalogo della mostra, con testi critici di Favrod e della studiosa americana Naomi Rosenblum, presenta un intervento dello scrittore ed ambientalista cileno Luis Sepùlveda: «Quando Mittica cattura l'immagine della piccola Caterina, di nove anni, condannata da un cancro alla tiroide in un centro oncologico di MInsk – scrive – ci constringe a prenedere partito contro una visione irrazionale di quel feticcio chiamato progresso, e ci dice che è urgente avere un'opinione».

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