giovedì 6 marzo 2014
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I filosofi rigorosi lo guardavano un po’ dall’alto, perché aveva deciso di «scrivere anche canzonette». Il mondo delle musica, invece, lo trattava con una deferenza quasi esagerata, felice com’era di avere tra le proprie fila anche qualcuno che aveva fatto studi importanti.Lui, il filosofo Manlio Sgalmabro, morto a 90 anni, a Catania, se la rideva col suo amico Franco Battiato, facendo spallucce ai primi e ridendo un po’ dell’esagerazione del circo della musica. Gli intenditori scrivono che «l'opera filosofica di Sgalambro risentiva delle influenze, fra gli altri, di Friedrich Nietzsche ed Emil Cioran». L’opera più importante la firmò ormai adulto: La morte del sole. Ne seguirono molte altre: Trattato dell'empietà, Del pensare breve, Dell'indifferenza in materia di società, La consolazione, Trattato dell'età, De mundo pessimo e altri. L'ultima, uscita nel 2013, è Variazioni e capricci morali. Ciò che tutti si ricorderanno, invece, sono i testi delle sue canzoni per Battiato, prima fra tutte La cura. Appena saputo della sua morte, qualche buontempone ha modificato la sua scheda su Wikipedia attribuendogli la paternità dei testi di canzoni per bambini quali Madama Dore, Fra Martino campanaro, Il merlo ha perso il becco.L'amico Battiato, com'era facile prevedere, è distrutto: «Non ho nulla da dire, è una cosaprivata, è un dolore personale molto forte» ha dichiarato all'agenzia Ansa. «È morto un intellettuale importante per la Sicilia, che amava l'isola». Così Pippo Baudo ricorda Manlio Sgalambro, dicendosi «molto dispiaciuto e colpito. A lui piaceva molto cantare ma era stonato. Ci mancherà ed è una grossa perdita per la Sicilia: era uno dei suoi più grandi intellettuali». I funerali di Sgalambro saranno celebrati domani, venerdì, alle 15:30 nella chiesa Crocifisso dei miracoli a Catania.
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