martedì 15 aprile 2014
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«Ama le sfide forti, quelle che si combattono da soli fino all’ultimo soffio». Domenico Rigotti lo ha scritto su Avvenire sabato, il giorno prima di morire, a proposito di Giuseppe Battiston in scena al Piccolo. «È una frase che vale soprattutto per lui. Conserverò per sempre questa recensione nel mio ufficio» dice commosso Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro, ricordando «Domenico, sempre presente, sempre indipendente nel giudizio, non sempre tenero anche su alcuni nostri spettacoli». «Un grande dolore – aggiunge il regista Maurizio Scaparro –. Io non ho il privilegio di credere, e lo dico con nostalgia della fede. Ecco, Rigotti era profondamente legato alla sua fede e, grazie a questo, capace di essere laico e intelligente nei suoi giudizi. Amava il teatro e credeva nella funzione del teatro: per questo oggi lui manca di più». Elio De Capitani ha ricordato Rigotti con un sorriso, inviando a tutti i suoi collaboratori una foto di Domenico da lui scattata all’Elfo «poche settimane fa quando venne a vedere  Morte di un commesso viaggiatore – dice il regista –. Rivederlo è stato travolgente, abbiamo parlato di tutte le versioni dell’opera di Arthur Miller. Lui aveva il senso della continuità del teatro fra presente e passato, non in contrapposizione, ma in confronto costruttivo». Pure per Alessandro Gassman «scompare con Rigotti un altro esempio di critico competente e mai di parte. Quando la critica teatrale è illuminata anche il teatro stesso se ne avvantaggia. Buon viaggio!». La regista Andrée Ruth Shammah del Franco Parenti di Milano si sente «molto turbata. Fino all’ultimo è venuto a teatro, per difendere quest’arte. Ricordo la sua gentilezza e cortesia, e la sua assoluta libertà». L’attore Gianfranco Iannuzzo ricorda con affetto come è diventato amico di famiglia dopo un atto di fiducia in lui, allora giovane comico, da parte della grande "firma". «Aspettavamo le sue critiche per imparare e per crescere» aggiunge Pamela Villoresi. «Nella categoria dei critici ci sono quelli che lo fanno per l’amore della cultura ed altri che invece si sono stancati del teatro: ecco, le critiche dei primi, e Rigotti era uno di quelli, non hanno acrimonia e sono costruttive per migliorare il nostro lavoro». Anche la Festa del Teatro di San Miniato, attraverso il suo presidente Marzio Gabbanini ricorda Rigotti «come punto di riferimento del nostro festival da lui più volte frequentato, in una vicinanza culturale e spirituale».Anche il mondo della danza piange Rigotti a partire dall’amica Luciana Savignano: «Una persona così signorile, giusta, pacata, elegante, rispettosa. Un critico competente, che amava la danza e che diceva quello che pensava senza essere mai aggressivo». Si unisce anche la Direzione e il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala che «ricordano con affetto e stima l’entusiasmo, la classe e la competenza di Domenico Rigotti. Presenza garbata e costante che ha sempre messo a disposizione di tutti la sua profonda preparazione, per illustrare le produzioni e gli artisti della Scala, mai dimenticando la storia della danza, ma anche con un giovanilissimo e curioso sguardo al futuro e ai nuovi artisti».
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