mercoledì 18 febbraio 2015
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Il Monopoli, definito «il più giocato gioco da tavolo della storia», fece la sua prima comparsa nei salotti delle famiglie italiane ottant’anni fa, alla fine del mese di febbraio del 1935. Il gioco era nato negli Stati Uniti durante la famosa crisi del 1929 per opera di Charles B. Darrow (1889-1967), un intraprendente ingegnere di Germantown, un sobborgo di Filadelfia, che all’epoca si trovava nella triste condizione del disoccupato. Erano davvero tempi grigi, i soldi in tasca scarseggiavano e pertanto quasi nessuno pensava al cinema, al teatro e ai passatempi a pagamento. E fu così che una sera questo ingegnere tracciò sulla cerata del tavolo della cucina lo schema di una città ideale, con tanto di strade, ferrovie e lotti di terreno dal prezzo variabile. Poi, utilizzando pezzetti di legno scartati da un deposito di legnami costruì casette e alberghi e con del cartoncino colorato confezionò dei mini-contratti ma anche dei dollari in miniatura per gli acquisti. E da quel momento la famiglia Darrow, ogni sera, si divertiva ad acquistare e ad affittare immobili secondo regole che via via venivano inventate.Anche gli amici che venivano a far visita ai Darrow presero gusto al gioco al punto che alcuni pregarono l’ingegnere di confezionare qualche esemplare per loro uso. E Darrow cominciò a produrre artigianalmente le sue "scatole" che vendeva a 4 dollari l’una e quando vide che le richieste andavano aumentando cominciò a pensare che quel suo gioco poteva essere davvero la classica gallina dalle uova d’oro e dopo una esperienza coi grandi magazzini di Filadelfia decise di agire in grande offrendo il suo gioco alla Parker Brothers, la più famosa fabbrica di giochi degli States. La Parker, però, lo rifiutò. Il gioco, infatti, era divertente ma violava alcune regole che la Parker riteneva essenziali per il buon successo di un gioco da tavolo. La prima regola violata era la sua durata. Un gioco da tavolo doveva durare al massimo 45 minuti mentre il gioco dell’ingegnere poteva andare avanti per ore e ore. Il gioco, inoltre, non si concludeva con un traguardo ma i giocatori continuavano a girare attorno al tavolo. E infine le regole del gioco, secondo la Parker, erano troppo difficili e avrebbero sicuramente messo in difficoltà il giocatore medio, poco pratico di rendite, ipoteche e interessi come invece il gioco richiedeva. La Parker allora prese carta penna e calamaio e scrisse una letterina all’ingegnere informandolo che la ditta non era interessata e che il suo gioco, se proprio lo voleva sapere, conteneva ben «cinquantadue errori fondamentali».L’ingegnere, però, non si dette per vinto e propose il suo gioco ad alcuni magazzini locali che già in precedenza gli si erano mostrati favorevoli. Il gioco finalmente decollò e Darrow, che lavorava fino a quattordici ore al giorno, non riusciva a far fronte a tutte le richieste. A questo punto la Parker Brothers fece marcia indietro e acquistò il gioco e l’ingegner Darrow divenne ben presto milionario e famoso tant’è che alcuni anni dopo la sua morte Atlantic City gli dedicò una lapide.In Italia il Monopoli venne pubblicato nel 1935 dalla Editrice Giochi e la diffusione del gioco venne affidata a tre giovani funzionari, Emilio Ceretti, Paolo Palestrino e Walter Toscanini, figlio del grande maestro Arturo. I tre si riunivano in una stanzetta messa a disposizione dal poeta Delio Tessa in via Rugabella a Milano. E mentre i tre si impratichivano del gioco, Tessa declamava i versi di Carlo Porta. La cosa intrigò perfino il maestro Toscanini, che spesso telefonava perché si andasse a casa sua a giocare a Monopoli ma soprattutto per ascoltare le declamazioni di Tessa.All’epoca, però, il regime vietava l’uso dei termini stranieri e così il gioco, che all’estero era conosciuto come "Monopoly", perse la "y" finale e divenne "Monopoli", ma con l’accento sulla seconda "o" tanto per essere in armonia con la pronuncia originale (recentemente il gioco ha ripreso la "y" e oggi anche in Italia si gioca a "Monopoly"). Ovviamente furono anche introdotti alcuni nuovi nomi delle strade (Via del Fascio, ad esempio, e simili) che dopo la caduta del Fascismo furono nuovamente sostituiti. Va anche detto che al Regime il gioco non piaceva perché lo considerava un prodotto degenere del capitalismo. Anche Fidel Castro sarebbe stato dello stesso parere tant’è che fece distruggere tutte le scatole del Monopoli che si trovavano a Cuba e ancora oggi il gioco non è consentito. Ma il Monopoli, intanto, andava sempre più diffondendosi e alla Rinascente di Milano furono organizzati addirittura degli spazi per spiegare alla gente le regole del nuovo gioco. Ebbe anche la sua consacrazione ufficiale da Luigi Barzini Jr, che nel 1936 pubblicò sulla terza pagina del "Corriere della sera" un elzeviro dove spiegava diffusamente le regole di questo nuovo passatempo degli italiani.Il Monopoli però non fu… monopolio dell’ingegner Darrow. Sembra che un gioco simile fosse stato inventato e brevettato da una signora di nome Elizabeth Magie con lo scopo di insegnare la teoria dell’imposta unica dell’economista Henry George.
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