mercoledì 21 settembre 2022
Il toscano è l’uomo di punta della nuova Italia di Bennati impegnata domenica al Mondiale: «Nazionale peggiore? Vi stupiremo, chi non ci crede ha già perso. Van der Poel è il grande favorito»
Alberto Bettiol, 28 anni, punta di diamante della Nazionale di ciclismo ai Mondiali in Australia

Alberto Bettiol, 28 anni, punta di diamante della Nazionale di ciclismo ai Mondiali in Australia

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Domenica prossima a Wollongong in Australia sarà la punta della prima nazionale di Daniele Bennati, il bomber di una Squadra, che spera di poter continuare a conservare quella “s” maiuscola che da sempre contraddistingue i nostri colori, perché è così che da decenni la nazionale che è stata in passato di Binda e Magni, Martini e Ballerini fino a Davide Cassani è chiamata e riconosciuta nell’ambiente delle due ruote. Sarà Alberto Bettiol, 28 anni toscano di Poggibonsi, di stanza in Svizzera, il nostro “bomber” designato, anche se di corse ne ha vinte solo tre: un Giro delle Fiandre, una tappa dell’Etoile de Besseges e una al Giro d’Italia. Punto. Questo è quanto, ma Bettiol, volto da bravo ragazzo e favella da telecronista in erba, non si tira indietro. Lui ci crede, quanto se non di più del suo ct Bennati, che ha assemblato una squadra di giovani assaltatori che dovranno essere capaci di districarsi tra le linee di corridori del calibro di Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel, Tadej Pogacar e Remco Evenepoel.
Bettiol, come si sente?
Molto bene e non vedo l’ora che arrivi il giorno della corsa per sprigionare tutta la forza che ho accumulato in queste ultime settimane. Il mondiale per me è da sempre una corsa speciale e non voglio lasciare nulla di intentato.
Da quando pensa a questa corsa?
Da più di un anno, da quando ho dovuto rinunciare per problemi fisici al mondiale di Lovanio. Pensi che ho una chat su WhatsApp con Leonardo Piepoli, il mio preparatore e con Gabriele Balducci, un amico e secondo fratello che mi segue negli allenamenti. Quel gruppo si chiamava Leoven 2021, con la bandierina dell’Italia che era un po’ il nostro obiettivo stagionale. Quando a metà agosto 2021 sono stato costretto a rinunciare per una colite ulcerosa, il nome della chat è stato subito cambiato in Wollongong2022. È più di un anno che ci penso, poi ovviamente mi sono dovuto conquistare la convocazione e la fiducia del ct Bennati. Ho discusso il miglior programma possibile di avvicinamento e a spese mie sono arrivato qui in Australia il 12 settembre scorso direttamente dal Canada dove ho corso con la maglia del mio club due gare (corre per l’americana EF Education EasyPost, ndr): insomma, ho fatto tutto quello che era necessario fare per poter essere competitivo domenica.
Se dovessimo dare un titolo a questo mondiale: missione impossibile o il grande sogno?
Di cose impossibili nello sport non ce ne sono, altrimenti non si farebbero le gare. Ogni corsa è una nuova storia, anche se è chiaro che c’è chi è più favorito di altri. Ma chi non ci crede ha già perso. È vero, la nostra squadra manca di un corridore di riferimento, ma siamo un buonissimo gruppo (Bettiol, Bagioli e Trentin, Affini e Ballerini, Battistella e Conci, Rota, Sobrero e Zana, ndr) e sono certo che sapremo dare spettacolo. Lo so, qualcuno ha scritto che siamo la nazionale peggiore della storia; va bene, voi guardateci in tivù e noi cercheremo di divertirvi e stupirvi. È chiaro che non abbiamo Van Aert, van der Poel e Pogacar, ma siamo una bella squadra.
Cosa risponde a chi le fa notare che in carriera ha vinto solo tre corse?
Che ha ragione, ho vinto solo tre corse, tra le quali un Giro delle Fiandre, corsa nella quale non ero favorito allora come oggi, e poi una tappa al Giro. Cosa posso dire? Ho vinto tre corse e il 25 settembre spero di vincere la quarta.
Mi sembra molto bene motivato: ma i suoi problemi di colite ulcerosa sono stati definitivamente superati?
Assolutamente sì, a tal punto che nei giorni scorsi anche il medico della nazionale (Roberto Corsetti, ndr) mi ha chiesto come stato e io nemmeno più ci pensavo. È un problema che dopo un anno tribolato - lo scorso - ho definitamente superato, grazie allo staff medico del JMedical, al quale mi sono rivolto.
Una gara veloce ma non per velocisti, un mondiale lungo e impegnativo 267 km con quasi 4 mila metri di dislivello: un percorso per chi?
Per me il grande favorito è Van der Poel: è lui l’uomo da battere. Sa prepararsi molto bene, l’ha dimostrato in più di un’occasione e difficilmente sbaglia. Mathieu lo vedo molto bene su u percorso veloce ed esigente come questo, molto più di Van Aert e Pogacar. E poi bisognerà vedere Evenepoel come starà, visto che è reduce da tre settimane di corsa alla Vuelta. È vero che ha vinto e ha il morale a mille, ma tre settimane di fatica poi si fanno sentire… Occhio, però, anche a corridori come l’australiano Matthews e l’eritreo Girmay: atleti veloci e di resistenza, con tanto fondo.
Anche noi dobbiamo avere tanto fondo, nel senso di fortuna.
Quella deve baciare un po’ tutti, ma se ci gira bene… Un anno fa Van Aert era il leader indiscusso e favorito, correva sulle strade di casa e non ha vinto. Sarà un mondiale aperto. Percorso duro con tanto recupero. Ci sarà da soffrire e noi siamo pronti a rendere la vita dura a tutti. D’altronde siamo o non siamo la squadra peggiore della storia? E allora possiamo solo stupirvi.

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