venerdì 9 giugno 2023
Per la terza volta di fila la finale Scudetto è tra i due club più titolati d'Italia. Troppo grande il divario tecnico ed economico con il resto della Serie A
Nicolò Melli, 32 anni, capitano dell'Olimpia Milano

Nicolò Melli, 32 anni, capitano dell'Olimpia Milano - Fotogramma

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Uno Scudetto per due. Atto III – La saga continua. Se fosse un film, il titolo suonerebbe più o meno così. Il campionato di basket italiano ripropone per il terzo anno di fila la finale tra Olimpia Milano e Virtus Bologna. Ed è molto probabile che il copione si ripeta ancora nei prossimi anni visto il divario troppo grande tra i due club e il resto della Serie A. Le “Scarpette Rosse”, dopo la vittoria dell’anno scorso, vanno a caccia di un bis che significherebbe trentesimo Tricolore e terza stella cucita sul petto. Al contrario le “Vu Nere” vogliono prendersi la rivincita e ritornare sul trono come nel 2021. Allora in panchina c’era Djordjevic, oggi invece alla guida dei bolognesi c’è Scariolo che a questo tipo di partite è abituato visto che ne ha disputate tante da coach con la sua Spagna campione del mondo e d’Europa in carica. I bianconeri non hanno ancora perso una partita in questi playoff e il tecnico bresciano potrà contare come al solito sul genio di un fuoriclasse assoluto come Teodosic, sulla fisicità sotto canestro di Shengelia e sull’esperienza di Belinelli. Tutti fattori che potrebbero ribaltare il pronostico che dà per favorita la squadra di Messina. I biancorossi faranno senz’altro valere i loro punti forza: da capitan Melli alla regia talentuosa del play Napier, senza dimenticare i preziosi apporti di un gruppo che ha tante altre frecce all’arco da Shields a Datome. L’EA7 Emporio Armani e la Virtus Segafredo si daranno ancora una volta battaglia al meglio delle sette gare, con Milano che avrà il vantaggio del fattore campo, avendo chiuso in testa la regular season.

È la sfida tra le due squadre più titolate d’Italia (29 scudetti l’Olimpia e 16 la Virtus), ma anche quella tra due club che da 3 anni giocano di fatto un altro campionato. Un “duopolio” che sollecita interrogativi e restringe senz’altro l’interesse della Serie A a sole due piazze. Che piaccia o no è così. Lo dicono i numeri: negli ultimi tre anni, il record combinato di Milano e Bologna tra quarti e semifinali è 36 partite vinte e una sola sconfitta (quella dell’Olimpia a Pesaro quest’anno). Ma lo dice soprattutto il budget: per l’annata 2021-2022 il volume d’affari era di circa 33 milioni di euro per Milano e di 25 quello della Virtus. Ben più del triplo e del doppio di Venezia (10) e Tortona (7). Intorno ai 6 milioni Brescia, Sassari e Reggio Emilia, sotto queste cifre tutte le altre società di A1 (fonte La Prealpina) . Ma è pur vero che se nel massimo campionato sono ritornati due coach di livello internazionale e continuano ad arrivare giocatori di primo piano lo si deve soprattutto a Milano e Bologna. In attesa allora che nuovi patron come Armani e Zanetti, prendano a cuore le sorti di altre piazze c’è almeno da augurarsi che le uniche due italiane presenti in Eurolega possano ben rappresentarci e far da traino per il movimento anche nella massima competizione europea. Quest’anno hanno deluso. E il trionfo del Real Madrid in Eurolega ha fatto sì che la Spagna ci ha sorpassato per numero di titoli vinti dai club (14-13). L’ultima nostra vittoria è di vent’anni fa (con la Virtus Bologna). Le altre risalgono agli anni ‘70 e ‘80 (Milano, Varese, Cantù e Roma). È tempo di fare un salto in avanti anche fuori dai nostri confini.

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