mercoledì 9 novembre 2016
Una mostra a Palazzo Morando ricostruisce con foto e documenti d'epoca la capacità della città di rialzare la testa dopo i terribili bombardamenti degli alleati. Dalle macerie al boom economico
Teatro alla Scala, ricostruzione, 1945, Archivio storico del Teatro La Scala di Milano

Teatro alla Scala, ricostruzione, 1945, Archivio storico del Teatro La Scala di Milano

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«La città è morta, è morta». L’ultimo verso di Milano, agosto 1943 del poeta Salvatore Quasimodo è il condensato della disperazione e del senso di prostrazione di un’intera comunità di fronte al disastro provocato dai bombardamenti delle forze alleate. Ha il sapore e il valore di un epitaffio. Però c’è sempre un “però” che apre un'altra strada. «La morte “insudicia” – scrisse lo scrittore e compositore Alberto Savinio, nome d’arte di Andrea De Chirico, fratello di Giorgio –. Insudicia quello che era pulito, intorbida quello che era limpido. Pure si dice che la morte è serenità, calma, e l’arte per parte sua… Quella calma, quella serenità non sono della morte», ma «della vita che si è celata nella morte e l’ha vinta. Il primo giorno vidi Milano “insudiciata” dalla morte. Poi la notte calò e uno spettrale silenzio. L’indomani già Milano s’illimpidiva». Così Milano trova la capacità di rialzare la testa. E rinascere.

Un percorso che si potrà rivivere attraverso 170 immagini d’epoca, video, documenti, reperti bellici, oggetti di design, cimeli, manifesti nella mostra Milano, storia di una rinascita. 1943-1953 dai bombardamenti alla ricostruzione a Palazzo Morando, in via Sant’Andrea 6, aperta fino al 12 febbraio 2017 (organizzata dall’Associazione Spirale d’Idee, che edita anche il catalogo, e promossa dal Comune di Milano). «A volte costruendo, altre ricostruendo, spesso speculando, nel giro di pochi, pochissimi anni, Milano sarà protagonista di una clamorosa risurrezione», scrive il curatore della rassegna, Stefano Galli, che ha saputo tracciare anche nell’allestimento, le ferite e il riscatto. Il nero e il bianco. Le macerie e la vita che riprende. Il teatro alla Scala impraticabile e la riapertura, l’11 maggio 1946 con il ritorno sul podio di Arturo Toscanini. Le automobili distrutte dell’Alfa Romeo al Portello e le Lambrette che sfrecciano a Porta Nuova. La strade degli innocenti di Gorla e i bambini che giocano sorridenti a figurine e ai tappi per strada. Una ragazza che si muove in una città spettrale e Lucia Bosè eletta Miss Italia nel 1947. E poi le prime trasmissioni Rai, gli albori del design, le grandi mostre di Picasso e Caravaggio a Palazzo Reale, i nuovi quartieri e gli oggetti simbolo del boom economico. La mostra si apre con la conta dei danni di una Milano ferita dai “liberatori” anglosassoni: distrutte 63 chiese, 144 scuole, 146 ospedali e istituti culturali, 10770 case; si chiude con una bellissima foto di René Burri con quattro signore che ammirano Guernica nella sala delle Cariatidi. Milano non è morta. È rinata.

Galleria, lavori di rifacimento della copertura, 1948, Cittadella degli Archivi e Archivio Civico di Milano

Galleria, lavori di rifacimento della copertura, 1948, Cittadella degli Archivi e Archivio Civico di Milano - @af

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