mercoledì 6 settembre 2017
La storia del 16enne siriano che ora vive a Roma diventa un cortometraggio del regista Paolo Mancinelli. Tra i finalisti del concorso MigrArti del Ministero dei beni culturali.
Un fotogramma de "L'amore senza motivo", cortometraggio in concorso nella sezione Migrarti a Venezia

Un fotogramma de "L'amore senza motivo", cortometraggio in concorso nella sezione Migrarti a Venezia

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Majid è un profugo siriano, ama il rap e Francesco Totti, ma soprattutto il suo grazie più sentito per papa Francesco. È questo simpatico 16enne arrivato in Italia in seguito alla visita del Pontefice nel campo rifugiati di Lesbo ad aprile del 2016 che portò con sé in Vaticano 20 rifugiati, il protagonista del cortometraggio “L’amore senza motivo” del regista Paolo Mancinelli, prodotto da Maiora Film.

È uno dei 23 cortometraggi vincitori del concorso MigrArti del Mibact, che da oggi sino all’8 settembre porta all’interno della Mostra del Cinema di Venezia i temi dell’integrazione e della migrazione, girati da registi italiani con la collaborazione dei cittadini stranieri che vivono in Italia e di tante associazioni che se ne interessano. A partire dalla Comunità di Sant’Egidio che si è occupata dell’arrivo di Majid e della sua famiglia in Italia, e le cui aule per i corsi di sostegno e per l’insegnamento dell’italiano agli stranieri sono diventate il set del documentario. Con stile ironico e immagini svelte, il regista Mancinelli ci mostra un ragazzo di oggi che il padre vorrebbe dentista, ma che invece sogna di diventare un rapper, a partire dalle immagini del Ctv in cui incontra papa
Francesco.


Majid si appassiona da subito alla lingua e alla cultura italiana, tanto che, nella frequentazione dei rapper della capitale e insieme ai suoi nuovi amici (italiani, nuovi italiani e rifugiati), decide di scrivere la canzone “L’Amore senza motivo” per veicolare, in arabo e italiano, il suo messaggio: "Il vero amore è senza motivo, non ti chiede niente e ti da tutto, come è successo a me che sono stato salvato anche se non avevo niente da dare".

“Nel film si toccano tematiche cruciali: amore, integrazione, linguaggio e si porta avanti la bandiera della Ius Soli, in attesa dell'approvazione della legge in Italia, anzi, della Ius culturae, ovvero il cuore della legge sullo Ius Soli temperato”, aggiunge il regista che anticipa ad Avvenire, insieme al produttore Giorgio Ginori, che il corto è un sunto del documentario lungo di 52 minuti che uscirà in autunno raccontando in maniera più approfondita la vita del ragazzo e della sua famiglia.

Il sogno è quello di portare Majid a Santa Marta per offrire al Papa la sua canzone per la pace insieme al premio Migrarti, scolpito col legno delle barche di Lampedusa. “E lo stesso premio che daremo l’8 settembre ai vincitori del concorso – spiega l’ideatore e coordinatore di Migrarti Paolo Masini -. Il ministro Franceschini ha fortemente voluto questo premio tantoché il Ministero dei beni culturali ha raddoppiato i fondi per produrre i cortometraggi dagli 800mila euro dell’anno scorso al milione e mezzo di quest’anno, confermato anche per l’anno prossimo. Questi corti sono lo spaccato di un’Italia che esiste, ma di cui la legge non si accorge. Per questo nel bando di questa edizione abbiamo puntato molto sui cosiddetti G-2, gli italiani di seconda generazione che vivono una condizione anomala”.

A raccontare questa realtà anche altri documentari, come “La macchia” di Luca Cusani, “Ambaradan” di Paolo Negro e Amir Nour su un un giovane africano adottato che si sente italianissimo, “L’incontro” di Michele Mellara e Alessandro Rossi su un un giovane talento del pugilato. I corti andranno in onda su Raiuno, e dall’8 settembre saranno visibili sul sito di Raicinema.

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