venerdì 20 agosto 2010
Da Gorgona a Capraia fino alla laguna di Venezia, ma anche quelle d'acqua dolce come la Maggiore nel lago Trasimeno. Un giornalista-viaggiatore sugli isolotti nostrani.
COMMENTA E CONDIVIDI
Chissà se un giorno un tour operator in vena di novità ne trarrà anche una proposta di viaggio alternativo: le micro-isole italiche (di acqua dolce o salata) sono realtà di bellezza inusitata, microcosmi di un Paese peninsulare che si stende dalle Alpi al Mediterraneo, per vocazione crogiuolo di genti e culture. Esempi? Se si arriva a Ginostra, sull’isola di Stromboli in Sicilia (30 abitanti), lo chef del ristorante è uno scozzese con fidanzata slovacca, il netturbino è un ragazzo cingalese, il muratore di riferimento è Mohsin, tunisino. E nel lembo di terra dominato dall’omonimo vulcano abita una coppia ecologista tedesca, Ulli e Carola, fieramente contrari a ogni ponte sullo Stretto. Sono da avvicinare con stupore le bellezze di questi luoghi, ancora in parte intatti e solo lambiti dalla modernità che degrada il paesaggio: Gorgona è l’ultimo lembo di Alpi, un promontorio delle Marittime piantato in mezzo all’acqua; a Stromboli si può ammirare il vulcano più attivo d’Europa; ad Alicudi (l’ultima della Eolie, interessate questa settimana da una scossa di terremoto) la scuola ha una splendida terrazza sul mare. E che dire dell’aspetto umano? In questi fazzoletti di terreno circondati dall’acqua i pochi residenti sono come ingabbiati in una microsocietà, condannati a conoscersi di persona e non sfuggire nell’anonimato delle grandi città: «Il problema di un’isola così piccola è che non puoi scegliere. Le persone sono quelle basta: devi imparare a conviverci per forza» dice Marco Merlino di Ginostra. Abitanti di micro-isole che a volte sono decisamente particolari: in due località di questo tipo vi erano addirittura due prigioni. A Capraia, in Toscana, si può parlare ormai di ex colonia penale, i cui ruderi però sono ancora oggetto di una decennale contesa immobiliare. A Gorgona, invece (sempre in Toscana siamo), di detenuti ce ne sono ancora 8, ormai inseriti nella minipopolazione residente (9 anime): uno è l’idraulico dell’isola e sono i carcerati che curano il vino locale, premiato anche alla prestigiosa fiera Vinitaly di Verona. Sempre i detenuti mandano avanti la colonia agricola con 1148 capi di bestiame di diverse specie. È un bel viaggio lungo lo Stivale quello che il giovane giornalista Riccardo Finelli tratteggia in C’è di mezzo il mare. Viaggio nelle micro-isole italiane (Incontri Editrice, pp. 240, euro 15). Perché, oltre ad essere una sorta di guida turistica pop, che mescola storia locale, osservazioni naturalistiche e culturali, ha il vantaggio di far parlare le persone che in queste isole abitano, faticano e gioiscono. Con personaggi a volte ai limiti dell’inverosimile: per 800 metri di strada asfaltata l’isola di Capraia ha anche la vigilessa, Germana Spinaci, che fa pure il messo comunale e la responsabile delle attività produttive. Oppure Pietro Sanna, il pastore di Santa Maria, unico abitante stabile in questa frazione della Maddalena (Sardegna). Che racconta così come conduceva le sue bestie nell’isolotto di Corcelli, una sorta di dependance dell’isola per il pascolo: «Le portavo là a nuoto. Le legavo per il collo e le tenevo dalla mia barca mentre loro piano piano nuotavano». Ancora: Giovanni Confortini, pittore bresciano emigrato a Linosa, piccolo lembo "satellite" di Lampedusa, dove ora mette a frutto le sue capacità con i corsi gratuiti di disegno in parrocchia o le insegne dipinte sui sassi. Isole, dunque, ma non solo marine. Finelli visita quella Maggiore nel lago Trasimeno, 17 abitanti, nota per la tradizione dei merletti, che si cerca di far rinverdire grazie a un museo apposito, ancora in voga tra le anziane del posto. Una sosta l’autore la riserva anche a San Lazzaro degli Armeni, la località della laguna veneziana che un tempo era un lebbrosario, poi un ospizio, quindi fu dimenticata per secoli, fino all’arrivo dei monaci d’Oriente. Che hanno costruito un gioiello di cultura con pochi eguali: la biblioteca locale, tra affreschi del Tiepolo e manoscritti preziosissimi, è la terza al mondo per numero di opere armene, dopo Yerevan e Gerusalemme.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: