giovedì 12 maggio 2016
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Avete mai visto un costaricano sul podio di un Grande Giro? Potreste vederlo. Non è una battuta, e nemmeno una beffarda provocazione ma il sogno di questa piccola Repubblica che sta sul ponte tra le due Americhe, incastonata tra il mar dei Caraibi e Panama, il Nicaragua e il Pacifico potrebbe davvero realizzarsi. Anche se lui è qui per dare una mano, perché ricopre il prezioso ruolo di spalla. «La mia missione, la mia vittoria sarà quella di aiutare Valverde a vincere questo Giro d’Italia -, ci racconta Andrey Amador, corridore costaricano in forza alla spagnola Movistar, che un anno fa al Giro chiuse al quarto posto -. Rispetto ad un anno fa mi sento più forte, più maturo, molto più pronto ad affrontare questa grande sfida. Se inseguo una vittoria? Se deve andare a discapito del lavoro che devo fare per Alejandro, preferisco di no». Amador è di madre russa, Raissa Bikkazakova Latitova. Suo padre Rodolfo viene dalla Galizia. «Le montagne sono il mio habitat naturale e nel cuore porto ancora la bellissima vittoria di tappa che ottenni quattro anni fa a Cervinia», dichiara Amador, che aggiunge convinto: «Il Giro è la corsa più bella del mondo. Percorsi stupendi, il calore della gente è semplicemente contagioso. Questa è una corsa di altissimo livello, al pari del Tour, solo che qui non c’è tutta l’esasperazione che si respira in Francia: qui da voi io ci verrei a vivere». Studiava ingegneria industriale all’università, ma nel 2006 decise di cambiare università e facoltà: scelse il ciclismo e l’Europa. Oggi vive a La Garriaga in Catalogna con la fidanzata Laura. «Sogno di avere dei figli e una bella famiglia, ma prima vorrei fare qualcosa di grande nel ciclismo, sia per me che per Valverde, che a questa corsa ci viene con l’esperienza di un grande campione e la curiosità di uno che ci approda per la prima volta». Andrey si fece notare nel 2008 al Tour de l’Avenir, vincendo tra lo stupore generale il prologo e concludendo il piccolo Tour riservato alle giovani speranze, al quinto posto. Poi il grande salto nel professionismo, con la maglia della Caisse d’Epargne e, dal 2011 alla Movistar. È un corridore eclettico e prezioso, un vero simbolo per una nazione che di ciclisti li conta davvero sulle dita di una mano. Non per niente, quando Amador finì il suo primo Tour, fu ricevuto dalla presidente della Repubblica Laura Chinchilla. «Ma il mio Paese si accontenta di piccole cose, mentre io ormai sogno in grande». Pier Augusto Stagi © RIPRODUZIONE RISERVATA Andrey Amador
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