venerdì 19 agosto 2011
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Tim Burton ha annunciato che il 22 giugno 2012 uscirà nei cinema americani il film da lui prodotto per la 20th Century Fox e diretto dal regista kazako Timur Bekmambetov – noto per il film russo di grande successo I guardiani della notte – tratto dal romanzo di Set Grahame-Smith Abraham Lincoln, Vampire Hunter (2010) da diversi mesi nella lista dei bestseller americani. Il libro non ha entusiasmato tutti i critici, ma è piaciuto a un pubblico ormai abituato ai vampiri. La storia si fonda su un’ipotesi semplice e ingegnosa: in pericolo in Europa per i loro stessi eccessi, a partire dal Seicento i vampiri si rifugiano sul continente americano dove scoprono un sistema molto semplice per nutrirsi senza attirare troppo l’attenzione. In America ci sono in effetti persone che possono sparire e morire senza certificati di morte o indagini sul modo in cui sono scomparse: gli schiavi. Tanto più nelle piantagioni più remote, i padroni non devono rendere conto a nessuno. Un’occasione straordinaria per i vampiri, che sono normalmente piuttosto ricchi e possono semplicemente acquistare schiavi che nessuno vuole – donne brutte, uomini deboli, bambini gracili – e ucciderli bevendo il loro sangue. L’autore riferisce di essere venuto in possesso di un diario segreto di Abramo Lincoln tramite un vampiro, Henry Sturges. Alternando interventi del narratore e brani di diario vediamo Lincoln, all’età di undici anni, apprendere dal padre la verità sulla morte del nonno e della madre. Il nonno non è morto nel 1786 per un attacco di indiani, né la madre Nancy è rimasta vittima nel 1818 di un fatale avvelenamento da latte contaminato. Entrambi sono stati uccisi da vampiri. Il giovane Abraham comincia a leggere tutto quello che trova sui vampiri e dopo un anno riesce a distruggere il vampiro che gli ha ucciso la madre. I suoi tentativi di trasformarsi in cacciatore di vampiri professionista sono però piuttosto dilettanteschi – e pericolosi – finché non incontra un vampiro "buono", appunto Henry Sturges, che diventa il suo mentore. Sturges non conosce l’origine remota dei vampiri – un tema che ha appassionato altri autori americani – ma sa che è in corso uno scontro fra due gruppi: uno vuole condurre una vita ritirata e segreta, uccidendo per nutrirsi solo malvagi che meritano di morire, l’altro sogna di prendere il potere in America rendendo schiavi tutti gli umani. Sturges inizia a indicare ad Abramo, che si fa aiutare da un paio di compagni, i vampiri "cattivi" da uccidere, ma è a New Orleans che il futuro presidente degli Stati Uniti scopre per caso l’orribile legame fra vampirismo e schiavitù. Diventa allora un abolizionista ed entra in politica per porre fine alla schiavitù e al sogno dei vampiri di dominare l’America. Paga un prezzo molto alto – i vampiri gli uccidono prima la fidanzata, poi un figlio – ma, con l’aiuto di una società segreta di vampiri “buoni”, riesce a farsi eleggere presidente degli Stati Uniti. I vampiri schiavisti scatenano allora la secessione del Sud e la Guerra civile, che all’inizio sembrano in grado di vincere. Alla fine, tuttavia, con l’aiuto degli schiavi liberati – non solo dalle catene della schiavitù, ma dalla costante prospettiva di finire in pasto ai vampiri – e degli amici di Henry Sturges, Lincoln vince la Guerra civile. I vampiri che sognavano di conquistare l’America tornano in Europa – dove, apprenderemo in seguito, organizzeranno il nazionalsocialismo – o fuggono in Africa o in Asia. Un attore vampiro, John Wilkes Booth, rifiuta di accettare la sconfitta e uccide Lincoln prima di essere a sua volta ucciso da Sturges. Ma il presidente è davvero morto? O è diventato anche lui un vampiro? Per rispondere a questa domanda, il lettore dovrà arrivare alle ultime pagine del volume. Il dominio dei vampiri come metafora dell’oppressione e della schiavitù si trova già nel Dracula di Bram Stoker. A Dracula, non a caso, è attribuita una mentalità da signorotto balcanico, abituato a trattare con crudeltà i suoi servi. E il vampiro di Stoker è finalmente sconfitto da una coalizione che rappresenta la tradizione cristiana di compassione dell’Europa occidentale, rappresentata dal dottor Van Helsing, il progresso vittoriano (un medico, il dottor Seward, e un politico, Lord Godalming) e anche la democrazia americana (Quincey Morris, che muore lottando con Dracula). I vampiri schiavisti del romanzo di Grahame-Smith sono, in questo senso, omologhi americani di Dracula: e la trama funziona perché si basa su una metafora familiare nella letteratura dell’orrore. Una letteratura che, nell’epoca di Twilight, deve peraltro includere obbligatoriamente anche qualche vampiro “buono”. Aspettiamo il film per vedere se la lotta fra i due tipi di vampiri risulterà soltanto ripetizione di tante altre storie del genere o se, trasposta nel contesto della Guerra civile americana, ci proporrà davvero qualche cosa di nuovo.
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