giovedì 19 marzo 2015
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Meglio il posto fisso oggi, che una vita da precario del pallone domani. I numeri del nostro povero calcio sono impietosi, da ultimo stadio.Nella stagione in corso sono oltre mille i calciatori professionisti in attesa degli stipendi arretrati: un buco economico che ammonta a 20 milioni di euro. Il caso del crac Parma, società tradita già da tre proprietà (Ghirardi, Taçi, Manenti, ieri arrestato) è solo la punta dell’iceberg. Nell’ultimo lustro, dai dilettanti alla Lega Pro, sono sparite almeno mille società, le quali hanno lasciato a piedi un esercito di oltre 30mila calciatori. Ai primi segnali di crisi dilagante e di dismissione del suo club di Lega Pro, la Fidelis Andria, tre anni fa Luigi Cipriani, professione centrale difensivo, classe 1980, prese al volo l’offerta dell’Astrea. Giocare nei dilettanti con la garanzia di uno stipendio sicuro a fine mese nel corpo annesso al club, quello della Polizia penitenziaria. «È stata una scelta molto difficile all’inizio, perché nel calcio, come tanti miei colleghi, avevo investito tutto, sognando di arrivare il più in alto possibile... Nel 2006 con il Frosinone conquistai la promozione in Serie B. Mi cercò il Torino, stavo per firmare con la Ternana che poi andò in B, invece rimasi in C con la Cavese». E il club campano nell’estate del 2011 dichiarò fallimento, così Cipriani migrò all’Andria. «Avevo un contratto da 60mila euro. Vivevo a Trani in una bella casa con piscina, il mare, corsi di vela al mattino e allenamenti al pomeriggio. Una vita da pascià con mia moglie e le mie figlie...». Poi la rescissione del contratto, a gennaio 2012. «Io ho ricevuto tutto quello che mi spettava, ma quando a giugno l’Andria è fallita tanti compagni si sono trovati di fronte ai classici problemi da non dormirci la notte: zero euro in tasca, mutui accesi per una casa, le rate della macchina, le spese scolastiche dei figli...». Lo spettro della disoccupazione, con emolumenti e accordi non rispettati dalle società di appartenenza, in quel periodo ha generato un autentico esodo verso l’oasi felice dell’Astrea allenata dall’ex gloria laziale Roberto Rambaudi.Qui, dal professionismo sono planati il bomber Alessandro Simonetta (figlio d’arte di Roberto, attaccante nel Genoa anni ’80), Di Iorio (bomber di serie C, ex Cisco Roma), i difensori Sannibale e Di Fiordo cresciuti nella Lazio, Briotti che esordì nella Roma e ha giocato in C1 con il Napoli, così come Giuntoli nel Genoa. «Siamo scesi di categoria, ma è stato un sacrificio ben ripagato da un ambiente sano e raro come l’Astrea che ci offre uno stipendio nel suo gruppo sportivo e un lavoro garantito fuori dal campo. Oggi come oggi, con il vincolo delle quote d’età, l’80% dei calciatori professionisti già a 24 anni si trova a un bivio: passare al dilettantismo o cercare un altro lavoro». È la scelta che nel 2011 ha fatto l’ex portiere del Cittadella Simone Villanova, passato dai riflettori della Serie B della squadra allenata dal “Ferguson italiano” Claudio Foscarini (da 10 anni alla guida dei veneti), alla sua second life di rappresentante di cosmetici. «Adesso sono un “calciatore part-time”, con uno stipendio fisso e alla domenica gioco ancora, sono il capitano dei dilettanti della Pievigina (Promozione)». Forse la prossima stagione tornerà a giocare anche Michele Pini, difensore del Lumezzane (Lega Pro) che, all’incerto “domani” ha preferito un impiego “oggi” nella fabbrica del suo paese, Manerbio. Fino al 27 febbraio scorso, giorno di Lumezzane-Real Vicenza 2-0, Pini è sceso in campo con il club bresciano, ma al triplice fischio, a 28 anni, dieci dei quali trascorsi sui campi di serie C, ha dato il suo precoce addio al professionismo.«A giugno mi scadeva il contratto e la paura del futuro, con un bimbo di due mesi - Federico - da crescere assieme a mia moglie - Laura - che fa l’infermiera, mi ha fatto accettare un posto da attrezzista alla Cospea». Pini al Lumezzane percepiva lo stipendio sindacale, quei 1.500 euro mensili (26mila euro lordi annui) che fecero scalpore quando ad accettarli fu l’attuale presidente dell’Assocalciatori Damiano Tommasi, nella sua ultima e stoica stagione alla Roma.«Alla Cospea sono entrato come ultima ruota del carro e prendo qualcosa di meno rispetto al contratto con il Lumezzane – continua Pini –. Ma posso sfruttare un attestato di operatore per macchine utensili e qualche prospettiva di crescita per il futuro che il calcio non mi dava. Questa estate, poi, spero di trovare una squadra nei dilettanti per tornare a divertirmi. Chi mi ha chiamato dal mondo del calcio? Solo il mio ex procuratore, Silvio Broli: mi ha fatto i complimenti per la mia “scelta impopolare e controcorrente, ma forse – ha detto – anche quella giusta visti i tempi”. Mala tempora «per un’intera categoria di ex privilegiati». È la denuncia di Fabrizio Ferrario, presidente dell’Equipe Lombardia che dal 2006 organizza i raduni estivi dei calciatori disoccupati. «Fino a cinque anni fa ai nostri stage partecipavano calciatori professionisti che riuscivano a sistemarsi senza scendere di categoria, durante o al massimo alla fine del raduno, ora questo non si verifica più. L’età media è calata, ci sono giocatori in cerca di squadra già a 25-26 anni». Tanti ne ha l’attaccante marocchino, scuola Juventus, Oussama Essabr a caccia di un’opportunità nel soccer americano o l’ex Palermo e Roma, lo srilankese Panushanth Kulenthiran, che ha appena detto «sì» al Real Milano (Eccellenza). «Prima – spiega Ferrario –, arrivavano da noi giocatori a fine carriera in cerca dell’ultimo ingaggio, tipo quest’anno il brasiliano Jeda (ex Cagliari), classe 1979, che ora milita nella Nuorese (serie D) o il difensore Mario Donadoni - ultima stagione nella B romena Târgu Mure - che invece ha rifiutato diverse società dilettantistiche. Dei 35-40 iscritti all’ultimo stage la maggior parte si sono ricollocati in categorie inferiori, ma solo i più fortunati hanno firmato un contratto biennale».Il miraggio dell’eldorado del pallone è finito da un pezzo. E chi lo ha sognato fino in fondo adesso si risveglia con l’incubo di un precariato pesante da affrontare. La scorsa estate a ridare speranza alla rosa dei disoccupati dell’Equipe Lombardia ci ha pensato il Csi e il mister Emiliano Mondonico. «Quando nel raduno gli abbiamo mostrato il documentario della Nazionale degli amputati, tutti hanno recepito il messaggio: comunque vada, se hai la salute e la passione per il calcio, è possibile superare questi momenti difficili. Ma ci riesci soprattutto se impari a pensare a un “piano b” al di là del calcio: investire magari energie e tempo nello studio che può aprire le porte di altri ambiti professionali». Cipriani si è laureato in Scienze motorie e un paio di volte alla settimana allena i Primi calci, i pulcini dell’Astrea. «Se un giorno allenerò i più grandi – conclude Cipriani – la prima cosa che farò sarà raccontargli la mia storia e indicargli una via alternativa, perché non si vive più di solo calcio».
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